Monica Setta: “Alle donne dico di tenersi tutto e ai ragazzi che la cultura ci libera”

Monica Setta torna con Generazione Z e Donne al bivio, per parlare dei due temi che più le stanno a cuore, ragazzi e universo femminile. Con un occhio fisso all’attualità e due messaggi importanti da trasmettere

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Sara Gambero

Giornalista esperta di Spettacolo e Lifestyle

Una laurea in Lettere Moderne con indirizzo Storia del Cinema. Appassionata di libri, film e del mare, ha fatto in modo che il lavoro coincidesse con le sue passioni. Scrive da vent’anni di televisione, celebrities, costume e trend. Sempre con un occhio critico e l'altro divertito.

Monica Setta è un vulcano in piena. Giornalista di razza, tanta gavetta nella carta stampata prima di passare in tv nel 2002 (tutta “colpa” di Costanzo, che le mise di fronte al grande bivio della sua vita) e due nuovi appuntamenti importanti su Rai2: Storie di donne al bivio e Generazione Z , in seconda serata rispettivamente il martedì e mercoledì (“Dopo Cattelan, così come Renzo Arbore veniva dopo il tiggì”, scherza). Due trasmissioni di successo in cui Monica torna a parlare della cosiddetta “Generazione Z”, quella dai  12 ai 26 anni, che ha vissuto tutto, dalla crisi economica al terrorismo alla pandemia, e che ha molti più ideali di quanto vogliano farci credere in tanti, e di donne, donne famose, non solo del mondo dello spettacolo ma anche della politica o della cronaca, che la vita ha messo di fronte a bivi importanti, per scoprire cosa hanno scelto, e se oggi se ne sono pentite. E capire come oggi, per loro, sia importante, non dover rinunciare a carriera e sogni in nome di chissà quale retaggio culturale. “È finita l’epoca ‘o carriera o famiglia’, oggi le donne si possono, e devono, prendere tutto“.

Partiamo dai giovani: che idea si è fatta di questa Generazione Z?
È la generazione dei nostri figli, per noi mamme 50-60enni, che conosciamo bene le criticità di una generazione che ha vissuto tutto: la crisi economica americana, la minaccia del terrorismo, la pandemia, la guerra in Ucraina ieri e quella arabo-Israeliana oggi. Una generazione che ha vissuto tutto e nonostante questo possiede forti ideali. Pensa alla salvaguardia dell’ambiente, parla di sostenibilità, di inclusione. È una generazione migliore di come spesso i media la rappresentano, desiderosa di cambiare il mondo.

Solo rose, nessuna spina?
Ovvio che ci sono le patologie, le dipendenze come l’alcol, la droga, i problemi di salute mentale, l’abuso di psicofarmaci, lo sballo del sabato sera, che è ormai diventato routine. Nel programma ci poniamo delle domande, ci interroghiamo: “Quanto ha inciso in tutto ciò la pandemia, l’isolamento, l’abuso dei device, dei social su queste pericolose derive?”

E che risposte vi siete dati?
Ci siamo anche resi conto che nessuno di noi, da solo, può fare nulla: la scuola, i genitori, la politica. Se tutti andiamo in direzioni diverse è la fine. Si deve creare un patto di centrali educative per marciare nella stessa direzione. Spesso i nostri figli sono chiusi dietro una porta, a guardare la tv, a giocare alla play station, a telefonare, a usare i tablet. Per noi è difficile, perché dietro quella porta chiusa ci può essere un semplice desiderio di isolarsi, ma anche un disagio, un inizio di depressione, un disturbo di qualche tipo. Quella porta spesso ci fa paura e speriamo che si apra da sola. Invece dobbiamo bussare chiedendo loro di farci entrare e tenendo sempre l’orecchio pronto all’ascolto.

Parliamo di Storie di donne al bivio: quale ospite femminile l’ha colpita maggiormente e quale vorrebbe invitare nel suo programma?
Ho due sogni, i simboli dell’empowerment femminile oggi: Giorgia Meloni ed Elly Schlein. Sarebbe fantastico avere una intervista doppia, porre loro le stesse domande per confrontare le risposte. Sono due donne che rappresentano e incarnano, seppure ideologicamente all’opposto, un forte simbolismo di potere. Per quanto riguarda le interviste fatte, le migliori sono sempre le ultime, in questo caso quelle appena fatte ad Alba Parietti, Simona Izzo e Laura Ravetto.

Claudia Goldin ha appena vinto il  Nobel dell’Economia per gli studi sul Gender Gap. In Italia, secondo lei, come siamo messi?
C’è ancora tanto da fare, non solo in Italia. Però il Nobel è un passo importante: è il segnale che qualcosa si sta muovendo. I giovani hanno bisogno di modelli, di identificazione, per questo parlavo di empowerment femminile, perché sia la Meloni che la Schlein rappresentano nell’immaginario collettivo giovanile due donne forti che ce l’hanno fatta. E i modelli sono importanti per la crescita dei ragazzi. Poi ognuno sceglie quali seguire, dove voler andare.
Anche perché, parliamoci chiaro, le donne sono uscite dalla pandemia avendo pagato il prezzo più alto a livello occupazionale: molte hanno preferito lasciare il lavoro, perché non potevano usufruire di sistemi  flessibili come smart working o part time, pensando che fosse meglio stare a casa, occuparsi dei figli, anziché lavorare per un salario minimo. Invece è importante capire che dobbiamo riuscire a tenere insieme tutto. Non ci deve più essere questa dicotomia ‘o carriera, o famiglia’. Le donne possono, e devono, fare tutto.

C’è un tipo di televisione, oggi, che non le piace?
Sinceramente no: sono onnivora e malata di tv, guardo di tutto. Non solo la Rai, anche Mediaset, i canali satellitari, le piattaforme, la televisione è una vera passione. Mi piace farla e anche guardarla, dalle trasmissioni di approfondimento giornalistico alle docu-fiction, ai film, vecchi e nuovi, tutto!

Lei ha una figlia delle generazione Z. Che consigli di vita le ha dato?
Mia figlia Gaia si è appena laureata in giurisprudenza e ha le idee molto chiare. Da mamma le ho posto un’unica condizione: studiare per essere libera. “Scegli la tua strada, fai quello che vuoi, però studia”. Io dico sempre a tutti i ragazzi, anche in trasmissione: “La cultura, la conoscenza, vi rende liberi”.