Lina Sastri è la protagonista di Voce ‘e notte, lo spettacolo “essenziale” che sta avendo un grandissimo successo, tanto da fare sold out al Teatro Sannazzaro di Napoli all’inizio di febbraio.
Lina Sastri è una delle artiste italiane più complete e raffinate, che si sente perfettamente a suo agio sul palco così come davanti e dietro le telecamere. Ha interpretato grandi personaggi femminili della tradizione teatrale napoletana, come Filumena Marturano, ha lavorato con grandi registi, da Nanni Loy a Ferzan Ozpetek. Ed è amatissima dal grande pubblico televisivo per aver impersonato, tra i vari ruoli, la suocera di Vincenzo Malinconico nell’omonima serie Rai. Ma è davvero difficile riassumere in poche righe tutto quello che ha fatto, per questo è meglio lasciar parlare lei.
Ci racconta del suo spettacolo Voce ‘e notte?
È uno spettacolo essenziale, nudo, con solo pianoforte e voce. Non ci sono effetti speciali, scenografie elaborate o cambi di costume. È tutto basato sul contenuto. È una sorta di “controcanto” rispetto ai grandi allestimenti teatrali. C’è la musica napoletana classica del Novecento e alcuni brani di Pino Daniele, oltre a due canzoni originali con testi miei e musica di Pennino e Ciro Cascino. Lo porterò in tour fino alla fine di marzo.
Nei suoi spettacoli ha sempre un filo conduttore ben preciso, un’impronta teatrale forte. Potremmo dire che ha creato una sua forma di teatro-canzone?
Sì, in un certo senso. Ho portato in scena diversi spettacoli con una drammaturgia scritta da me: La linea rossa, Corpo celeste, Mi chiamo Lina Sastri, Eduardo mio dedicato a De Filippo. Ogni volta ho seguito un percorso diverso, ma sempre con la stessa anima.
A proposito di Eduardo De Filippo, il suo incontro con lui è stato fondamentale per la sua carriera e la sua vita.
Assolutamente. Me ne sono resa conto dopo. All’epoca ero molto giovane e non potevo capire la portata di quell’incontro. Ero in una fase in cui cercavo, sperimentavo, tra il teatro di ricerca e quello di prosa più classico. Poi ho recitato Pirandello, Shakespeare, ho lavorato con Peppino Patroni Griffi e tanti altri. Ma l’incontro con Eduardo ha segnato la mia vita. Non solo come maestro, ma come uomo.
Qual è l’insegnamento più grande che le ha lasciato?
Il silenzio. Il pensiero che sta dietro le parole. Il rispetto per il pubblico. E il sacrificio che questo mestiere impone.
Ha lavorato con tanti grandi registi, da Nanni Moretti a Ricky Tognazzi, da Ozpetek a Woody Allen. C’è un incontro che ricorda in modo particolare?
Ognuno mi ha lasciato qualcosa di diverso. Nel cinema tutto accade in un attimo: prima non c’è nulla, poi c’è tutto. Ogni regista è stato un incontro di vita, nel bene e nel male, e ne sono grata al destino. Ah, e non dimentichiamo Nanni Loy!
Si sente più a suo agio sul palco o dietro la macchina da presa?
Sul palco sono libera. Trovo la mia libertà di espressione, la mia libertà di essere donna, di essere umana. Riesco a esprimere tutto ciò che nella vita, per carattere, tendo a trattenere.
C’è qualcosa che vorrebbe ancora sperimentare?
Ho fatto tanto: canto, recito, scrivo, dirigo. Adesso è arrivato il cinema, ed è un’avventura che mi piacerebbe continuare.
L’abbiamo vista recentemente in Vincenzo Malinconico. Quanto si è divertita a interpretare Assunta?
Molto. Nella prima stagione era una socia insopportabile ma simpatica, una finta burbera piena di energia e vita. Nella seconda, dopo la malattia, ha perso questa vitalità e forse si lamenta un po’ troppo. Spero che nella terza stagione possa ritrovare la sua forza.

Quindi ci sarà una terza stagione?
Non lo so, lo spero.
Tra tutti i personaggi che ha interpretato, ce n’è uno che sente più vicino a sé?
Tutti, in momenti diversi della mia vita. In teatro, a volte Filumena Marturano, altre volte Maria Maddalena. Al cinema è diverso, dipende dalla sceneggiatura e dal regista. Ma se devo sceglierne uno, direi Lucia, nel film La casa di Ninetta. È il personaggio più fragile, più spigoloso, più vicino a me.