Schiaparelli show, l’indignazione animalista e la risposta dello stilista

Schiaparelli show alla Paris Fashion Week: l’indignazione per le teste degli animali esibite come trofei sugli abiti e la spiegazione dello stilista Roseberry

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Sara Gambero

Giornalista esperta di Spettacolo e Lifestyle

Una laurea in Lettere Moderne con indirizzo Storia del Cinema. Appassionata di libri, film e del mare, ha fatto in modo che il lavoro coincidesse con le sue passioni. Scrive da vent’anni di televisione, celebrities, costume e trend. Sempre con un occhio critico e l'altro divertito.

Se l’intento dello stilista Daniel Roseberry, designer di Schiaparelli, per il suo incredibile show alla Paris Fashion Week, era quello del “purché se ne parli” ha fatto centro. Perché i suoi abiti con le teste degli animali, portati in passerella dalle donne più belle del mondo (Irina Shayk, Naomi Campbell, Shalom Harlow) e indossati in platea dalle infuencer più famose, come Kylie Jenner, hanno sollevato un polverone, l’indignazione sociale e l’ira degli animalisti. Che hanno visto nei vestiti una ostentazione compiaciuta di tali animali, esibiti come trofei con un chiaro rimando alla caccia e alla dominazione dell’uomo sulle bestie.

Irina Shayk con l'abito a testa di leone alla sfilata Schiaparelli
Fonte: Getty Images
Irina Shayk con l’abito a testa di leone alla sfilata Schiaparelli
Naomi Campbell con l'abito a testa di lupo alla sfilata Schiaparelli della Paris Fashion Week
Fonte: Getty Images-IPA
Naomi Campbell con l’abito a testa di lupo alla sfilata Schiaparelli della Paris Fashion Week
Shalom Harlow con l'abito leopardo alla sfilata Schiaparelli della Paris Fashion Week
Fonte: Getty Images
Shalom Harlow con l’abito leopardo alla sfilata Schiaparelli della Paris Fashion Week

Schiaparelli show: l’indignazione social e l’ira animalista

Tra chi si indigna e schifa per uno spettacolo giudicato vergognoso a chi sottolinea come gli animali sugli abiti  fossero opere d’arte chiaramente finte e ricostruite con una incredibile abilità artistica e avessero tutt’altro significato.

“Sebbene abbiano sottolineato che sono falsi, come possono pensare che questo sia moda? In realtà stanno mandando un messaggio sbagliato e alimentano non solo il commercio di pellicce esotiche, ma anche la caccia ai trofei!” scrivono su Twitter.

E ancora: “Cara industria della moda, questo NON è il modo di iniziare l’anno.”

“L’indignazione per le teste di animali Schiaparelli è molto fuorviante. Il livello di competenza richiesto per realizzare queste finte teste di animali ricamate, dipinte e modellate a mano è semplicemente incredibile” replicano altri.

Kylie Jenner indossa l'abito leone di Schiaparelli alla Paris Fashion Week
Fonte: Getty Images
Kylie Jenner indossa l’abito leone di Schiaparelli alla Paris Fashion Week

Schiaparelli show, lo stilista spiega il suo messaggio

In realtà gli abiti erano si ispirano all’Inferno dantesco come metafora della difficoltà di chi fa arte a trovare ispirazione.

Lo stesso stilista, interpellato, ha chiarito il suo intento: “n questi abiti – scrive infatti Daniel Roseberry-, nulla è come sembra. Oltre a richiamare il senso dell’organizzazione dantesca (tre look per ciascuno dei nove gironi dell’inferno), mi sono anche ispirato direttamente ad alcune delle sue immagini più avvincenti. Il leopardo, il leone e la lupa (indossati rispettivamente da Shalom Harlow, Irina Shayk e Naomi Campbell), che rappresentano la lussuria, l’orgoglio e l’avarizia, trovano forma in spettacolari creazioni di finta tassidermia, costruite interamente a mano con schiuma, resina e altri materiali artificiali.”

Daniel Roseberry usa l’introduzione alla Divina Commedia, con Dante che si perde in una selva oscura, come metafora del dubbio che attanaglia il designer che si accinge a creare una collezione. Lui vince la crisi costruendo abiti – armature che facciano sentire sicure e protette le donne. 

“Il leopardo, il leone e il lupo sono stati scolpiti e ricamati a mano, per celebrare la gloria della natura e proteggere la donna che lo indossa”.

In pratica, lo si dovrebbe ringraziare anziché attaccare.