Alice e Mattia sono morti. Mamma Monia è accusata di infanticidio

"I sensi di colpa per non aver fatto abbastanza per i miei bambini, per non essere riuscita a salvarli, mi sta distruggendo"

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Alice e Mattia sono morti. Avevano pochi mesi di vita, rispettivamente quattro e due, e tanti anni davanti a loro, da vivere e da condividere. Sarebbero cresciuti insieme, come fanno i fratelli e le sorelle, tenendosi per mano e restando uno al fianco dell’altra. Avrebbero condiviso le gioie e i fallimenti, le risate e anche qualche pianto. E poi avrebbero dato forma a sogni grandi e straordinari che avrebbero visto realizzarsi, uno dopo l’altro. Alice e Mattia avevano il diritto e il dovere di diventare grandi, ma quelli gli sono stati tolti.

Una morte in culla dichiarata, quella di Mattia, che ha strappato il neonato di soli due mesi alla vita il 25 ottobre del 2022. Una coincidenza brutale e drammatica dato che lo stesso destino si era palesato nei confronti di Alice che, di mesi, ne aveva solo 4 quando è morta del 2021. Due decessi, questi, che si perdono nel dolore e nella disperazione, nei mille perché che implorano un senso. Per capire, per trovare una spiegazione. Per riuscire a sopravvivere alla morte di due figli.

Le due tragedie, archiviate come SIDS (morte in culla), non sono passate inosservate agli investigatori. In entrambi i casi mamma Monia era sola in casa, e allora ecco il terribile dubbio, trasformatosi in sospetto e poi quasi in una certezza: e se fosse stata lei a uccidere i suoi bambini?

Alice e Mattia

Negli ultimi giorni non si fa che parlare di lei, di Monia Bortolotti. Di quella giovane madre di 27 anni di origini indiane, che ha visto morire in culla i suoi bambini a distanza di pochi mesi, l’uno dall’altra. Il supporto e il sostegno che aveva ricevuto fino a questo momento per la tragedia che l’aveva colpita, e che aveva cercato lei per prima, si sono trasformati in accuse terribili e indicibili, ma fondate.

Monia vive a Pedrengo, è qui che si è trasferita da bambina quando è stata adottata da una coppia italiana. È sempre qui che ha scelto di restare quando ha incontrato suo marito e con lui ha deciso di creare una famiglia. Era il 2021 quando Alice veniva alla luce. Sarebbe stata la gioia di mamma e papà se non fosse che dopo solo 4 mesi dalla nascita accadde la tragedia.

Monia era sola in casa quel giorno, suo marito Cristian era a lavoro. Dopo aver dato il latte ad Alice andò a fare la doccia, accorgendosi solo al suo ritorno che la bambina non respirava più. Per i medici il caso fu archiviato come morte in culla. Dopo la morte della piccola, la donna rimase nuovamente incinta, e nell’agosto del 2022 nacque Mattia. A soli due mesi il bambino è morto nelle stesse circostanze che avevano colpito la sua sorellina un anno prima, almeno all’apparenza.

Dopo il secondo decesso gli inquirenti hanno avviato le indagini con il sospetto che le morti dei neonati non fossero attribuibili a cause naturali. Proprio durante il corso dell’inchiesta, mamma Monia sceglie di sfogarsi sui social network. Lo fa iscrivendosi a un gruppo che parla delle morti in culla, certa che lì avrebbe trovato un supporto emotivo. Ma ai più attenti non sfugge la tempistica: forse la donna, avendo già capito cosa l’aspettasse, stava costruendo l’alibi e la difesa.

“Purtroppo, più si avvicinano le date in cui sono scomparsi i miei due angioletti, meno trovo ragione per vivere” – ha scritto Monia Bortolotti su Facebook – “I sensi di colpa per non aver fatto abbastanza per i miei bambini, per non essere riuscita a salvarli, mi sta distruggendo… Quando mai ho messo Alice a dormire di lato, quando mai l’ho messa in culla proprio! Quando mai ho pensato a sistemare la casa mentre lei dormiva, quando mai non l’ho controllata meglio”. E poi, riferendosi al suo secondogenito, ha scritto: “Avevo promesso a Mattia, il suo dolcissimo fratellino, che sarei stata sempre sveglia a controllarlo e cullarlo giorno e notte…. e invece sono crollata dal sonno per ben 3 volte dopo il suo ricovero….e l’ultima volta è stato quando, poco dopo, se n’è andato tra le mie braccia”.  “I miei bimbi erano tenuti come gioielli, erano perfetti”, ha poi aggiunto.

Il tempismo di quell‘urgenza di raccontare i propri sensi di colpa durante il corso delle indagini ha insospettito ulteriormente gli inquirenti che alla fine, dopo l’autopsia sul corpicino di Mattia, e la riesumazione di quello della sorellina, sono arrivati a quella terribile conclusione che nessuno auspicava.

“Li ha uccisi perché non sopportava più il loro pianto”

Monia è stata arrestata il 4 novembre con l’accusa di aver soffocato i suoi bambini. Le conclusioni sono arrivate dopo che l’autopsia sul corpo di Mattia ha rivelato che il bambino è morto a causa di un’asfissia provocata dalla compressione del torace. La riesumazione del cadavere della piccola Alice, invece, non ha permesso l’ispezione, tuttavia a seguito di quello che è emerso durante i mesi delle indagini, gli inquirenti sono arrivati a raccogliere diversi indizi di colpevolezza a carico della madre. Tra questi il fatto che, stando ai rapporti delle visite pediatriche della neonata, la bambina era sana, così come il fratello, avanzando così il ragionevole dubbio che i decessi non fossero per cause naturali.

Per quanto riguarda il movente, gli inquirenti hanno ipotizzato che il soffocamento da parte della madre sia stato un gesto lucido, e quindi non colposo, causato dall’incapacità di gestire i pianti dei bambini. I carabinieri di Bergamo che stanno seguendo il caso, hanno dichiarato che Monia Bortolotti ha agito nella piena capacità di intendere e di volere, come dimostrano anche quei messaggi scritti su Facebook per costruire la sua difesa.

Madri che uccidono i figli: il dato in Italia

Il caso di Alice e Mattia, uccisi dalla loro mamma, ha sconvolto l’Italia intera. Il decesso dei due fratellini si aggiunge a quel numero drammatico di infanticidi e figlicidi che da anni continua ad aumentare in Italia. Secondo il rapporto condotto dall’Eures – Ricerche economiche e sociali, dal 2010 al 2022 nel nostro Paese sono stati almeno 268 i decessi avvenuti con questa modalità, il che vuol dire che ogni due settimane un bambino è stato ucciso per mano dei suoi genitori negli ultimi 12 anni.

I dati sono davvero allarmati: nel 55% dei casi i bambini non hanno raggiunto il 12esimo anno di età e il 39,7% di loro è stato assassinato tra i 0 e i 5 anni. Secondo i dati raccolti, nella quasi totalità dei casi di infanticidio, questi vengono commessi proprio dalle madri e attribuiti a disturbi psichici.