Sarah Everard era una ragazza di 33 anni. La sera del 3 marzo stava rincasando verso il suo appartamento di Brixton, nel sud di Londra, dopo una cena a casa di amici, quando è stata rapita. Per una settimana di lei non si è saputo più nulla. Poi i resti del suo corpo sono stati trovati mercoledì 10 marzo in un bosco ad Ahford, nel Kent, a poco meno di 80 chilometri dall’ultimo posto in cui era stata vista.
Scotland Yard ha arrestato un agente di polizia in servizio, che ieri davanti ai giudici del Westminster Magistratès Court è apparso con l’aria avvilita e testa bassa. Il caso ha sconvolto il Regno Unito, che per una settimana è rimasto col fiato sospeso nella speranza che Sarah venisse ritrovata sana e salva. Ma non è stato così. Ancora una volta una donna è stata uccisa senza motivo, brutalmente e per il solo fatto di essere donna. Ad aggravare il senso di ingiustizia il fatto che il suo carnefice possa essere un uomo appartenente alle forze dell’ordine, un uomo che avrebbe dovuto proteggerla.
La vicenda ha inorridito la Gran Bretagna e suscitato rabbia e paura a Londra, dove sono nate diverse proteste nei confronti della polizia, proprio ora che al comando di Scotland Yard c’è per la prima volta una donna, Cressida Dick, che si trova però ora al centro delle polemiche per aver ignorato i comportamenti sospetti dell’agente incriminato, rimasto in servizio.
Ma a Londra le proteste non si fermano. Nonostante sia stata vietata la veglia in onore di Sarah per evitare gli assembramenti, una folla di persone si è radunata comunque e ne sono scaturiti scontri con la polizia. Sui social hanno iniziato a circolare alcuni video in cui si vedono gli agenti che trattengono e ammanettano alcuni partecipanti con metodi anche brutali. Il ministro dell’Interno britannico Priti Patel ha chiesto alla polizia di Londra un’indagine approfondita per capire cosa sia successo. Il sindaco di Londra, Sadiq Khan, ha parlato di scene “inaccettabili” e ha chiesto a Cressida Dick “una spiegazione urgente”.
Il gruppo Sisters Uncut, che aveva dei rappresentanti presenti alla manifestazione, ha affermato che “gli agenti di polizia maschi hanno aspettato che il sole tramontasse prima di iniziare ad afferrare e maltrattare le donne tra la folla”.
Quella di Sarah Everard, però, è una storia che si ripete e che tocca qualsiasi donna. Ognuna di noi sa cosa si provi ad aver paura di camminare la sera da sole. Ognuna di noi ha sentito il bisogno di percorrere la strada più illuminata anche se magari più lunga, per sentirsi più sicura. Ognuna di noi è abituata a dire all’amica che torna da sola “mandami un messaggio quando arrivi”. Perché non diamo per scontato che succeda. E questo è un sentimento che accomuna tutte, dall’Italia al Regno Unito agli Stati Uniti.
“Elaboriamo un piano: le chiavi sono strette tra le dita, mappiamo i negozi all’angolo in cui potremmo intrufolarci lungo il tragitto (…). È frustrante, stancante e costante. Eppure a volte, nonostante tutti questi calcoli, non è ancora abbastanza”, ha commentato la giornalista inglese Kate McCann.
“Ogni singola donna che conosco è sopraffatta dalla storia di Sarah Everard. È la cosa di cui ci insegnano ad aver paura fin dall’infanzia. È la prova che non abbiamo paura senza motivo”, aggiunge la scrittrice Rebecca Reid.
Commenti in cui ci ritroviamo tutte. Persino Kate Middleton. La Duchessa ha voluto rendere omaggio alla giovane uccisa recandosi sul luogo del memoriale a Chapham Common e depositando un mazzo di narcisi in suo ricordo.