Le storie che più ci ispirano, e che ci fanno sognare di volare dove non avevamo mai sognato di andare, non sono solo quelle delle favole della buonanotte o dei film cult. Ma sono soprattutto quelle reali che hanno come protagonisti quelle donne e quegli uomini che hanno cambiato il mondo. Enrico Mattei era, e sempre sarà, tra questi.
Un imprenditore visionario, un uomo straordinario, il condottiero che osò sfidare le grandi multinazionali per far spazio alle sue idee, al suo Paese. Enrico Mattei non fu solo il fondatore dell’Eni, ma anche del miracolo economico italiano del secondo dopoguerra. Scopriamo la sua storia.
Chi era Enrico Mattei
Conosciamo tutti il nome di Enrico Mattei. L’imprenditore, il politico, il partigiano. Il fondatore dell’Eni, l’uomo che ha portato l’Italia nell’industria energetica nel dopoguerra, quello che ha sfidato le multinazionali ed è diventato fautore di un grandioso miracolo economico tutto italiano.
La sua storia comincia ad Acqualagna, il 29 aprile del 1906, in un pittoresco comune della provincia di Pesaro e Urbino nelle Marche. Figlio di Angela Galvani e di Antonio, brigadiere di Civitella Roveto, cresce insieme ai suoi fratelli nella città natale, salvo poi spostarsi a causa del lavoro del padre, prima a Casalbordino, poi a Vasto, città alla quale rimase sempre profondamente legato.
Era un ragazzo intelligente, curioso e acuto ed era un’abile osservatore, ma come molti suoi coetanei stava ancora cercando di capire quale fosse la strada giusta da intraprendere per costruire il suo futuro. Fu suo padre, in qualche modo, a indirizzarlo verso le scelte che avrebbero cambiato la sua vita, e quella di tutti gli italiani.
Non dimostrando particolare costanza negli studi, dopo il diploma da ragioniere papà Antonio lo fece assumere in una fabbrica a Matelica dove la famiglia si era trasferita. Fu quell’esperienza ad avviarlo ai ruoli dirigenziali: da operaio, Enrico diventò vice direttore, e poi direttore.
Quando l’azienda fallisce durante il ventennio fascista, Enrico Mattei si trasferisce a Milano dove diventa un agente di vendita nel settore delle vernici. Si appassiona sempre di più alla chimica, fino a quando nel 1931 decide di aprire una sua attività nel settore, iniziando a lavorare con soli 2 operai, che nel giro di pochi anni diventano 20.
Nel 1944 entra a far parte della Resistenza diventando dirigente del partito della democrazia Cristiana. Fu quello un periodo molto attivo per lui. Enrico Mattei trova i soldi e le armi, costruisce una rete di collegamenti interni e arruola nuovi uomini. Sotto la sua organizzazione, infatti, i partigiani del partito divennero oltre 60000. Ma nell’ottobre dello stesso anno viene arrestato dalla polizia fascista. Riuscì comunque ad evadere e a fondare l’Associazione Partigiani Cristiani.
Dopo la liberazione dell’Italia dai fascisti, Enrico Mattei torna a indossare i panni dell’imprenditore. A lui viene affidato il ruolo di commissario speciale dell’Agip, un’azienda fondata proprio durante il decennio fascista con l’obiettivo di commercializzare il petrolio. Non si tratta di una realtà particolarmente brillante, motivo per il quale viene chiesto a Mattei di occuparsi della sua chiusura e della conseguente liquidazione.
Ma Mattei, che è sempre stato un abile pensatore, immagina un futuro diverso per quell’ente che vede già come una risorsa per tutto il Paese.
Il miracolo economico di Enrico Mattei
Perché chiudere l’unica azienda italiana del settore petrolifero? È questa la domanda che Enrico Mattei, tornato a indossare gli abiti da imprenditore, si è posto ogni giorno. In un momento storico in cui l’Italia aveva bisogno di rinascere dalle sue ceneri, l’Agip sembrava un’opportunità. Per l’Italia, ma non per gli altri.
