Alice Alison, la svolta con Je ne me vois plus: “Una storia vissuta sulla mia pelle”

Il messaggio potentissimo di Alice Alison nel suo ultimo brano: "La violenza non è solo fisica. Il mio singolo è una mano tesa a tutte le donne"

Foto di Federica Cislaghi

Federica Cislaghi

Royal e Lifestyle Specialist

Dopo il dottorato in filosofia, decide di fare della scrittura una professione. Si specializza così nel raccontare la cronaca rosa, i vizi e le virtù dei Reali, i segreti del mondo dello spettacolo e della televisione.

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L’ultimo singolo di Alice Alison, Je ne me vois plus, rappresenta per lei una svolta personale e artistica. Distribuito da Altafonte x The Orchad, scritto in collaborazione con Diego Esposito e prodotto da Giovanni Antonicelli, Je ne me vois plus, esplora la fine di un legame tossico e il delicato percorso di liberazione da dinamiche emotive distruttive.

Attraverso un racconto diretto e intenso, Alice Alison affronta momenti di malessere, confronti dolorosi con le proprie ombre e le ferite lasciate da relazioni che fanno male. Il brano diventa così una riflessione sulla difficoltà di accettare la propria vulnerabilità, di confrontarsi con le emozioni più profonde e di ritrovare il proprio equilibrio interiore. Ed è anche un potente messaggio alle donne per dire loro che non sono sole.

Je ne me vois plus
Albi Jakici
Je ne me vois plus

Come è nato e cosa ha ispirato il tuo ultimo brano, Je ne me vois plus?
È nato da una storia che ho vissuto sulla mia pelle. Sono incappata nell’ennesimo malessere emotivo, una di quelle lezioni che l’universo ti manda quando continui a ignorare i segnali. È stata dura, un vero frullato di emozioni, caos, confusione… però mi ha insegnato a darmi valore, finalmente. A mettermi sul piedistallo, ad amarmi. E questo mi ha portata su un altro livello di coscienza, con frequenze più alte, come se vedessi una luce dopo un tunnel molto lungo.

Qual è il messaggio che vuoi dare, soprattutto alle donne che ti ascoltano?
All’inizio non volevo neanche pubblicare questa canzone, era troppo intima. Avrei dovuto mettermi a nudo davanti a tutti. Poi ho pensato che non sono l’unica a vivere certe dinamiche. Tante donne incappano nel narcisista di turno, e uscirne è difficilissimo. La violenza non è solo fisica, anzi: quella psicologica lascia segni profondissimi, anche se non si vedono. Questo brano vuole essere una mano tesa, un messaggio per dire: non siete sole.

Alice Alison
Ufficio stampa - Alice Alison
Alice Alison

Hai definito questo brano come una svolta personale. È anche una svolta dal punto di vista artistico?
Assolutamente sì. Fa parte della mia evoluzione. Sto leggendo molto Salvatore Brizzi, che parla della Terra come “pianeta scuola”, e mi ritrovo molto: siamo qui per evolvere. E quando cambi frequenza, senti l’urgenza di esplorare nuovi territori artistici, parlare di altro, maturare. Non posso fare spoiler, ma quello che verrà sarà una conseguenza naturale di questo nuovo stato di coscienza.

Il video del brano ha un’atmosfera onirica e cupa, con figure coperte da teli bianchi. Cosa rappresentano?
Volevo che si percepisse lo smarrimento totale che ho vissuto. Le figure coperte rappresentano la perdita di identità, il non vedersi più. Je ne me vois plus significa proprio questo: non mi riconosco più in quella versione di me. Era la me nuova che cercava la me vecchia, senza accorgersi del momento esatto dello “switch”. A volte per arrivare al bello bisogna passare per il brutto, e io lì ero allo sbaraglio. Le maschere che cadono raccontano proprio quel percorso.

Alice Alison
Ufficio stampa - Alice Alison
Alice Alison, il video di “Je ne me vois plus”

Il brano è uscito dopo la metà di ottobre. Come sta reagendo il pubblico?
Sembra piacere, arrivano bei riscontri. Poi certo, ci sono anche gli hater: uno mi ha scritto “sembra cinese”. Succede. Il mondo è vario, bisogna conviverci.

Alice Alison
Ufficio stampa - Alice Alison
Alice Alison

Perché hai scelto un titolo in francese?
Amo il francese, anche se lo parlo poco e male. E poi nei live apro spesso con La vie en rose di Lady Gaga. Il francese dà un’eleganza naturale. In questo caso era anche un modo più dolce per dire qualcosa che in realtà mi ha fatto molto male. La lingua ammorbidisce la ferita.

Alice Alison
Ufficio stampa - Alice Alison
Alice Alison

Quando hai capito che la musica sarebbe stata la tua professione?
In realtà da sempre: a quattro anni cantavo Whitney Houston sdraiata a stella sul tappeto. Mio padre ha creduto nel mio talento e mi ha iscritto a una scuola di canto. Avrei voluto studiare strumenti musicali in modo più strutturato, oggi suonicchio il piano ma con fatica. Ho provato vari lavori, ma sapevo già che la mia strada era questa. Ho rinunciato a relazioni, stabilità, progetti “normali”: fare musica oggi è una vocazione, quasi come prendere i voti. Ci vuole costanza, passione, equilibrio psicologico. Ma se procedi con determinazione, prima o poi la vita ti viene incontro.