Squid Game, la serie di cui parlano tutti: cosa sapere

La serie sudcoreana di Netflix è diventata un fenomeno virale e la più vista del mondo: perché tutti ne parlano

Se negli ultimi giorni avete sentito parlare di Squid Game senza capire di cosa si trattasse, non siete i soli. È infatti solo da un paio di settimane che quello che era il titolo di una serie sudcoreana sbarcata su Netflix senza troppe aspettative, è diventato il fenomeno del momento.

Disponibile dal 17 settembre sulla piattaforma, Squid Game ha impiegato davvero poco a diventare la più vista al mondo su Netflix, superando anche la velocità di espansione, già notevole, che aveva raggiunto La Casa di Carta. Ma a cosa è dovuto tutto questo successo? Cerchiamo di capirlo attraverso tutto quello che sappiamo sulla serie.

Squid Game, la trama

Protagonista, almeno nei primi minuti, è Seong Gi-hun, un uomo qualunque con una vita difficile, un evidente problema di ludopatia e molti debiti, che decide di firmare una sorta di contratto di “rinuncia ai diritti fisici” sul suo stesso corpo e ad accettare di partecipare con altre 455 persone, anche loro con problemi economici, a una serie di “giochi” inizialmente non meglio definiti.

Questi “giochi” sono in totale sei, ispirati a quelli che si fanno da bambini (come “un, due, tre, stella”) e per il vincitore finale è previsto un rilevante premio in denaro. Peccato che essere eliminati corrisponda a morire e in modo non poco sanguinoso.

Squid Game serie
Fonte: Uffio stampa Netflix
Squid Game, un’immagine tratta dalla serie

Squid Game, i richiami che affascinano

Se la trama vi ricorda qualcosa, probabilmente è una certa somiglianza con Hunger Games. Tuttavia in Squid Game non ci troviamo in un futuro distopico, né i partecipanti sono costretti a partecipare a estrazione o a sottoporsi allo show per il piacere voyeristico dei ricchi.

Soprattutto, l’idea della serie nasce nel 2008, lo stesso anno in cui usciva nelle librerie Hunger Games. Hwang Dong-hyuk, il creatore, regista e sceneggiatore di Squid Game, ha raccontato che l’idea gli venne mentre viveva con la madre e la nonna, e che a un certo punto dovette interrompere la scrittura perché non avendo soldi decise di vendere per poco più di 500 euro il suo computer portatile.

Altro dettaglio che può avere contribuito al successo è la tuta rossa indossata dagli uomini dal volto coperto che danno gli ordini ai partecipanti ai giochi, decisamente somigliante a quella indossata dai rapinatori de La Casa di Carta.

Squid Game Netflix
Fonte: Ufficio Stampa Netflix
Squid Game, una scena tratta dalla serie

Squid Game, dai rifiuti al successo planetario

Nessuno si aspettava che la serie potesse avere questo successo. Netflix stessa ha ammesso che ci si attendeva un discreto seguito in Corea del Sud e in altri paesi orientali, tanto che per ora non è stata neanche doppiata in italiano e per vederla servono i sottotitoli.

Anzi, Hwang Dong-hyuk ha passato quasi dieci anni a cercare qualcuno che fosse disponibile a produrgliela. Dal 2008, infatti, anno in cui aveva iniziato a scriverla, fu completata solo anni dopo, quando lui ormai era un regista apprezzato, ma nonostante questo, ha fatto parecchia fatica a trovare chi la producesse: la storia, infatti, era ritenuta eccessiva, grottesca, poco realistica e troppo violenta.

Ma non si è dato per vinto, convinto che fosse “un’allegoria sulla società capitalistica moderna nella forma di un gioco di sopravvivenza”, ha detto a Variety.

Netflix decise di puntare su Squid Game nel 2019, come parte di una strategia di estesi investimenti nelle produzioni in lingue diverse dall’inglese, come avvenuto con La Casa di Carta, Lupin e Dark). Il resto è storia. Una storia che dato il successo potrebbe anche continuare. La serie lascia infatti aperte alcune questioni su cui è probabile che si vada avanti, anche se al momento non è stato annunciato alcun seguito.