George Michael: tormento, amore, e genio di un uomo che amava essere libero

Era più di quanto si potesse pensare, più di quanto si intuisse: la vita di George Michael è stata un inno alla libertà, fra genio e follia

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Redazione

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Correvano i primi anni Ottanta quando gli Wham! cantavano e ballavano. Già allora, gli occhi non potevano che posarsi su George Michael, che si muoveva a tempo e sorrideva a ritmo di Wake Me Up Before You Go-Go. Tuttavia ai tempi nessuno poteva immaginare che George sarebbe diventato una delle figure musicali più decisive e influenti dei nostri tempi, destinato a lasciare un segno enorme non solo a livello musicale ma anche umano.

Sì, perché la vita di George era ben lontana da quel glamour, da quello scintillare e da quei sorrisi adolescenziali che apparivano nei video degli Wham! e questo ha reso la sua esistenza ancor più pregna, ancor più densa. E ha reso lui un esempio di genio e follia, di tormento e resilienza. Un esempio che val la pena ricordare.

George Michael: il dolore dietro i sorrisi

Nel cuore del cantante ci sono sempre stati dei dolori, dei traumi irrisolti. Il più grande riguardava il padre, un emigrante che gestiva un ristorante. Mentre George (nato Georgios Kyriacos Panayiotou) cresceva, suo padre teneva le distanze, lo sminuiva e lo allontanava. Lui viveva con la madre in un piccolo appartamento a Londra, ma la divisione di quegli spazi così piccoli non lo aiutò neanche a creare un bel rapporto con lei: c’era, sì, ma era fredda.

A People, una volta, dichiarò: «I miei genitori non mi hanno mai elogiato o incoraggiato. Mi hanno, invece, trattenuto. Mi sentivo fuori posto e non sapevo cosa fare». Ciò gli è apparso ancor più evidente con il senno di poi: infatti, a sei anni, trovò un grammofono e capì di amare la musica, ma se ne teneva distante pur sapendo che c’era qualcosa che sembrava imporgli di comprenderla, cantarla e persino scriverla.

George Michael

A cambiare un pizzico le cose e a dargli una spinta, paradossalmente, fu un evento drammatico. A otto anni cadde rovinosamente, provocandosi un trauma cranico. In un’intervista al Sun ha indicato proprio quello come momento di svolta: «Mi sono svegliato dopo un lungo sonno. Non ho dato peso allo sguardo freddo di mia madre né al fatto che mio padre non fosse lì al risveglio. Pensavo solo alla musica, volevo fare musica, parlare di musica».

Le sue ambizioni, però, furono frenate proprio dal padre, che lo scoraggiò dicendogli che non aveva talento, che non sapeva cantare e che non avrebbe concluso nulla nella vita. Queste parole, ripetute a cadenza regolare, penetrarono in profondità. Anche quando, per ribellione, iniziò a fare il DJ e poi a unirsi a delle band, dubitava sempre di sé stesso e di ciò che poteva essere.

George Michael, tra successo e caos

Con i Wham!, però, il successo arrivò. E arrivò in maniera travolgente. Nonostante la felicità derivata dall’essere libero dai pregiudizi della famiglia e dalle limitazioni che sembravano essergli cucite addosso, il cantante rivelò al New York Times che fu tutto molto più spiazzante di quanto potesse persino immaginare.

Per la precisione, disse che era «successo tutto così in fretta da non darmi il tempo di stabilire che tipo di persona volevo essere. Per la vita di una persona gli anni tra la fine della scuola e l’essere davvero adulto ti danno modo di pensare, di riflettere. Invece, nel mio caso, c’erano così tante persone che avevano opinioni su di me, molte delle quali molto poco lusinghiere, che era difficile prendere una decisione su chi dovevo essere».

George Michael

E in effetti, a lungo il cantante non sapeva davvero bene cosa essere e cosa provare, al punto che, quando lanciò il suo primo singolo da solista, non volle mostrarsi: aveva paura di essere apprezzato più per la bellezza che per la bravura e continuò a non apparire nei video e nelle copertine anche per il suo secondo singolo. La sua etichetta, però, non volle più saperne di questo “occultamento” e lì iniziò una delle sue prime battaglie legali con le major, che continuarono per tutta la vita. Come mai? Perché, in realtà, George non voleva limiti.

Anche il modo di rivolgersi alle donne fu sempre accompagnato da un atteggiamento particolare. I suoi intenti, come disse al Telegraph, erano chiari: «parlo schiettamente, ma voglio rivolgermi alle donne con rispetto. Il mio modo di fare non vuole essere aggressivo. L’amore e il sesso sono e devono essere complici, non rabbiosi». Tuttavia, proprio l’amore gli diede molti grattacapi e dolori.

Amori, passioni e controversie

Sì, perché George nascose la sua omosessualità, in principio. O almeno, non la esplicitò. Soffrì molto per la morte del primo uomo che amò davvero, Anselmo Feleppa e in seguito il suo coming-out fu turbolento, dovuto a delle avance che fece a un poliziotto in un bagno pubblico. Alla vita sessuale e amorosa si unì anche una fragilità intrinseca, che in molti non si spiegavano: George non si piaceva. Non si è mai piaciuto.

Disse al Sunday Times, lasciando di stucco chi lo intervistava: «non mi piace farmi fotografare e non mi piace guardarmi perché non mi piace particolarmente quello che vedo. Ammetto questa insicurezza perché è lì, proprio come il colore dei miei occhi. Non me ne libererò mai». Fu probabilmente anche questa insicurezza a portarlo, in età adulta, ad avere diverse dipendenze dalle droghe. A fronte del successo e della ricchezza, George restava un animo inquieto.

George Michael

Ebbe diversi incidenti stradali (nel 2010 fu condannato a trascorrere otto settimane nella prigione di Highpoint) e, pare, proprio a causa delle droghe, la sua salute peggiorò. Non solo ebbe una brutta polmonite, ma andò in overdose diverse volte. Fino all’ultimo, ha provato a lottare con i suoi demoni per riunirsi al suo pubblico.

E fino all’ultimo ha cercato di essere un uomo libero. Nonostante l’esito infelice della sua esistenza, con la morte per arresto cardiaco proprio nel giorno di Natale, George è rimasto un esempio di resilienza, perché ha inseguito i suoi sogni. E li ha, in qualche modo, trasformati in realtà.