Paolo Nespoli, la lotta con il tumore al cervello: “Ora vedo la luce”

Paolo Nespoli, astronauta, ingegnere e militare italiano ha vissuto una vita intensa, fino alla scoperta del tumore, che ha combattuto con determinazione straordinaria

Foto di DiLei

DiLei

Redazione

DiLei è il magazine femminile di Italiaonline lanciato a febbraio 2013, che parla a tutte le donne con occhi al 100% femminili.

Paolo Nespoli, ex astronauta, ingegnere e militare italiano. La sua è stata una vita piena di stimoli, come in pochi possono dire di aver avuto. Ha viaggiato tantissimo e, soprattutto, volato. Poi qualcosa è andato storto, il suo corpo ha iniziato a lanciare segnali di avvertimento.

Tutto è partito con una stanchezza anomala. Gli impegni numerosi, non lo hanno mai rallentato e fermato, ma a partire dallo scorso novembre la sua vita subisce un brusco freno. Paolo Nespoli ha dovuto mettere da parte tutte le sue attività. Poi i controlli medici, con il verdetto che nessuno vorrebbe mai sentire: un tumore, precisamente un linfoma B cerebrale.

Per Paolo, improvvisamente, cambia tutto. La sfida è con la malattia, ma lui non si lascia abbattere: “Vivevo un giorno alla volta, un pezzettino alla volta, in modo da non lasciarmi spaventare da quello che avevo ancora davanti”. Affronta chemioterapie, trapianto di cellule staminali, percorsi di riabilitazione. Lo fa senza paura e con la stessa determinazione con cui ha svolto il suo lavoro da astronauta. Oggi, a poco meno di un anno da quando ha iniziato a combattere la malattia, guarda al futuro con fiducia, pur avvertendo sulla pelle i segni della sua battaglia.

Intervistato dal Corriere della Sera, Paolo ha confessato di non aver mai temuto di non farcela, ma di aver ampiamente sottovalutato il peso delle cure. A dargli consapevolezza di come sarebbe cambiato forse definitivamente, proprio i segni lasciati dalla malattia e dagli effetti collaterali sul suo corpo.

Tornare in orbita sarà per lui probabilmente impossibile, e questo Paolo lo sa. Ma il futuro, seppur diverso da come lo immaginava, continua a non spaventarlo. La malattia e le cure hanno debilitato il suo corpo, ma non il suo stato d’animo:

Io mi sento alla fine di un tunnel, guardo avanti e vedo la luce. Non mi aspetto di ritornare normale – ha ammesso-, ma con la maggior parte della capacità che avevo prima, per continuare a viaggiare, a fare le conferenze, a parlare con i ragazzi, a spronarli a fare l’impossibile. Vedo queste cose nel mio futuro

Una nuova missione si fa così spazio nella sua vita: quella di raccontare ciò che sa e ciò che ha visto ai giovani, per spronarli, incuriosirli, invitarli a inseguire anche ciò che sembra difficile e impossibile.