“Non dobbiamo scappare dalla paura ma indebolirla”

L’esperta Costanza Fontani, coach emotivo-comportamentale, ci spiega come gestire la paura e tutte le emozioni che determinano le nostre azioni

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Federica Cislaghi

Royal e Lifestyle Specialist

Dopo il dottorato in filosofia, decide di fare della scrittura una professione. Si specializza così nel raccontare la cronaca rosa, i vizi e le virtù dei Reali, i segreti del mondo dello spettacolo e della televisione.

La paura del futuro, del cambiamento, di fallire, di non reggere alle pressioni di questi tempi che ci mettono costantemente alla prova, di non essere all’altezza investe la maggior parte di noi.

La paura condiziona i comportamenti di crescita con pesanti ricadute sull’autostima, e ci si sente inconcludenti, rallentati, timorosi, ostacolati, sempre in conflitto tra ciò che si è e ciò che si vorrebbe essere. La paura ci fa perdere energie e scegliere comportamenti irrazionali e a volte dannosi che ci portano a soffrire. Come fare, quindi a gestire la paura e trasformarla in risorsa positiva? Secondo l’esperta Costanza Fontani, coach emotivo-comportamentale, si possono attuare delle strategie per affrontare al meglio tutti i momenti in cui ci sentiamo minacciati e in “pericolo”.

Strategie che fanno parte del metodo Costanza Coach (CO.CO.), la filosofia di Costanza Fontani che “insegna” ad allenare le competenze emotive per abbracciare in maniera serena il cambiamento. Una nuova frontiera del coaching che parte dalla domanda “di cosa hai bisogno adesso per essere come vuoi?” e dove l’approccio si basa sulla vera comprensione della persona – con un dialogo mai invadente – per portarla ad individuare e gestire in maniera efficace le proprie risorse personali. Un metodo finalizzato a fornire gli strumenti necessari per comprendere più a fondo in che modo i pensieri influenzano le azioni che compiamo e le decisioni che prendiamo.

Di cosa si occupa il coach emotivo comportamentale e cosa distingue il suo lavoro dal coaching tradizionale?
Partendo dal presupposto che la caratteristica più importante del processo di coaching è il cambiamento all’interno del quale il cliente definisce il suo obiettivo, la differenza consiste nella relazione tra coach e coachee (colui che intraprende il percorso di coaching), dove la consapevolezza di ciò che accade nel mondo interno del coachee  è imprescindibile per l’approccio emotivo comportamentale. Questo rappresenta un punto di svolta: si aiuta la persona a dare voce a ciò che sente a livello corporeo, un percorso che spinge a tirare fuori le risorse inespresse grazie all’uso consapevole delle emozioni. Questo permette di raggiungere l’obiettivo in armonia con i propri valori, ottimizzando i tempi e con risultati che si mantengono nel tempo.
I blocchi emotivi che ostacolano il cambiamento vengono fatti emergere durante il processo di coaching e vengono veicolati in modo funzionale attraverso un lavoro cognitivo e corporeo per favorire una crescita personale autentica e duratura. Un percorso di coaching che tiene in considerazione le emozioni del coachee favorisce il suo cambiamento di mindset e riduce i tempi che sono necessari per arrivare al raggiungimento dell’obiettivo.

Chi si rivolge al coach emotivo comportamentale e perché?
Le persone che si rivolgono al coach emotivo comportamentale vogliono fare un cambiamento duraturo, e hanno voglia di imparare a gestire e riconoscere le loro emozioni, a riconoscere quelle degli altri, per riuscire a tutelare le loro relazioni sia in ambito personale che lavorativo, poiché le emozioni giocano un ruolo centrale in tutte le interazioni della nostra vita.
Riuscire a non farsi “sequestrare” emotivamente e poter scegliere il comportamento in una data situazione ci dà la possibilità di vivere in armonia con i nostri valori, ci insegna ad ascoltare i segnali che il corpo ci manda e ci permette di scegliere ciò che in quel momento vogliamo per noi stessi e per tutelare la relazione con l’altro. Accettare le emozioni che stiamo vivendo e quelle altrui è il primo passo per poterle gestire al meglio.

La paura è la più negativa/paralizzante delle emozioni?
La paura, come tutte le altre emozioni, non è negativa. Le emozioni sono tutte positive perché arrivano per darci delle informazioni e avvisarci che qualcosa sta accadendo. Dobbiamo imparare a riconoscerle quando si presentano e ascoltarle, per comprendere il loro messaggio.
La paura ci può paralizzare ma dobbiamo imparare a riconoscerla e accettarla, poiché ci aiuta ad identificare ciò che in quel momento rappresenta una minaccia per noi. Non è la paura che ci danneggia ma quello che ci spinge a fare o non fare. Non dobbiamo scappare dalla paura ma dobbiamo indebolirla con l’aiuto delle nostre risorse: il coraggio e la curiosità possono essere un grande aiuto per intraprendere comportamenti nuovi assumendoci il rischio di affrontare la situazione.

