Rina Fort, la Belva di via San Gregorio

I demoni avevano preso possesso del suo cuore e della sua mente, così Rina Fort si trasformò nella Belva di via San Gregorio

Foto di Sabina Petrazzuolo

Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Sono passati tanti anni, ormai, da quando la città di Milano intera rimase ammutolita, attonita, sconvolta dalla follia omicida di una donna. Quella che aveva compiuto una delle stragi più efferate dello scorso secolo che aveva spezzato la vita di un’intera famiglia.

Le vittime, una donna di 40 anni e i suoi tre bambini rispettivamente di sette, cinque e un anno erano per lei diventati l’ostacolo di una vita felice alla quale forse non voleva rinunciare. Sì perché lei, Rina Fort, era l’amante di un padre di famiglia.

Era l’amante di Giuseppe Riccia e chissà quali cose si erano scatenate in lei quando ha capito che forse l’uomo non avrebbe mai lasciato sua moglie. Chissà quali demoni avevano preso possesso del suo cuore e della sua mente per portarla a uccidere una donna e i suoi figli innocenti solo per gelosia in quella fredda sera di fine novembre.

29 novembre 1946

Era una sera qualunque di un inverno già annunciato dal freddo, quella del 29 novembre del 1946. E mentre le famiglie della città di Milano si riparavano tra il calore delle pareti domestiche, Rina Fort era in strada. Vagava apparentemente senza meta, forse per schiarire le idee, forse per decidere del suo futuro.

E una decisione, in effetti, la prese anche se drammatica e tragica. Si ritrovò lì, in via San Gregorio, proprio dove viveva la famiglia del suo amante. Scelse di bussare e ad accoglierla fu proprio Franca Pappalardo, la moglie di Giuseppe Riccia, che da Catania si era recentemente trasferita a Milano insieme ai suoi figli per mettere fine alla relazione extraconiugale del marito.

Si sedettero al tavolo e parlarono, come raccontò la stessa Fort durante l’interrogatorio. La richiesta della moglie tradita fu una, e una soltanto, quella di lasciare in pace la sua famiglia per sempre. Eppure fu proprio quella richiesta lecita a far scattare qualcosa dentro Rina Font, la consapevolezza che forse la sua storia d’amore potesse finire. Gelosia, ira e rabbia incontrollata presero il sopravvento: Rina colpì ferocemente Franca e poi si scagliò anche contro i tre bambini colpendoli con ciò che trovò in casa.

Il delitto era stato compiuto. Sparpagliati in quella casa c’erano i cadaveri di quattro persone, di una famiglia intera spezzata dalla gelosia, con il volto agonizzante dal dolore: avevano sofferto prima di morire. A ucciderli era stata lei, Rina Fort, la Belva di via San Gregorio.

Rina Fort

Chi era Rina Fort, prima di diventare la Belva di via San Gregorio che tutti abbiamo conosciuto, lo sappiamo dalle notizie che ci sono giunte negli anni. Caterina, conosciuta come Rina, era nata a Santa Lucia di Budoia il 28 giugno 1915.

La sua non era stata una vita facile perché aveva scoperto presto il dolore che provocano gli abbandoni e le mancanze. Prima la perdita del padre, poi quella del suo compagno, morto di tubercolosi poco prima del matrimonio.

Poi di nuovo un altro amore finito male. Dopo il matrimonio con un suo compaesano questo fu ricoverato in un manicomio a causa di squilibri mentali. Fu allora che, dopo il divorzio, scelse di ricominciare nella città di Milano. Fu allora che conobbe Giuseppe Ricciardi, un siciliano proprietario di un negozio di tessuti in città, che divenne il suo amante.

Il resto è una storia che conosciamo già. È cronaca nera che ha sconvolto Milano e il Paese intero. È un delitto che ha visto morire quattro persone innocenti.

La polizia non ci mette molto per arrivare a Rina. Dopo un lunghissimo interrogatorio fatto di negazioni, Rina confessa. È stata lei, ma le versioni che concede sono diverse e contrastanti. “Ho ucciso Franca Pappalardo, ma i bambini no” continua a ripetere lei, ma per i giudici è colpevole assoluta e viene condannata all’ergastolo.

Nel febbraio del 1975, Rina Fort ottiene la grazia dal Presidente della Repubblica Giovanni Leone. Si trasferirà a Firenze dove ricomincerà una nuova vita, morendo nel 1988 a causa di un infarto.