Anche quest’anno il Premio Strega conferma la sua capacità di raccontare le trasformazioni, le contraddizioni e le sensibilità della narrativa italiana contemporanea. Storie intime e collettive, scritture mature e sguardi originali si confrontano in un’edizione che si preannuncia combattuta e molto interessante.
Il 4 giugno, nello scenario suggestivo del Teatro Romano di Benevento, è stata annunciata la cinquina finalista: cinque titoli che rappresentano diverse anime della scrittura italiana e che ora si contenderanno la vittoria finale. Scopriamoli insieme.
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“Premio Strega 2025”, annunciata la cinquina finalista
Dopo settimane di letture, confronti e riflessioni sul senso della narrativa oggi, la cinquina finalista del Premio Strega 2025 è stata finalmente svelata. Un momento atteso che, come ogni anno, accende i riflettori sulla letteratura italiana e le sue nuove traiettorie.
A esprimersi sono stati 626 votanti su 700 aventi diritto: la storica giuria degli Amici della Domenica ha selezionato cinque titoli che, ognuno a modo suo, provano a leggere il nostro tempo con sguardo lucido e sincero.
A guidare la classifica provvisoria è L’anniversario di Andrea Bajani (Feltrinelli), con 280 voti. Al secondo posto Quello che so di te di Nadia Terranova (Guanda), con 226 voti. Sul terzo gradino del podio troviamo Elisabetta Rasy con Perduto è questo mare (Rizzoli), che ha conquistato 205 voti.
Chiudono la cinquina, a pari merito con 180 voti, Chiudo la porta e urlo di Paolo Nori (Mondadori) e Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia di Michele Ruol (TerraRossa).
I libri finalisti del “Premio Strega 2025”
“L’anniversario”, Andrea Bajani
Il primo romanzo rientrato nella cinquina finalista del Premio Strega 2025 si intitola L’anniversario e porta la firma di Andrea Bajani. L’autore romano, proposto al Premio da Emanuele Trevi, si presenta con un racconto che si presenta come “un romanzo di liberazione, che scardina e smaschera il totalitarismo della famiglia”.
Un romanzo che racconta di un uomo che sceglie di abbandonare la propria famiglia, padre e madre, e di allontanarsi per riscoprire una nuova libertà. Un allontanamento che parla della difficoltà delle relazioni, di come sia possibile chiudere un capitolo e isolarsi da un rapporto innato, ovvio, ma non sempre positivo e privo di ostacoli.
L’autore racconta una verità faticosa in modo lucido, in turbinio di eventi dolorosi, complicati, che riscrivono una nuova strada dove l’allontanamento è forse l’unico modo per sopravvivere.
“Quello che so di te”, Nadia Terranova
La famiglia è filo conduttore anche di Quello che so di te, romanzo edito Guanda scritto da Nadia Terranova. Il romanzo racconta la storia di una donna che, per costruire una nuova parte della sua famiglia, sceglie di indagare sul passato delle persone care.
Un racconto che mette in luce le memorie, la voglia di scoprire qualcosa dei propri famigliari, in particolare di Venera, bisnonna che ha vissuto all’interno di un manicomio di Messina. Un viaggio tra i ricordi collettivi per scoprire verità e bugie, mettere in ordine le carte interne ed esterne e ottenere una fotografia più nitida e veritiera di una famiglia.
“Perduto è questo mare”, Elisabetta Rasy
C’è una Napoli di luce e silenzi, incantata e trascurata, sullo sfondo di Perduto è questo mare, il romanzo con cui Elisabetta Rasy entra nella cinquina del Premio Strega 2025.
Al centro, una figlia che parte e un padre che resta, murato nella solitudine di una casa ormai vuota. Anni dopo, sarà la morte di un amico, Raffaele La Capria, a far riaffiorare ricordi mai del tutto sopiti. Tra l’eco di una paternità mancata e le domande mai fatte, prende forma un viaggio nella memoria, dove affetto e distanza si intrecciano. Rasy scava con delicatezza nei legami e si chiede “è possibile reinventarsi una paternità ideale, altrove? E ancora: nella memoria incontriamo davvero di nuovo le persone amate e scomparse? E i conti finalmente tornano?”
“Chiudo la porta e urlo”, Paolo Nori
Paolo Nori, per questo Premio Strega 2025, torna a fare ciò che gli riesce meglio: raccontare il mondo partendo da ciò che sembra piccolo, periferico, trascurabile. In Chiudo la porta e urlo, lo fa a partire dalla poesia di Raffaello Baldini, voce potente e poco ascoltata, capace di dire l’universale attraverso il dialetto.
Nori lo prende per mano e ne attraversa l’opera intrecciando i versi di Baldini con i propri pensieri: ne viene fuori un progetto ibrido, dove la letteratura si confonde con la vita.
“Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia”, Michele Ruol
Michele Ruol, segnalato agli Amici della Domenica da Walter Veltroni, propone un libro che si legge con il cuore in gola. Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia è il racconto di un dolore impossibile da dire: quello di due genitori di fronte alla perdita improvvisa dei figli. Michele Ruol sceglie una scrittura sobria, misurata, eppure capace di colpire al centro, raccontando il vuoto attraverso oggetti, gesti, frammenti di quotidiano.
In questo spazio sospeso tra “prima” e “dopo”, tra ciò che c’era e ciò che manca, prende forma una storia che parla anche di relazioni, di fragilità, di ciò che rimane. Un esordio intensissimo, che ci spinge a guardarci dentro , e a restare, senza difese, nel silenzio che segue una grande perdita.