Nel resto del mondo, infatti, in tanti avevano già puntato al dominio petrolifero, tra cui anche l’America che aveva appena liberato l’Italia. C’erano le multinazionali che seguivano uno schema ben preciso, ma Enrico Mattei non ha mai avuto paura di loro e, anzi, ha iniziato a studiare il terreno italiano alla ricerca del petrolio.
«Noi italiani dobbiamo toglierci di dosso questo complesso di inferiorità che ci avevano insegnato, che gli italiani sono bravi letterati, bravi poeti, bravi cantanti, bravi suonatori di chitarra, brava gente, ma non hanno le capacità della grande organizzazione industriale. Ricordatevi, amici di altri Paesi: sono cose che hanno fatto credere a noi e che ora insegnano anche a voi. Tutto ciò è falso e noi ne siamo un esempio. Dovete avere fiducia in voi stessi, nelle vostre possibilità, nel vostro domani; dovete formarvelo da soli questo domani».
A nulla sono valsi i tentativi di persuaderlo da quell’impresa. Enrico Mattei organizza le squadre, scava viadotti e cerca il petrolio. Non lo trova, ma non si abbatte e, anzi, ricomincia. Non è più solo l’imprenditore che ha salvato l’Agip, ma è l’uomo che vuole risollevare le sorti dell’Italia, che vuole rendere il Paese indipendente dal punto di vista energetico.
E alla fine ce la fa. Nel 1949, a Cortemaggiore, Enrico Mattei trova il petrolio. Non si tratta di un grande giacimento, ma quella piccola riserva bastava ad alimentare la sua battaglia, e le speranze di un Paese intero.
«Non voglio essere ricco in un Paese povero».
L’Agip non è più un’azienda in liquidazione, ma è quella che si sta trasformando con l’obiettivo di diventare un punto di riferimento per gli automobilisti. Mattei cambia totalmente l’immagine dei punti vendita, trasformandoli in stazioni di servizio, con tanto di servizio di pulizia vetri e controllo di olio e pneumatici.
Si reca all’estero alla ricerca del petrolio, consapevole che il giacimento di Cortemaggiore non sarebbe bastato. E nonostante gli ostacoli e gli impedimenti mossi dalle Sette sorelle, le grandi compagnie petrolifere che ostacolavano l’ingresso dell’Italia nel mercato, trova terreno favorevole in Iran.
Intanto l’Agip era diventata la società del cane a sei zampe e Mattei si preparava alla fondazione dell’Eni, l’Ente Nazionale Idrocarburi, di cui diventerà presidente.
La morte di Enrico Mattei
Nel 1962, l’avventura straordinaria di Enrico Mattei termina improvvisamente, in maniera feroce e drammatica. Il visionario imprenditore italiano perde la vita a bordo del suo aereo la sera del 27 ottobre. Stava tornando a Milano, da Catania, quando il velivolo prese fuoco e precipitò nelle campagne di Bascapè.
Tutta l’Italia pianse per quell’incidente drammatico che però, presto, si rivelò un attentato. La natura dolosa dello schianto aereo era sostenuta dai testimoni oculari che avevano visto l’esplosione dell’areo in volo, ma anche dall’esame dei resti del mezzo di trasporto trovati sul terreno.
Furono molte le persone a sostenere la tesi dell’attentato, dell’abbattimento volontario dell’areo. Ma la parola fine a tutte le ipotesi del caso, seppur sostenute in maniera insistente, venne messa dal giudice Antonio Borghese il 31 marzo del 1966 che dichiarò che quella di Bascapè era stata una sciagura senza colpe. Negli anni successivi le indagini sono state riaperte ma la verità non è mai emersa.
Moriva così Enrico Mattei, il grande imprenditore italiano. L’anno prima aveva ricevuto la laurea in ingegneria ad honorem da parte dell’Università degli Studi di Bari e aveva ottenuto la cittadinanza onoraria dal comune di Cortemaggiore.
La sua figura, così preziosa per il nostro Paese, è stata spesso accomunata a quella di Adriano Olivetti. Seppur con storie e caratteri completamente diversi, i due condividevano le stesse idee di futuro per il Paese, fondando la loro visione sul progresso e sulla crescita globale di un’Italia dal respiro internazionale.