La storia di Cesare Lombroso, il padre della criminologia moderna

La teoria del "delinquente nato" e l'"atavismo criminale". Ecco chi era l'uomo che ha rivoluzionato lo studio del crimine e della follia

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Sonia Surico

Content Editor e Storyteller

Laureata in Scienze della Comunicazione e con un Master in Seo Copywriting. Per lei, scrivere è un viaggio che unisce emozioni e conoscenza.

L’abisso oscuro che si cela nell’animo umano è un mistero insondabile, una domanda che ci tormenta da sempre: cosa spinge una persona a compiere atti criminali? Cosa scatena quella scintilla malvagia che trasforma un individuo in un trasgressore delle leggi e dei valori morali?

In ogni caso, comprendere le forze che alimentano la criminalità significa affrontare il lato più tenebroso della nostra natura umana, ma anche aprirsi alla speranza di trovare nuovi percorsi di redenzione e di cambiamento.

A questo proposito non possiamo che menzionare Cesare Lombroso, una figura affascinante e discussa, ricordato come il padre della criminologia moderna. Uomo di straordinaria intelligenza e inesauribile curiosità, Lombroso ha dedicato la sua vita alla comprensione delle origini della criminalità e al desiderio di migliorare il sistema penale del suo tempo. La sua storia è un viaggio appassionante attraverso il mondo della scienza, della medicina e della giustizia.

Il delinquente nato: la teoria che scosse il mondo

Nato a Verona nel 1835 da una famiglia di origine ebraica, sin dalla tenera età il giovane Lombroso fu affascinato dal mistero del comportamento umano e da una domanda fondamentale: cosa spinge una persona a diventare un criminale?

Dopo aver completato gli studi secondari, Lombroso si iscrisse all’Università di Pavia, dove conseguì la laurea in medicina nel 1858. Successivamente, si specializzò in psichiatria presso l’Università di Vienna, avviando una straordinaria carriera che lo avrebbe portato a rivoluzionare il modo in cui la società considerava i criminali.

Tanto che, nel 1876, Cesare pubblicò la sua opera più rivoluzionaria e controversa, “L’Uomo Delinquente“. Questo libro rappresentò un punto di svolta nella comprensione della criminalità e scosse il mondo scientifico e giuridico dell’epoca. Quell’anno presentò una teoria audace e provocatoria, “l’atavismo criminale“, che sosteneva che le persone che compiono atti malvagi erano biologicamente più simili ai loro antenati primitivi rispetto a quelle non criminali.

Questa scoperta, basata su osservazioni cliniche e studi antropologici, sfidò le teorie dominanti sulla criminalità, che si concentravano principalmente su fattori morali o ambientali. Lombroso affermava che i criminali presentavano specifiche caratteristiche fisiche e comportamentali che li rendevano facilmente riconoscibili e che questi tratti erano il risultato di una predisposizione genetica alla criminalità. La sua teoria del “delinquente nato” sosteneva, infatti, che alcune persone fossero predisposte alla criminalità, così come alla follia, fin dalla nascita a causa di anomalie somatiche o costituzionali.

L’Uomo Delinquente” ebbe un impatto enorme sul modo in cui la società considerava queste persone. Le idee di Lombroso stimolarono un crescente interesse per lo studio scientifico dei criminali e contribuirono a spostare l’attenzione dalla punizione, alla prevenzione e al trattamento. La sua opera divenne influente in tutto il mondo, alimentando dibattiti e discussioni nel campo della criminologia e della giustizia penale.

Tuttavia, la sua teoria fu oggetto di numerose critiche. Molti studiosi ritenevano che attribuire la colpa esclusivamente alla biologia fosse un modo per ignorare le cause sociali ed economiche del crimine. Inoltre, le idee di Lombroso furono spesso utilizzate per giustificare politiche discriminatorie e razziste, distorcendo il suo vero intento di comprendere e prevenire la criminalità.

Sebbene la teoria del delinquente nato non sia più accettata nella sua forma originale, l’opera di Lombroso ha aperto la strada a un approccio più scientifico e multidisciplinare allo studio della criminalità, gettando le basi per la criminologia moderna. La sua ricerca pionieristica e il suo coraggio nel mettere in discussione le teorie tradizionali hanno contribuito a creare un nuovo paradigma nella comprensione delle cause e delle dinamiche del comportamento criminale.

Il coraggio di sfidare il pensiero dominante

Cesare Lombroso era convinto che la chiave per prevenire la criminalità risiedesse nella comprensione delle cause biologiche e sociali del comportamento criminale. Divenne così un pioniere nell’applicazione del metodo scientifico allo studio del crimine e nel promuovere un approccio interdisciplinare che coinvolgesse medici, psicologi, sociologi e giuristi.

Ma forse l’aspetto più incisivo dell’eredità di Lombroso è la sua profonda compassione nei confronti dei criminali e il suo sincero desiderio di migliorare le loro condizioni di vita. Egli fu un fervente sostenitore delle riforme penali e carcerarie, come l’introduzione di programmi di riabilitazione e l’abolizione delle pene corporali.

Basti pensare che una delle conseguenze più importanti del suo lavoro è stata la trasformazione del modo in cui la società considera il carcere e il trattamento dei detenuti. Infatti, la rieducazione e la risocializzazione sono diventate priorità fondamentali nel sistema penitenziario moderno, poiché si riconosce che il semplice isolamento e la punizione non sono sufficienti a prevenire la recidiva e a garantire una società più sicura.

Anche se le sue teorie sono state in gran parte abbandonate, il suo spirito innovativo e la sua ricerca della verità hanno gettato le basi per un approccio più umano e orientato alla rieducazione nel sistema penitenziario moderno.