Sophie Scholl, la rosa bianca che ha osato sfidare il nazismo

Così la giovane Sophie è diventata il simbolo della resistenza pacifica al nazismo. Così, insieme ai ragazzi della Rosa Bianca, ha provato a salvare il mondo

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Pubblicato: 21 Dicembre 2021 14:06

Ci sono vicende che fanno parte dei capitoli più neri della nostra storia che però esistono e persistono perché sono reali, anche se il desiderio di relegarli al solo mondo delle favole macabre, appartiene un po’ a tutti noi. Eppure sono queste le storie che devono essere raccontate, perché è loro il compito di far sì che quegli orrori non si ripetano mai più.

Tra queste troviamo anche quella di Sophie Scholl, la Rosa Bianca che ha sfidato il nazismo e che a soli 12 anni ha avuto il coraggio di ribellarsi alla dittatura nazista scegliendo la strada della non violenza.

Chi era Sophie Scholl

Nata il 9 maggio del 1921 a Forchtenberg, Sophia Magdalena Scholl è la quarta di sei fratelli e insieme a loro vive un’infanzia spensierata ricevendo un educazione in parte luterana e in parte cattolica. Negli anni ’30 insieme alla sua famiglia si trasferisce prima a Ludwigsburg e poi a Ulm a causa dei trasferimenti di lavoro di suo padre.

Appena dodicenne, Sophie si ritrova a fare i conti con la propaganda nazista subendone un certo fascino, come del resto è successo a molti ragazzi tedeschi del regime hitleriano. Ma più approfondisce quella ideologia più sente che non le appartiene così, insieme a suo fratello Hans e alle sue sorelle Inge ed Elisabeth si allontana dalla Hitlerjugend.

Si sente molto più a suo agio tra le parole che appartengono all’insegnamento evangelico e che le permettono di sviluppare un senso pacifico di ribellione alla politica, anche e soprattutto grazie alla religione.

La sua più grande fonte di ispirazione, però, non si trovava nei libri ma nei pensieri e nelle azioni di suo fratello maggiore Hans con il quale Sophie aveva un rapporto unico e speciale, che intanto, insieme al suo amico Alex Schmorell e con l’appoggio di suo padre, aveva deciso di opporsi al regime nazista.

Hans e Sophie Scholl
Fonte: Getty Images
Hans e Sophie Scholl

Nonostante i tentativi di non coinvolgere Sophie, affinché la vita di sua sorella non fosse messa in condizioni di pericolo, la giovane Scholl sviluppa una certa intolleranza nei confronti delle idee naziste al punto tale che durante l’ultimo anno di scuola riceve diversi richiami da parte del preside per la sua mancanza di partecipazione.

Nel 1937, però, il destino dei due fratelli è destinato a cambiare. Hans viene arrestato a causa dei legami con il gruppo giovanile tedesco Deutsche Jungenschaft. È in quel periodo che Sophie e suo fratello conoscono Otto Aicher e con lui anche quella resistenza di impronta cattolica che voleva ribellarsi al nazismo.

I due entrano in contatto con il movimento giovanile Quickborn e con le idee da loro proposte che vedevano l’insegnamento di Gesù come l’unica guida dei giovani.

Sophie e i ragazzi della Rosa Bianca

Durante la tiepida primavera del 1941 diversi intellettuali anti-nazisti e oppositori al regime si uniscono, sono i futuri membri della Rosa Bianca. Il loro obiettivo è quello di combattere il regime hitleriano attraverso la conoscenza e la divulgazione. Così ecco che dopo aver preparato alcuni volantini scendono in strada per diffonderli. Li lasciano ovunque, nelle cabine telefoniche e alle fermate dei mezzi pubblici.

La loro è una resistenza pacifica e passiva, ma non priva di rumore. La Gestapo, infatti, considera questi volantini un vero e proprio reato, ma gli autori sono ancora sconosciuti. Tra questi c’è anche Hans. Intanto il loro papà viene arrestato per un breve periodo per aver criticato pubblicamente Adolf Hitler.

Quando Sophie viene a scoprire per caso dell’attività del fratello sceglie di unirsi a loro, ai membri della Rosa Bianca che, nel frattempo, si erano uniti al movimento di resistenza nazionale. Nel giro di pochi mesi, quelli che erano solo degli incontri tra giovani intellettuali e idealisti si era trasformato in una vera e propria rete di espansione in tutta la Germania sud occidentale.

Università Ludwig Maximilian di Monaco
Fonte: Wikimedia/Gryffindor
Monumento dedicato alla Rosa Bianca, Università Ludwig Maximilian di Monaco

L’arresto dei fratelli Scholl

Il 18 febbraio del 1943, però, Sophie viene scoperta durante la distribuzione dei volantini della Rosa Bianca tra i corridoi dell’Università di Monaco e venne arrestata dalla Gestapo insieme a suo fratello e ad altri giovani della resistenza. Sophie, Hans e il loro amico Christoph Probst, furono riconosciuti colpevoli e accusati di alto tradimento.

Nonostante i tentativi di persuasione nessuno dei tre tradì mai la causa, né i loro compagni, assumendosi tutte le responsabilità delle attività considerate reato.

“Non si sente colpevole di aver diffuso e aiutato la Resistenza, mentre i nostri soldati combattevano a Stalingrado? Non prova dispiacere per questo?” – le chiesero – “No, al contrario!” rispose lei – “Credo di aver fatto la miglior cosa per il mio popolo e per tutti gli uomini. Non mi pento di nulla e mi assumo la pena!” (Wikipedia).

La condanna a morte dei ragazzi della Rosa Bianca

Il 22 febbraio del 1943, giorno del processo, l’aula del Palazzo di Giustizia di Monaco era gremita di gente. Non c’erano gli amici, né la famiglia dei ragazzi, perché nessuno era stato informato. Ci fu però la condanna, la peggiore di sempre, perché avvenne per mano del Tribunale del Popolo con a capo il giudice Roland Freisler, il boia di Hitler.

I tre furono condannati a morte, ad attenderli la ghigliottina situata nel cortile della prigione della città. Gli fu concessa una cosa che fino a quel momento non era mai stata data a nessuno però, ovvero la possibilità di salutare, per l’ultima volta, i loro genitori.

Sophie fu la prima dei tre ad affrontare la sua terribile sorte. Erano le 17.00 in punto quando il simbolo della Rosa Bianca pronunciò le sue ultime parole:

«Come possiamo aspettarci che la giustizia prevalga quando non c’è quasi nessuno disposto a dare se stesso individualmente per una giusta causa? È una giornata di sole così bella, e devo andare, ma che importa la mia morte, se attraverso di noi migliaia di persone sono risvegliate e suscitate all’azione?» (Rosabianca.org)

Dopo la morte dei membri della Rosa Bianca, i volantini furono ristampati e arrivarono anche agli alleati. Furono loro a lanciarli sulle città tedesche prima della liberazione.

Oggi Sophie Scholl è un busto di marmo conservato nel Walhalla, è il Geschwister-Scholl-Institut für Politikwissenschaf nell’Università di Monaco, è una via della città di Lipsia. È un pezzo di storia, della nostra.

Sophie oggi riposa insieme a suo fratello Hans a Stadelheim, nel cimitero di Monaco di Baviera, come ricordano le due croci di legno che si uniscono in un solo abbraccio, mentre al loro fianco c’è Christoph.

La tomba dei ragazzi della Rosa Bianca
Fonte: Wikimedia/Rufus46
La tomba dei ragazzi della Rosa Bianca