Quali sono le emozioni che più di tutte dobbiamo tenere sotto controllo?
Le emozioni che più di tutte condizionano la maggior parte delle persone, sono paura, tristezza e rabbia. Sono emozioni che molto spesso le persone non sanno gestire, dalle quali si fanno sequestrare. Quando siamo rapiti emotivamente, il filtro con cui osserviamo ciò che ci accade è deformato a causa dell’emozione che viviamo. A volte, proprio per questo, vengono messi in atto comportamenti di cui ci si può pentire.

 In che modo le emozioni definiscono il nostro comportamento?
Le emozioni hanno un forte impatto sulle nostre decisioni e i nostri comportamenti. Quando proviamo emozioni, ognuna scatena una sequenza di segnali che si manifestano nel linguaggio del corpo, nella voce, e nelle espressioni del volto. Riconoscere i fattori che scatenano l’emozione che stiamo vivendo ci aiuta a prepararci a gestire meglio le nostre reazioni traendo vantaggio sia per noi stessi e per il nostro benessere, sia per la relazione con l’altro. Sarebbe bene rimandare le decisioni o le risposte finché siamo avvolti nella dinamica emotiva. In un mondo digitale come il nostro, dove la comunicazione è immediata, è bene rendersi conto del nostro stato d’animo, riconoscerlo, fermarsi: per esempio evitare di rispondere a un messaggio.

Quando una persona può essere definita emotiva?
Per la nostra società essere una persona emotiva ha sempre voluto dire essere una persona debole, le emozioni sono sempre state scoraggiate e per molto tempo anche nel mondo del lavoro non hanno trovato il proprio posto riconosciuto. Non è possibile tenere separati la mente e il cuore. Logica ed emozioni vanno di pari passo. Imparare ad ascoltare le nostre emozioni ci permette di raggiungere una consapevolezza fondata su un equilibrio tra ragione e sentimento.
Siamo tutti emotivi e quindi capaci di provare emozioni sempre, sono le emozioni che ci guidano verso una autonomia decisionale quando sappiamo gestirle. Ciò che ci differenzia è la consapevolezza emotiva che ci rende consapevoli delle nostre reazioni comportamentali. Le persone con scarsa consapevolezza del loro mondo interiore hanno convinzioni che non le aiutano.

Costanza Fontani
Fonte: Ufficio stampa
Costanza Fontani, coach emotivo-comportamentale

Potrebbe dare un consiglio alle nostre lettrici su come gestire l’emotività nell’ambiente di lavoro?
L’ambiente di lavoro dovrebbe essere un ambiente che ci dà benessere e che ci fa stare bene. Dobbiamo imparare ad ascoltarci, e a capire quali sono i nostri valori, poiché ci dà benessere vivere in un ambiente in linea con i nostri valori. Negli ambienti di lavoro le emozioni devono essere riconosciute, ascoltate e gestite per potersi trasformare da potenziale difficoltà in alleati nella gestione delle sfide aziendali quotidiane.
Il lato umano all’interno delle organizzazioni, piccole o grandi che siano, richiede una cura e un’attenzione che permettono di evitare o ridurre le eventuali quote di sofferenza presenti in alcune persone. Prendere in considerazione le proprie emozioni o quelle altrui ci permette di costruire relazioni efficaci e proficue e arrivare ad una crescita personale e lavorativa. Comprendere il mondo emotivo dei propri collaboratori è fondamentale, permette di cogliere come opportunità ciò che è sempre stato visto come impedimento, la capacità di ascolto e la comprensione migliorano le relazioni e la comunicazione interna nei piccoli o grandi gruppi.

E un consiglio per la gestione delle emozioni in ambito familiare?
Sviluppare la propria intelligenza emotiva è importante sempre. Nell’ambito familiare è molto importante capire le dinamiche emotive che esistono sotto ogni relazione.
Imparare ad ascoltarci e capire cosa fa l’altro, e quale nostro valore tocca quel comportamento ci aiuta a fermarci e decidere di mettere in atto qualcosa di diverso e più efficace per la relazione. Dobbiamo legittimare le emozioni nei nostri figli, insegnare loro a riconoscerle, a viverle, ad accoglierle, solo così impareranno a gestirle. Le emozioni accadono, non si possono frenare o nascondere. Non è un luogo comune ma se cambiamo il nostro modo di affrontarle cambia tutto intorno a noi. Lo dico per esperienza: ho litigato con mio padre per tanti anni e questo mi ha fatto stare malissimo. Ma da quando ho imparato a gestire la mia rabbia non abbiamo più avuto una discussione, e come per magia lui è diventato dolce, premuroso e calmo nei miei confronti. Da qualche anno ho con lui la relazione che avrei sempre voluto. Ho imparato a gestire le mie emozioni e a esternare i miei bisogni accogliendoli io per prima.