Doggy bag: gli avanzi non si buttano

L'uso della doggy bag è sempre più diffuso ed è lo strumento perfetto per evitare gli sprechi

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Valentina Vanzini

Content Editor e Lifestyle Specialist

Cacciatrice di storie, esperta di lifestyle e curiosa per natura. Scrivo con e per le donne. Autrice del bestseller Mia suocera è un mostro.

Pubblicato: 22 Agosto 2024 08:26Aggiornato: 22 Agosto 2024 08:26

Fondamentale nella lotta allo spreco del cibo, la doggy bag è considerata una consuetudine in moltissimi paesi come Stati Uniti, Francia e Spagna, mentre in Italia si è diffusa solo negli ultimi anni.

Lo spreco del cibo avanzato nei locali – dai bar ai ristoranti – è purtroppo una triste realtà. In questi luoghi infatti si arriva a buttare sino al 50% del cibo che è stato ordinato dai clienti e che non viene consumato.

Parliamo di alimenti che sono ancora commestibili e che si potrebbero mangiare nei giorni successivi se portati a casa. La doggy bag serve proprio a raccogliere gli avanzi e portarli a casa.

In passato l’uso della doggy bag è stata legata a numerosi pregiudizi. In realtà parliamo di uno strumento valido per evitare uno spreco alimentare.

Perché la doggy bag si chiama così?

Il nome “doggy bag” è di origine anglosassone e significa, letteralmente, “vaschetta degli avanzi per il cane”. Il termine venne introdotto negli anni Quaranta in America come strumento anti spreco in città come San Francisco e Seattle.

In queste città i ristoratori iniziarono a proporre ai clienti l’uso di sacchetti di carta oleata utili per portare il cibo avanzato a casa. Questi sacchetti, in particolare, avevano la scritta stampata: “Boners for Bowers”.

Mentre a San Francisco vari caffè lanciarono l’iniziativa dei Pet Pakit, confezioni per i clienti intenzionati a portare via gli avanzi per gli animali domestici rimasti a casa.

Come è nata la doggy bag?

Nata negli Stati Uniti, la doggy bag è diventata una consuetudine diffusa in tantissimi paesi. Non a caso oggi in tantissimi locali è possibile trovare pure la wine doggy bag per potare a casa il vino che è avanzato.

Nonostante il nome che richiama agli animali domestici, la doggy bag viene spesso richiesta da chi non possiede un cane. Gli avanzi dunque verranno consumati dai clienti, consentendo di evitare lo spreco alimentare.

Il nome, secondo alcuni, deriverebbe dal ristorante Dan Sampler’s Steak Joint di New York. Il proprietario del locale nel 1949 decise di stampare l’immagine di un cane sopra un sacchetto di carta, aggiungendo la scritta: “Se hai mangiato abbastanza e non ce la fai più, porta a me quel che hai avanzato”.

Perché chiedere la doggy bag?

Portare la doggy bag a casa è sempre un’ottima idea. I motivi sono sia economici che ambientali. Innanzitutto se porti via gli avanzi riuscirai a ridimensionare lo spreco alimentare, evitando che il cibo finisca nella spazzatura.

Va poi considerato il fatto che il cibo avanzato è a tutti gli effetti del cibo che è già stato pagato. Un gesto che va bene non solo all’ambiente, ma anche alle tasche. Oggi in Italia i ristoratori non hanno l’obbligo di fornire ai clienti un contenitore per il trasporto dei loro avanzi.

Nulla vieta però di fare questa richiesta. Spesso vengono fornite vaschette in alluminio oppure dei piatti perché a volte i ristoratori non sono preparati. Negli ultimi anni però le cose sono cambiate, sia per via di una visione antispreco che per la spinta al delivery.

Attualmente dunque è difficile trovare un locale che non abbia ideato una soluzione che sia idonea per trasportare gli avanzi di cibo a casa. L’importante, in ogni caso, è non vergognarsi e richiederla se necessario.

Doggy bag e galateo

Ma come funziona il galateo della doggy bag? Sarebbe preferibile, già durante la prenotazione, informarsi se il ristorante fornisce questo servizio, specificando di volerne usufruire se necessario.

Dopo aver terminato il pasto e aver lasciato gli avanzi nel piatto, potrai chiedere al ristoratore di fornire un contenitore per portare via tutto il cibo rimasto.

L’importante – come già sottolineato – è non vergognarsi e non avere paura di chiedere la doggy bag. A sottolineare l’importanza di questo strumento anche un grande chef come Bruno Barbieri.

“Mi capita che i clienti mi chiedano la doggy bag – ha raccontato -, ma ancora poco. Un po’ perché le nostre porzioni sono misurate, un po’ perché la gente si vergogna. Invece io lo voglio dire ai miei clienti: se mi chiedete di portare a casa il cibo che vi ho preparato, mi fate un regalo. Significa che vi è piaciuto, che per qualche motivo non lo riuscite a finire lì, ma che lo volete comunque terminare. Per chi cucina questa richiesta è gratificante, non sminuente. Insomma, è una richiesta “figa””.

La doggy bag è obbligatoria?

Il fenomeno dello spreco alimentare, ormai da anni, è in continua crescita e ha raggiunto altissimi livelli in Europa. Così tanto che il tema è stato inserito fra gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’UE.

La Francia è stato il primo paese nel 2021 a intervenire, varando la legge doggy bag che ha lo scopo di obbligare i ristoratori a offrire ai clienti la possibilità di portare via gli avanzi e consumarli a casa.

Nel 2022 invece la Spagna ha emanato una legge simile che obbliga i ristoratori a fornire la doggy bag a chi la richiede, informando i clienti riguardo questa possibilità prima del servizio.

Anche gli altri paesi europei si stanno muovendo per valorizzare questo strumento e favorendone l’uso. In Italia, negli anni, la situazione si è evoluta sempre di più, così tanto che sono numerose le attività ristorative che prevedono l’uso di contenitori per trasportare via gli alimenti rimasti.

Da questo punto di vista è stato fatto un passo in avanti grazie ad una pronuncia della Corte di Cassazione (Cass. Pen, V Sez., sentenza 08 luglio 2014, n. 29942) che ha deciso di riconoscere il diritto del cliente a chiedere e ottenere da parte del ristoratore la possibilità di impacchettare gli avanzi del pranzo oppure della cena. Tutto al fine di poterli consumare in un altro momento.