Stefano Bandecchi: le parole sessiste del sindaco di Terni al centro della polemica

Le parole del sindaco di Terni, Stefano Bandecchi, diventano un caso politico: ecco il suo sproloquio sessista

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista, redattore e copywriter. Ha accumulato esperienze in numerose redazioni, scoprendo la SEO senza perdere il suo tocco personale

Quanto accaduto in Consiglio comunale a Terni è qualcosa di inqualificabile. Le parole del sindaco Stefano Bandecchi hanno un solo pregio, quello di riuscire a unire maggioranza e opposizione. Il suo discorso è un’oscenità bipartisan.

Il primo cittadino ci ha tenuto particolarmente a “rivendicare” opinioni già espresse in passato, scatenando l’uscita dall’aula dei rappresentanti di PD e Fratelli d’Italia. La Lega, invece, ne ha chiesto le immeidate dimissioni.

Le assurde parole di Bandecchi

Prima di riportare le parole di Bandecchi, occorre comprendere il contesto nel quale sono state pronunciate. Era in corso una discussione su un atto d’indirizzo contro la violenza di genere. Un tema che l’Italia dovrebbe rendere cruciale in ogni sua Regione, considerando il numero crescente di femminicidi. Non basta l’attenzione rivolta dal mondo della stampa, garantita anche e soprattutto dalla portata di click. Occorre agire in ambito politico.

L’atto in questione era stato presentato dalle opposizioni, con Fratelli d’Italia prima firma. Il risultato? Il sindaco Stefano Bandecchi ha sentito la pruriginosa necessità di ribadire il suo essere “uomo vero”, schierandosi in difesa di quelli che ritiene “uomini normali”.

Un grido lanciato dalle profondità di una caverna, di fatto, nella quale si spera di riuscire a relegare in toto un certo tipo di idea della donna e della società tutta: “L’Italia è piena di imbecilli, quindi capisco che per alcuni sia difficile capire le mie parole. Le rivendico tutte. Un uomo normale guarda il bel culo di un’altra donna e forse ci prova anche. Se ci riesce, poi, se la tromba pure. Se non ci riesce, invece, torna a casa”.

Uno sproloquio alquanto simile ai tanti ascoltati e letti sui social, legati a uomini che negano la realtà di una catastrofe sociale, additando i crimini avvenuti come pochi e sporadici, frutto di uomini malati da condannare, non (anche) di un sistema culturale ben radicato.

Ora offendetevi quanto volete, ma questa è la mia idea. Chiusa con la mia idea, dovete decidere se votare un emendamento sulla violenza di genere”.

Il mondo politico contro Bandecchi

Immediato lo scompiglio in aula, trasformata dal sindaco in una taverna. I rappresentanti del PD sono usciti, seguiti poco dopo da quelli di Fratelli d’Italia. Anche in questo caso il sindaco non è riuscito a comprendere quanto fosse un’idea vincente il restare in silenzio. Ha dunque scelto di commentare: “Topi scappati con la coda rimasta nella porta”.

La sezione locale della Lega si è schierata rapidamente contro parole e atteggiamento, definendo il tutto vergognoso e chiedendo le dimissioni del sindaco. Dura la reazione anche in Parlamento, con il capogruppo del PD in commissione d’inchiesta sui femminicidi, Sara Ferrari, che si è così espressa: “La normalizzazione del ragionamento sessista, che vede le donne come oggetto dell’incontrollabile desiderio maschile, azzoppa la battaglia culturale contro la violenza sulle donne. Il gruppo del PD nella commissione femminicidio gli chiede un sussulto di dignità, riconoscendo con le dimissioni la sua inadeguatezza”.

Anche il Movimento 5 Stelle ha scelto di non restare in silenzio, condannando la sua percezione distorta della normalità e, ovviamente, chiedendo le sue dimissioni. La risposta del sindaco, però, è purtroppo sulla stessa linea del suo sproloquio. Giocando la carta della vittima, si mostra sprezzante nel dire: “Se mi volete esiliare, mi mandate all’Elba? Vorrei fare lo stesso percorso di Napoleone”. Spazio poi anche a un video ironico e sbeffeggiante sui social, che non fa altro che gettare ulteriore vergogna sulla classe politica italiana.