Pupi Avati, regista: biografia e curiosità

Pupi Avati è un famoso regista, sceneggiatore, scrittore e produttore cinematografico italiano: vita, famiglia e carriera

Foto di Virginia Leoni

Virginia Leoni

Giornalista e Lifestyle Editor

Nata nel 1981, giornalista, ufficio stampa e socia di una casa editrice, ha trasformato la sua passione in lavoro. Ama scrivere, leggere e raccontare.

Pubblicato: 18 Ottobre 2016 12:05Aggiornato: 18 Ottobre 2024 16:37

Regista, sceneggiatore, produttore, scrittore, insomma artista a tutto tondo: Pupi Avati è uno dei grandi cineasti della settima arte italiana. Le sue pellicole sono veri e propri capolavori, inoltre ha collaborato con tantissimi attori, giornalisti, conduttori televisivi allacciando la sua arte con quella di molti altri personaggi di rilievo nazionali e internazionali.

Dalla prima pellicola datata 1968 (Balsamus, l’uomo di Satana), Pupi Avati non ha mai smesso di dedicarsi al cinema e a progetti per la televisione: un’urgenza che si è tradotta in un lungo elenco di lavori e che si rispecchia anche in numerosi premi e candidature prestigiosi.

La vita, la carriera e gli amori di Pupi Avati, un grande regista e scrittore italiano.

La vita di Pupi Avati

Pupi Avati, all’anagrafe Giuseppe, nasce a Bologna il 3 novembre del 1938: la sua è una famiglia che vive immersa nella cultura, papà infatti è un antiquario. Ma muore presto, quando il futuro regista ha solamente 12 anni. “Fino ai miei 12 anni vivevo in una condizione economica che si può definire soddisfacente – aveva detto in un’intervista rilasciata ad Avvenire –. Con mamma, papà e i fratelli affittavamo ogni anno una villetta a Rimini e portavamo con noi anche la donna di servizio. Fino al 1950 la nostra era una famiglia abbiente. In seguito all’incidente stradale che procurò la morte di mio padre e di mia nonna, proprio a ridosso di Ferragosto, a Santarcangelo di Romagna, la condizione economica di noi tre figli cominciò a precipitare”.

Poi gli studi in Scienze Politiche a Firenze, ma non sente subito il richiamo del cinema: i primi passi artistici li compie nel mondo della musica, basti pensare che dal 1959 al 1962 è uno dei membri della Doctor Dixie Jazz Band in cui suona il clarinetto. Conclude questa esperienza quando nel gruppo entra Lucio Dalla.

Ma la strada per arrivare a stare dietro la cinepresa è ancora lunga, infatti, prima di tentare quel mestiere trascorre quattro anni come rappresentante di prodotti ittici surgelati. La svolta – a quanto pare – arriva quando vede, il capolavoro di Federico Fellini con Marcello Mastroianni e Claudia Cardinale. La settima arte diventa il suo obiettivo e, grazie a un finanziatore, lavora a due film Balsamus, l’uomo di Satana del 1968 e Thomas e gli indemoniati del 1970.

Inoltre, sembra che abbia anche lavorato a Salò o le 120 giornate di Sodoma, di Pier Paolo Pasolini ma non è accreditato. Il terzo film, invece, è con Paolo Villaggio e Ugo Tognazzi e il titolo è La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone. Segue quello che, molto probabilmente, è una delle sue pellicole più amate: La casa delle finestre che ridono. Il successo ormai è arrivato e Pupi Avati ha iniziato a farsi un nome nel mondo dello spettacolo italiano.

Le opere di Pupi Avati: i film e i progetti per la tv

Tra i progetti per la televisione che hanno contribuito a far conoscere Pupi Avati da tutti, vi è lo sceneggiato Jazz band, ma vanno citati anche Cinema!!!, Dancing Paradise e Accadde a Bologna. Ha anche lavorato con i Pooh a Viva, uno speciale televisivo.

Tra l’altro, l’amore per il cinema, lo condivide con il fratello maggiore Antonio, con cui nel corso della carriera ha collaborato, ad esempio nel film Zeder a cui lavora anche Maurizio Costanzo. Tra le altre sue pellicole che vale la pena citare vi sono Regalo di Natale del 1986, I cavalieri che fecero l’impresa del 2003, Ma quando arrivano le ragazze? nel 2005, Il nascondiglio del 2007, Il cuore grande delle ragazze del 2011, Un ragazzo d’oro del 2014, Il signor Diavolo del 2019.

Ultime pellicole in ordine di tempo La quattordicesima domenica del tempo ordinario del 2023 e, nel 2024, invece L’orto americano.

Tanti gli artisti di primissimo piano con cui ha lavorato nel corso della sua lunga carriera, come Sharon Stone, Stefania Sandrelli, Diego Abatantuono e Antonio Albanese, solo per citarne qualcuno.

Pupi Avati e la scrittura

Alla forma narrativa del cinema, Pupi Avati ha affiancato la parola scritta anche attraverso i romanzi: tanti i libri a cui ha dato forma nel corso della sua lunga carriera. A partire da Bix con Antonio Avati del 1991, per arrivare a Lei mi parla ancora scritto a quattro mani con Giuseppe Sgarbi.

“Lo sguardo di uno scrittore, di un regista, e in generale lo sguardo d’un narratore – aveva detto in un’intervista rilasciata a Incipit di Sky TG24 – deve essere per forza di cose uno sguardo più ampio che vede oltre, anche in un mondo deformato, ma sempre tuttavia non ripiegato e non risolto totalmente nella modestissima realtà”.

Pupi Avati, gli amori del regista

Un amore lungo una vita, è quello che lega Pupi Avati alla moglie Amelia Turri sposata nel 1964 e chiamata da tutti Nicola. Del loro primo incontro il regista aveva raccontato in un’intervista rilasciata a Il Corriere della Sera: “Lei, bellissima, camminava nelle strade di Bologna tenendosi per mano con un tipo bello, alto, era un principe, Gianluigi Zucchini. E io, vedendola, mi resi conto che era la tessera mancante del mio puzzle. Che era la “lei” della storia della mia vita”.

La conoscenza grazie a un amico di lui, poi una bugia, di quelle piccole che servono a cambiare il corso degli eventi e il destino. Detta dal regista e utile per modificargli la vita per sempre. Infatti nove mesi dopo le nozze l’incontro. Ma come aveva fatto il primo passo Pupi Avati? Nell’intervista ha ricordato che per ottenere un bacio le aveva raccontato che era il suo compleanno, nonostante non fosse così. Ma è stato il modo per riuscire a superare la timidezza e a celebrare un amore che, dopo cinquant’anni è ancora vivo.

Ma non privo di difficoltà: “No, turbolenze continue – ha aggiunto al Corriere della Sera -. Il cinema e il matrimonio sono i due mestieri più difficili, sia per me, sia per lei. Però le sono davvero riconoscente per avermi accolto e suggerisco a chi legge che, a volte, è bello ritornare dopo una separazione. È bello ritrovare una persona e cerchi le ragioni per cui, tanto tempo prima, ti aveva conquistato. Ora Nicola ha più di 70 anni, io più di 80, ma in lei rivedo la ragazza e mi rinnamoro di lei”.

Tre i figli: Mariantonia nata nel 1966, Tommaso nel 1969 e Alvise, classe 1971. Tutti e tre hanno seguito in qualche modo le orme del padre, infatti, di mestiere fanno rispettivamente regista, sceneggiatore e animatore 3D.