Tra voci, sussurri e grida. Le parole delle madri raccontate in un libro

È un'inchiesta, è un progetto sociale, è un libro scritto a quattro mani da Roberta Colombo Gualandri e Silvia Icardi che raccoglie le voci, i sussurri e le grida delle madri di tutta Italia

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Entusiaste e generose, amorevoli e premurose, stanche e timorose, arrabbiate, stressate, giudicate e criticate. Sono le mamme del mondo, quelle onorate e celebrate, quelle troppo spesso incomprese. Le stesse lasciate ai margini dell’inconfessabile, proprio lì dove risiedono tutte le cose che nessuno può pronunciare ad alta voce. Soprattutto loro, le donne. Le madri.

Ma cosa succederebbe se qualcuno osasse attraversare i territori più impervi fino a raggiungere quel luogo per raccogliere le loro testimonianze? Per liberare le voci, i sussurri e le grida di tutte quelle mamme che hanno visto cambiare e stravolgere la loro vita, in meglio o in peggio, senza potersi mai lamentare, riposare o sfogare?

Silvia Icardi e Roberta Colombo Gualandri lo hanno fatto. Hanno esplorato, insieme, il mondo della maternità con un’inchiesta che mette a nudo i sentimenti più autentici delle mamme intervistate, le stesse che si sono raccontate con generosità e coraggio come forse non avevano osato fare mai. Il rischio, come si legge nella prefazione del libro, è quello di “Sentire subito la voglia di raccontarci altrettanto liberamente così da dare spazio a quei sentimenti e stati emotivi che abbiamo vissuto nella nostra esperienza di maternità e che sono rimasti lì da qualche parte dentro di noi”.

Le parole delle madri – voci sussurri e grida

Quando ho visto Leone per la prima volta ancora sporco di pla- centa e sangue, piccolo, indifeso, in balia del mondo ho provato un senso di incredulità. Non l’incredulità di una neomamma felice e stupefatta di fronte al miracolo della vita ma un sentimento di smarrimento che mi ha preso forte allo stomaco. Ho sentito una voce sussurrarmi all’orecchio: “Sei matta? Come hai potuto distaccarti da lui? Come hai potuto farlo uscire da te? Ora tutto è una minaccia e tu dovrai proteggerlo sempre, a ogni costo”. La voce era la mia. Il mio viaggio di madre era appena iniziato. ( La principessa sola – Alessandra. Milano, cinquantenne, ex modella)

Prima di scandagliare dall’interno l’universo della maternità insieme alle due autrici, quello osannato e patinato, credo sia doverosa un’introduzione rispetto al lavoro fatto da Silvia Icardi e Roberta Colombo Gualandri.

Amiche da sempre, giornalista professionista l’una e imprenditrice sociale l’altra, hanno scelto di unirsi alcuni anni fa per un’inchiesta volta ad affrontare la maternità in termini nuovi. L’obiettivo era quello di liberare le madri dai luoghi comuni, dagli stereotipi e dalle credenze che ancora oggi ingabbiano le donne e i loro ruoli.

Quello che ne consegue è un libro di un’intensità struggente, che arriva dritto al cuore e che lì resta per smuovere emozioni e sentimenti fino a questo momento messi a tacere per sopravvivenza in una società che ha già scelto, prima di noi e per noi, cosa vuol dire essere madri. Ma è anche un progetto sociale che ha previsto non solo l’autonomia della pubblicazione, ma anche il coinvolgimento della Fondazione Francesca Rava.

L’intero ricavato delle vendite del libro Le parole delle madri – voci sussurri e grida, infatti, è destinato completamente al progetto “Umanizzazione del luogo della nascita presso la Clinica Mangiagalli”, Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano.

