L’accettazione di chi è diverso da noi passa anche per le parole

L'uso del linguaggio inclusivo sta diventando un argomento di discussione sempre più rilevante per promuovere la parità e l'uguaglianza sociale

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Sonia Surico

Content Editor e Storyteller

Laureata in Scienze della Comunicazione e con un Master in Seo Copywriting. Per lei, scrivere è un viaggio che unisce emozioni e conoscenza.

Le parole hanno un potere immenso. Possono unire le persone, costruire amicizie, risolvere conflitti e favorire la comprensione. Possono ispirare, motivare, farci sentire amati e capiti. Ma possono anche dividere, ferire e umiliare, facendoci sentire esclusi, sminuiti e incompresi.

Fino a poco tempo fa, il linguaggio era un indumento a taglia unica, cucito insieme ai fili dell’omogeneità, dell’uniformità e dell’esclusione. Per secoli, la lingua è stata costruita su una struttura di classificazioni binarie, norme rigide e stereotipi. Un linguaggio cieco ai colori della diversità, che ha dipinto un’immagine monocromatica dei singoli, ignorando le sfumature che compongono lo spettro umano.

Ma, man mano che la società progredisce, anche la nostra lingua si trasforma. Negli ultimi anni stiamo assistendo, infatti, a una vera e propria rivoluzione linguistica, uno spostamento verso un linguaggio più inclusivo, rispettoso e rappresentativo. Le parole e le espressioni vengono ridefinite e reinventate per rappresentare in modo autentico la diversità e l’identità di ogni individuo.

Questo viaggio verso l’inclusività non consiste solo nell’aggiungere nuove voci ai nostri dizionari, ma nel cambiare atteggiamento e rompere gli stereotipi. Si tratta di riconoscere che ognuno ha il diritto di essere rispettato anche attraverso il linguaggio.

Le parole hanno il potere di ispirare e distruggere. Scegli saggiamente le tue” diceva lo scrittore canadese Robin Sharma. Ecco perché è così importante essere consapevoli delle parole che utilizziamo, perché riflettono non solo chi siamo, ma anche il tipo di mondo che vogliamo creare.

Il peso delle parole

Nelle mani sbagliate, le parole possono trasformarsi in armi. Una frase pronunciata senza pensare, un commento fatto alla leggera, possono sembrare “innocui” a chi li esprime, ma devastanti per chi li riceve. Una parola ironica può suonare più duramente di un pugno: può penetrare profondamente, ferendo l’anima e lasciando una cicatrice che non scompare con il tempo.

Quella battuta “innocente”, quel commento casuale, possono farci guardare allo specchio attraverso la lente della vergogna, facendoci nascondere le parti di noi stessi che gli altri hanno ridicolizzato. Durante un commovente monologo sul bullismo, andato in onda durante la trasmissione condotta da Fabio Fazio “Che tempo che fa”, Tiziano Ferro ha pronunciato queste parole:

Le parole hanno un peso. Grasso, nano, disadattato, fr*cio, criminale, nero, vecchia, terrone, raccomandato, pezzente, ritardato, tr*ia, fallito, anoressica, cornuto, handicappato, frigida, inferiore, mongoloide. Le parole hanno un peso. Nella vita e sugli schermi. E, per carità, smettiamola di difenderci tirando in ballo l’ironia e il sarcasmo: quelle sono arti delle quali bisogna imparare il mestiere”.

Con una sincerità disarmante, il cantautore ha condiviso le sue personali esperienze, aprendo il suo cuore e la sua anima in un tentativo di sensibilizzare l’opinione pubblica su un problema che affligge ancora troppe persone. I sussurri velenosi, le risate derisorie, i messaggi pieni d’odio, tutto ciò può creare un inferno personale per chi è preso di mira. Queste parole, una volta pronunciate o digitate, possono diventare un incubo, un eco costante di dolore e umiliazione.

Le parole hanno un peso. Un peso che può essere leggero come una piuma o pesante come una pietra, ma comunque determinanti.

Il linguaggio inclusivo e la sfida del cambiamento

Adottare un linguaggio inclusivo significa rispettare e riconoscere le esperienze, le identità e le prospettive di tutti gli individui, evitando così quelle parole che potrebbe escludere o emarginare determinati gruppi di persone.

Non si tratta solo di essere “politically correct”. Si tratta piuttosto di creare un ambiente in cui tutti si sentano apprezzati, rispettati e rappresentati. Quando usiamo un linguaggio inclusivo, diciamo: “Ti vedo. Ti rispetto. Sei importante per me“. È uno strumento fondamentale per mostrare empatia e comprensione, per costruire connessioni e promuovere un senso di appartenenza.

Nonostante la sua importanza, l’adozione di un linguaggio inclusivo può essere una sfida. Ci richiede di esaminare e disimparare abitudini linguistiche profondamente radicate. Ma ogni sforzo conta. Ogni parola educata, ogni termine, ogni frase rispettosa è un passo verso un mondo più umano.

Scegliamo le nostre parole con cura e saggezza e usiamole gentilmente. Non è solo un’opzione, è una necessità. E mentre continuiamo a crescere ed evolverci come società, assicuriamoci che la nostra lingua cresca e si evolva con noi.

Perché è giunto il momento di dare forma a un mondo che celebri veramente la diversità, in cui ogni voce venga ascoltata, ogni storia condivisa e ogni individuo apprezzato per la sua unicità.