Gli stereotipi di genere, specialmente quelli legati ai lavori domestici, rappresentano ancora un ostacolo considerevole per l’uguaglianza tra i sessi, sia in Italia sia nel resto del mondo.
Nonostante gli sforzi fatti per promuovere la parità, il 77% degli italiani preferisce ancora che le donne si occupino delle faccende di casa. Questi risultati emergono da una recente indagine condotta da Taskrabbit, un dato che sottolinea quanto sia ancora radicata l’idea antiquata che le donne siano naturalmente più adatte a svolgere questo tipo di mansioni.
È sorprendente come, nel XXI secolo, molte persone continuino a credere che tali attività siano una sorta di “superpotere” esclusivamente femminile. Come se le mani degli uomini fossero biologicamente incapaci di afferrare una scopa o di spingere il pulsante di avvio della lavatrice.
Eppure, una casa non appartiene esclusivamente alla donna e i figli non sono solamente della madre. Piuttosto fa tutto parte di un insieme, di un legame e di una vita costruita da entrambi.
Lo ha voluto dimostrare Lindsay Donnelly, la TikToker che per due giorni interi, ha deciso di scioperare dalle faccende domestiche. Niente più pulizie, niente più lavatrici, niente più piatti da lavare, tutto per evidenziare cosa succederebbe se, come molte donne, smettesse di fare qualsiasi cosa in casa.
Un autentico caos domestico, una protesta ironica che ha fatto ridere molti dei suoi follower ma che nasconde in realtà un messaggio molto più serio e fa riflettere su una mentalità che deve necessariamente cambiare.
Sciopero delle pulizie domestiche: la protesta di Lindsay Donnelly
Lindsay Donnelly, madre e imprenditrice del Connecticut, ha catturato recentemente l’attenzione dei media grazie a un video pubblicato sul suo account TikTok, che ha raggiunto oltre 13 milioni di visualizzazioni.
Come risposta, Lindsay ha documentato le conseguenze di uno sciopero domestico durato due giorni, una risposta a un commento infelice del marito che sosteneva che lei non facesse niente in casa.
L’obiettivo era quello di dimostrare concretamente cosa significa trascurare le faccende domestiche, per far emergere in modo tangibile l’impatto del lavoro casalingo e della cura dei figli, spesso dato per scontato o minimizzato.
Lindsay e suo marito sono i genitori di due bimbi di quattro e sette anni che, come tutti i bambini, hanno la straordinaria capacità di trasformare una casa ordinata in un campo di battaglia nel giro di pochi istanti. Il messaggio è chiaro: il lavoro di mamma è tutto fuorché semplice o scontato.
Nonostante ciò, il marito ha continuato tranquillamente la sua vita come se nulla fosse. Non si è accorto del disastro fino a quando Lindsay non gli ha gentilmente comunicato la decisione di scioperare dalle pulizie. La sua reazione? Si è limitato a fare un commento sullo stato di caos in cui versava la casa.
Tuttavia, il messaggio provocatorio ha scatenato un ampio dibattito, mettendo in luce la necessità di riconoscere e valorizzare il lavoro invisibile che molte donne svolgono quotidianamente all’interno delle loro abitazioni.
Perché è sempre la donna a occuparsi delle pulizie domestiche?
Nonostante il progresso della società e l’evoluzione dei ruoli di genere, quando si tratta di armarsi di aspirapolvere e detersivi, sembra di essere ancora bloccati in un loop temporale degli anni ’50. Ancora oggi, c’è una convinzione diffusa che le donne siano predestinate a occuparsi delle faccende domestiche.
Mentre, se in una famiglia anche gli uomini danno una mano con i lavori di casa, allora è inevitabile che si scatenino gli applausi e i complimenti. Del tipo “Che fortuna che hai!” o “Dove lo hai trovato un uomo così?”. Come se avere un compagno che condivide equamente le responsabilità fosse una rarità da celebrare e non un diritto fondamentale.
Ironia a parte, in realtà la persistenza di questa mentalità riflette una profonda e ingiusta disparità ancora consolidata nella nostra società moderna. Quando si parla di genitorialità, infatti, spesso il peso dei compiti domestici ricade sul partner con un reddito inferiore, perpetuando uno squilibrio strutturale basato su pregiudizi di genere e disuguaglianze economiche.
Va detto, inoltre, che l’intero sistema di welfare sembra ancora legato a un’idea obsoleta di nucleo monoreddito, un modello che non rispecchia più la realtà delle famiglie contemporanee.
Per ottenere un autentico cambiamento è fondamentale che entrambi i partner si impegnino attivamente a condividere metà del carico di lavoro giornaliero. E non per una questione di “cortesia” o di favori concessi, ma per senso di responsabilità e per garantire una convivenza armoniosa all’insegna del rispetto reciproco. L’equilibrio è un diritto di entrambi e un pilastro fondamentale per una relazione sana ed equilibrata.