All’interno del volume ci sono trenta interviste fatte ad altrettante mamme. Sono tutte diverse tra loro, per età, per professione, per esperienze ed estrazione sociale. Ci sono madri di una comunità di recupero per tossicodipendenti e quelle che sono imprenditrici di successo. C’è un’acrobata del circo e un’altra che è sopravvissuta a un’esperienza tragica. C’è chi è mamma di 13 figli e chi, invece, ne ha adottato solo uno. C’è l’umanità varia e libera che non si lascia ingabbiare, appunto, in semplici categorie.

Eppure tutte le appartenenti a questo microcosmo di diversità sono state, e alcune lo sono ancora, accomunate dalla medesima sensazione di solitudine. Una solitudine che nasce dalle parole mai espresse per paura delle critiche di una società giudicante che da sempre tratta le donne, e le madri, come imputate davanti a una corte d’appello.

La copertina del libro Le parole delle madri – voci sussurri e grida
Fonte: Ufficio Stampa
La copertina del libro “Le parole delle madri – voci sussurri e grida”

Intervista alle autrici

Cos’è la maternità? È una domanda, questa, che molte volte mi sono posta. Lo stesso quesito che ho provato a indagare insieme a Silvia Icardi e Roberta Colombo Gualandri, le autrici del libro Le parole delle madri – voci sussurri e grida. Una risposta univoca, devo dirvelo, non c’è. Perché sono stati proprio forse i numerosi tentativi di definirla, in un modo o nell’altro, che ci hanno portato oggi ad aggrapparci a stereotipi e a pregiudizi che non riusciamo più a scardinare.

Non esiste una sola definizione in grado di spiegare quello che è la maternità. Ci sono, piuttosto, tutta una serie di emozioni e sentimenti, di esperienze condivise o vissute in solitaria, che si uniscono tra loro e si confondono. Esiste un mondo, estremamente complesso, fragile e forte al tempo stesso, che ho indagato insieme a Silvia e Roberta tra le parole delle madri intervistate.

Sembra strano e paradossale ma a volte è proprio quando Barbablù esce dalle nostre vite che le cose precipitano. Liberarsi del “mostro” non sempre equivale a salvarsi. Questa è la storia di Federica — quarantasei anni tre figli di venticinque, diciotto e dieci anni — e dell’uomo violento che ha vissuto al suo fianco per trent’anni. E che, neanche morendo, l’ha resa libera. ( Con Barbablù – Federica. Treviso, quarantenne, madre full time)

Partiamo dal principio. Come è nata l’idea di scrivere questo libro? E perché?
Roberta
: Il libro nasce da una mia idea, da un’esigenza piuttosto personale che poi ho condiviso con Silvia, alla quale sono legata da una grande e profonda amicizia  Sono figlia di una famiglia disfunzionale, di una madre depressa e di un padre violento. Sono cresciuta con una nanny e insieme alle mie nonne e alle mie zie ho creato una piccola isola di salvezza. Quando sono diventa madre ho dovuto, inevitabilmente, affrontare un percorso di psicoanalisi che mi ha resa più consapevole. Mi sono occupata dei miei figli a tempo pieno, per poi riprendere il lavoro da qualche anno. La mia esperienza da madre è stata molto felice e soddisfacente, ma non posso dire lo stesso per quella vissuta da amiche e conoscenti. Proprio da questa consapevolezza ho sentito il bisogno di dare voce a tutte le mamme.
Silvia: Il progetto è partito qualche anno fa da un’idea di Roberta. Entrambe abbiamo sentito l’esigenza di indagare e raccontare la maternità nei modi più differenti, così come sono diverse le mamme che abbiamo ascoltato negli scorsi mesi. L’obiettivo era quello di andare oltre al semplice rapporto tra madre e figlio, ma esplorare tutto ciò che c’è intorno e che non viene quasi mai raccontato.

Così Roberta e Silvia sono partite alla ricerca di testimonianze preziose. Di donne tutte diverse tra loro, a livello anagrafico, geografico, culturale ed esperenziale, che si sono aperte con generosità. Che sentivano, pur senza esserne consapevoli, il desiderio di raccontarsi. L’esigenza urgente di farlo.

