Barbie non è più il simbolo di una bellezza standardizzata che ha dominato il tempo e lo spazio per anni. E non lo è più da quando, insieme a Ken, si è mostrata in tutta la sua imperfetta unicità.
Lo scorso anno, infatti, la Mattel ha scelto di lanciare sul mercato una nuova coppia di Barbie e Ken, decisamente diversi da quelli che conoscevamo, e lontanissimi dagli ideali di perfezione e bellezza che per tanto, troppo tempo, hanno generato stereotipi, pregiudizi e discriminazioni. Lo ha fatto affinché, migliaia di bambini e bambine, potessero riconoscersi in loro e avere la consapevolezza di non essere gli unici ad avere la vitiligine o a portare un apparecchio acustico.
Prima di quel momento l’azienda statunitense aveva già proposto standard di bellezza diversi da quelli a cui siamo abituati con le Barbie Curvy, con quelle Tall e con le Petite. Oggi, invece, ha scelto di compiere un altro grande passo verso l’inclusività totale lanciando sul mercato la prima Barbie con la sindrome di Down. A celebrare questa novità, accolta con grande entusiasmo in tutto il mondo, è stata anche Ellie Goldstein, la modella britannica – ed ex volto di Gucci Beauty – con sindrome di Down.
La prima Barbie con la sindrome di Down
Correva l’anno 1959 quando, per la prima volta, il mondo conosceva Barbie. Molto più di un semplice gioco per bambine, ma una vera e propria icona per le generazioni passate, presenti e future. Di anni ne sono passati dal suo primo debutto mondiale e l’immagine di quella donna perfetta, con i folti capelli biondi, le gambe snelle e la vita sottile, non è più la stessa.
Barbie, infatti, non è più solo il simbolo di una femminilità da imitare o da sognare, ma è qualcosa in cui tutti, indistintamente dall’età, dal sesso e dalla provenienza, possiamo riconoscerci. Perché l’inclusività non è solo una bella parola da sfoggiare nel momento opportuno, ma è qualcosa che dobbiamo insegnare ai bambini, alle future generazioni di domani anche attraverso un gioco. Perché devono sapere che è loro il diritto di sentirsi a loro agio, anche nelle imperfezioni.
Una consapevolezza, questa, che la Mattel ha fatto propria lanciando tutta una serie di bambole inclusive che rappresentassero professioni, status, provenienze e fisici diversi. E ora, per completare quel percorso già avviato, è stata lanciata sul mercato la prima Barbie con la sindrome di Down.
Per arrivare a questo risultato l’azienda di giocattoli statunitense ha dichiarato di aver collaborato con la National Down Syndrome Society (NDSS) affinché la bambola potesse rappresentare una persona con la sindrome di Down. Per la Barbie, inoltre, è stato creato un gioiello apposito: una collana rosa che rappresenta le tre punte del cromosoma 21 supplementare che causa la sindrome.
Ellie Goldstein: “Così i bambini possono imparare che siamo tutti diversi”
La notizia del lancio della prima Barbie con sindrome di Down ha fatto il giro del mondo raccogliendo l’entusiasmo di tutti. A commentarla è stata anche Ellie Goldstein, la modella britannica affetta dalla sindrome di Down, che condividendo uno scatto sul suo profilo Instagram non ha nascosto l’entusiasmo e l’emozione che l’hanno pervasa.
“Quando ho visto la bambola mi sono sentita così emozionata e orgogliosa. Per me significa molto che i bambini potranno giocare con la bambola e imparare che siamo tutti diversi” – ha scritto Ellie Goldstein nella didascalia del post –“La diversità è importante poiché c’è bisogno che tutti vedano più persone come me là fuori nel mondo. Barbie contribuirà a far sì che ciò accada”.