Michelle Obama: “Ho il cuore spezzato”. Le parole dopo la sentenza sull’aborto negli USA

Dopo la sentenza sull'aborto negli USA, in tante hanno voluto fare sentire la propria voce: si è espressa anche Michelle Obama, ex First Lady

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Redazione

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Possiamo annoverare la revoca della sentenza “Roe contro Wade” negli USA come una parte di storia che vorremmo dimenticare. Il 24 giugno, la Corte Suprema ha deciso di cancellare la sentenza del 1973: oggi, negli Stati Uniti, l’aborto non rientra più tra i diritti costituzionali. Contro la sentenza si sono sollevate tante voci, come quella di Michelle Obama, ex First Lady che è sempre stata dalla parte delle donne e della libertà di scelta.

Michelle Obama contro la sentenza sull’aborto negli USA

Ci sono dei momenti della storia che hanno reso il mondo come lo conosciamo oggi. Lotte e battaglie che hanno permesso alle donne di poter scegliere. E la scelta non è mai facile, difficile: è personale. Conosciamo gli USA per essere il paese del “sogno americano”, ma è davvero così? L’America ha perso qualcosa, e lo sa bene Michelle Obama, che ha detto di avere il cuore spezzato per quanto successo.

La Costituzione non conferisce il diritto all’aborto“, questo è quanto riporta la sentenza, ed è davvero difficile voltarsi dall’altra parte e fare finta di niente. Con 6 voti a favore e 3 contrari, ogni Stato americano ora potrà applicare la legge in materia. I primi a rendere l’aborto illegale sono stati il Texas e il Missouri.

Le voci che si sono alzate contro questa decisione non dovrebbero sorprendere. Tra le tante, anche Michelle Obama ha voluto far sentire la propria, e lo ha fatto riportandoci indietro nel tempo, a quando le donne hanno rischiato la vita con l’aborto illegale. “Questo è ciò che hanno vissuto le nostre madri, le nostre nonne e le nostre bisnonne. E ora eccoci di nuovo qui“. Non è un paradosso, non è un episodio di una serie TV fantascientifica: è la realtà americana.

Il sostegno a tutte le donne

Il pensiero di Michelle si rivolge a quello di tante donne, che ora si chiederanno come agire, cosa fare, dove andare. “Ho il cuore spezzato per l’adolescente piena di gioia e promesse che non sarà in grado di finire la scuola perché lo Stato controlla le sue decisioni riproduttive; per la madre di una gravidanza che ora è costretta a portarla a termine; per gli operatori sanitari che non possono più aiutarle senza rischiare il carcere”.

Esempi crudi di scorci di vita che abbiamo letto sui libri di storia, ma che non tutte le donne hanno vissuto sulla propria pelle. Perché garantire un diritto significa dare aiuto, concedere una scelta, su cui nessuno dovrebbe sindacare, figuriamoci giudicare. Eppure siamo qui, a scrivere una notizia che nessuno avrebbe mai voluto dare, a riportare parole che fanno male e che fanno riflettere.

Un errore che riporta l’America indietro nel tempo

“Siamo destinate a imparare le lezioni di un tempo prima che Roe contro Wade diventasse una legge. Un’epoca in cui le donne rischiavano di perdere la vita con aborti illegali. Un’epoca in cui il governo ha negato alle donne il controllo delle loro funzioni riproduttive, le ha obbligate a continuare gravidanze che non volevano, per poi abbandonarle una volta nati i loro bambini“. La storia non finisce qui. La lotta è appena ricominciata, e sembra assurdo che stia accadendo nel 2022.