Elena Cecchettin è la persona dell’anno secondo L’Espresso

Elena Cecchettin è stata nominata persona dell'anno per "aver trasformato il dolore privato in assunzione di responsabilità collettiva"

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Paola Landriani

Lifestyle Editor

Content e lifestyle editor, copywriter e traduttrice, innamorata delle storie: le legge, le scrive, le cerca. Parla di diversità, inclusione e di ciò che amano le nuove generazioni.

Elena Cecchettin è stata scelta da L’Espresso come persona dell’anno 2023. La sorella minore di Giulia Cecchettin, vittima di femminicidio per mano di Filippo Turetta, suo ex fidanzato, non è solo il volto della nuova copertina del settimanale, ma molto di più: è portatrice di un messaggio sempre più urgente, che non deve e non può essere ignorato. La necessità di un cambiamento radicale per far sì che eventi come quello accaduto a sua sorella e a tante altre vittime di femminicidio non accadano più.

Elena Cecchettin, la persona dell’anno 2023

La morte di Giulia Cecchettin, insieme a quella di più di 100 donne nel 2023, ha riportato a galla con forza una tematica importantissima: la cultura del patriarcato. Negli ultimi mesi del 2023, tra notizie, approfondimenti e dichiarazioni politiche, si è tornati a parlare di femminicidio e di come troppo spesso questo fenomeno venga raccontato nel modo sbagliato. Tra post, articoli e opinioni, una voce ha voluto dare un nome a ciò che sta dietro questo fenomeno: Elena Cecchettin. La sorella di Giulia “ha trasformato il dolore privato in assunzione di responsabilità collettiva, costringendoci a dare un nome al male di cui soffriamo: il patriarcato.”

È questo uno dei motivi per cui il settimanale L’Espresso ha deciso di proclamarla persona dell’anno, dedicando a lei la sua ultima copertina. “Le sue parole sul patriarcato e la cultura dello stupro di fronte a centodieci vittime di femminicidio sono una lucida diagnosi. Perché è esattamente ciò di cui parla a fare sì che ogni donna uccisa, stuprata, molestata venga considerata una vittima casuale. Assassinata, violentata, ingiuriata per effetto di una tragica coincidenza di circostanze fortuite che generano il mostro di turno. E non invece grano di un rosario di crimini che hanno radice, essenza, tratti e fisionomia comuni. Dentro e fuori le case, al lavoro e per strada. In tutti i luoghi in cui il genere è vissuto come una sorta di discrimine razziale, integrato nella cultura dominante che autorizza il mortificante divario che una pur sacrosanta campagna sul linguaggio scalfisce ma non demolisce.” scrive Enrico Bellavia, caporedattore del settimanale.

Elena Cecchettin: una voce che, finalmente, fa rumore

Elena Cecchettin, nonostante il dolore, è riuscita a smuovere le coscienze e a sottolineare che non esistono vittime che potevano e dovevano prevedere ciò che sarebbe accaduto: non esistono raptus, “prede” né “mostri”, ma una cultura del patriarcato che vuole raccontarci il femminicidio come qualcosa di casuale, mentre la verità è che nasce da una credenza radicata ed è un fenomeno sistemico. Elena Cecchettin ha deciso di non soffrire in silenzio, ma di lanciare un messaggio e richiedere una rivoluzione culturale facendo rumore: “Affinché nessuno più debba sentire il vuoto che sento io, il dolore lancinante che nel buio della mia camera sento incessantemente, dobbiamo reagire. Ci deve essere un cambiamento, una rivoluzione culturale, che insegni il rispetto, l’educazione, l’affettività. Che insegni ad accettare i no, che insegni che le donne non sono proprietà di nessuno.”

Elena non è solo la sorella di Giulia Cecchettin, proprio come Giulia non era solo l’ex fidanzata di Filippo Turetta. Elena è una voce che ha trasformato il dolore in un movimento: una voce, come quelle di tante altre donne e persone che vivono situazioni di violenza fisica e psicologica, che non si deve più nascondere e che ha il diritto di essere ascoltata.