Le Olimpiadi rappresentano un periodo che attendiamo con impazienza. Vedere i nostri atleti mettersi in gioco, alla prova, è un’occasione che ci ricorda l’importanza di credere nei propri obiettivi (e sogni), al di là del risultato. Si dice, del resto, che non sia l’unico aspetto da prendere in considerazione: è la strada, la fatica, il sudore, il sacrificio che hanno condotto verso la soddisfazione di dire “ho provato, ho tentato”. Così, quando Benedetta Pilato non è salita sul podio per un solo centesimo, non ha giudicato il risultato una sconfitta, bensì un arricchimento. “Sono troppo contenta, è stato il giorno più bello della mia vita”. Ma le parole di Elisa Di Francisca in risposta a questa dichiarazione hanno destato scalpore. Sebbene si sia scusata, la polemica non accenna a finire. Perché? Perché il tema della costante ossessione verso la vittoria riguarda ciascuno di noi. E ci tocca in un “punto vivo”.
Le scuse di Elisa Di Francisca a Benedetta Pilato
Benedetta Pilato ha 19 anni. Giovanissima, atleta instancabile, con i sogni che sono tipici della sua età. Ma, soprattutto, con una maturità che ha rotto lo schema del “perdente” e del “fallimento”, di quella corsa verso la medaglia d’oro a tutti i costi. “Ci ho provato fino alla fine, mi dispiace. Queste sono lacrime di gioia: è stato il giorno più bello della mia vita. Sono troppo contenta”, ha detto ai microfoni dopo la finale dei 100 metri di rana femminile alle Olimpiadi. Quella medaglia di bronzo è sfuggita, ma la sua lezione è destinata a rimanere.
Quando, però, un quarto posto diventa polemica? Dopo le parole di Elisa Di Francisca, ex schermitrice, ai microfoni Rai di Notti Olimpiche: “Non ho capito niente ci fa o ci è? Fate un’altra intervista per capire cosa voleva dire, con i sottotitoli. Sinceramente non l’ho capita. Ci è rimasta male, obiettivamente male. Non è possibile. Questa intervista è surreale. È assurdo, ma che ci è venuta a fare? Io rabbrividisco, dico solo questo”. La Di Francisca si è poi scusata con la Pilato al telefono. “Mi sono scusata, glielo dovevo. Lungi da me giudicare le sconfitte. Quella frase è infelice, ma io son così, senza filtri”.
La lezione di Benedetta Pilato
Conta il viaggio, e lo abbiamo sempre saputo. Non è una novità: a volte si vince, a volte si perde. Benedetta Pilato è stata difesa strenuamente da tutti, da Federica Pellegrini stessa, la Divina del nuoto italiano. In un secondo possono accadere un’infinità di cose. Basta il battito d’ali di una farfalla, e tutte le carte vengono rimescolate. Il quarto posto della Pilato va letto come quello che è: il punto di partenza di una diciannovenne che ha sfiorato il podio. In un mondo che è fatto di competitività, di quella famosa “cultura del fallimento” che è stata scomodata, è bene ricordare che i risultati sono spesso frutto di viaggi, di tentativi. Una bufera non necessaria, una situazione paradossale per lacrime di gioia o di delusione che, alla fine dei conti, non sta a noi giudicare. E se il sistema è andato momentaneamente in cortocircuito, forse vuol dire che stiamo aprendo gli occhi: forse, siamo pronti ad accogliere ogni sfida concentrandoci non solo ed esclusivamente sul risultato.