Ci sono dei punti in comune tra le storie raccolte e raccontate?
Roberta
: sì. Molto spesso gli uomini sono soggetti passivi in queste storie. Alcuni ci sono, ma sono trasparenti. Altri fuggono e si ritraggono dalle loro responsabilità. E poi, per tutte, c’è la solitudine.
Silvia: Paghiamo lo scotto di una società che per anni ha seguito il modello patriarcale. Quindi le donne si sono fatte carico di tutto, e non solo accettano, ma giustificano tutto questo. E poi sì, la solitudine è qualcosa che accomuna tutte le madri.

Roberta Gualandri
Fonte: Ufficio Stampa
Roberta Gualandri

Le mamme di oggi si sentono sole o sono sole per davvero?
All’unisono
: Si sentono sole e sono sole.
Roberta: La vita cambia e nessuno te lo dice mai, nessuno ti prepara a quello che sarà. Quando ho partorito il mio primo figlio e sono tornata a casa ho capito che niente sarebbe stato più come prima. Ma io avevo molti aiuti, e questo mi ha permesso di trovare il mio equilibrio. Ma non è così scontato. Ci sono donne che non possono contare sulla famiglia, sugli amici e neanche sui padri dei loro figli. Come fanno a gestire un cambiamento di questa portata? Una di loro, durante l’intervista, ci ha confessato che solo parlandone si è resa conto di quello che ha passato durante e dopo la maternità.
Silvia: Quando diventi mamma sei responsabile, in ogni secondo, della vita di un’altra persona. È impegnativo ed è faticoso, non solo a livello mentale ma anche fisico. Io ricordo il periodo della nascita di mio figlio come uno dei più felici della mia vita, eppure ero stravolta. E ripeto, io come forse Roberta, ci sentiamo delle privilegiate. Ma non tutte le mamme lo sono. Ci sono quelle che non dormono più, o quelle che hanno dovuto fare i conti con problemi di salute molto importanti. Sono dovute diventare delle eroine solitarie. Perché guai a lamentarsi.

Insomma, bisogna sfatare l’ultimo tabù, quello del mito della mamma perfetta
Roberta
: Esattamente. Nessuna mamma può lamentarsi mai ad alta voce, non può dire che è stanca. Perché poi se lo dice, allora, non ama abbastanza il suo bambino o, ancora peggio, sta sbagliando tutto.
Silvia: È una società, la nostra, estremamente giudicante. E lo è ancora di più nei confronti delle donne. Se una mamma non allatta al seno, per esempio, rischia di doversi sentire una nullità. Se sceglie di riposarsi, allora, non è una brava mamma.

E in tutto questo che ruolo giocano i sensi di colpa?
Roberta
: Noi con i sensi di colpa ci nasciamo. La famiglia, le amiche e persino i propri compagni sono istigatori in questo senso. Ma non è giusto, perché ognuno fa la mamma come meglio crede, come riesce, perché ogni figlio ha bisogno di quella mamma. I sensi di colpa nascono sempre a causa delle aspettative degli altri, e nei confronti di quelle, mai verso il bambino perché con i figli si creano rapporti autentici.
Silvia: A volte dobbiamo semplicemente accettare i nostri limiti e quelli degli altri. Dare quello che possiamo e poi fermarci.

Cosa vi portate a casa con questo progetto?
Roberta
: Sicuramente qualcosa di molto intimo e personale, oltre che alla missione raggiunta di parlare alle donne, ma anche agli uomini. Perché ogni storia ascoltata ha dei punti in comune con le altre, con quella che io stessa ho vissuto.
Silvia: Un riscontro più che positivo che in qualche modo ci permette di sfatare il tabù della madre perfetta, ma anche di raggiungere tutte quelle giovani madri che sono circondate dalle immagini che popolano i social network. Avere queste ombre che sembrano annullare il divario che esiste tra quello che appare e quello che è rischia di aumentare la solitudine.

Silvia Icardi

Silvia Icardi