Piera Maggio, la forza delle mamme “orfane” dei loro figli

Sono passati 17 anni dalla scomparsa di Denise, una lettera anonima apre nuove scenari, noi siamo dalla parte di Piera e del suo diritto a conoscere la verità

Foto di Irene Vella

Irene Vella

Giornalista, Storyteller, Writer e Speaker

Scrive da sempre, raccogli emozioni e le trasforma in storie. Ha collaborato con ogni tipo di giornale. Ha fatto l'inviata per tutte le reti nazionali. È la giornalista che sussurra alle pasticcerie e alla primavera.

Pubblicato: 17 Maggio 2021 07:24

È il 1 settembre del 2004 quando una bambina di 4 anni, Denise Pipitone, scompare nei pressi della casa della nonna materna a Mazara del Vallo, mentre è intenta a giocare con i suoi cuginetti. Sono passati diciassette anni da quel giorno e durante tutto questo tempo il cuore della mamma di questa piccolina scomparsa nel nulla, è stato costretto dagli eventi a perdere molti battiti, Piera Maggio da quel giorno è diventata, suo malgrado, il simbolo delle madri a cui è stato strappato un figlio. Sono passate poche ore da quando sua figlia non si trova, e lei con la forza di una leonessa si trova ad affrontare il primo dei grandi ostacoli che durante tutti questo tempo si interpone tra lei e il ritrovamento di quello scricciolo con le fossette nelle guance.

Denise non è figlia di suo marito, ma è frutto di una relazione extraconiugale con Piero Pulizzi, sposato con Anna Corona, che era a conoscenza del fatto e in qualche modo ha instillato odio in tutta la sua famiglia, in particolare ai suoi figli, nei confronti di questa bambina. Immaginatevi la bomba che esplode in un piccolo paesino, in cui tutti sanno, ma nessuno dice, dove regna l’omertà, Piera Maggio in caserma fa nomi e cognomi, cerca di delineare perfettamente il quadro minatorio cui veniva sottoposta e cerca di indirizzare gli investigatori sulla pista giusta, eppure tutti i suoi tentativi vengono fatti cadere nel vuoto, come se non ci fosse davvero una reale volontà nel ritrovare questa piccola innocente.

Eppure il movente sembra chiaro, la famiglia Maggio non è così benestante da far presupporre un rapimento con richiesta di riscatto, non fa parte nemmeno della malavita, ergo non si può parlare di una rappresaglia a scopo intimidatorio, e nemmeno del rapimento da parte di uno sconosciuto, troppo breve il lasso di tempo in cui Denise è sparita e soprattutto senza che nessuno notasse qualcosa, come se, per l’appunto, il rapitore fosse del luogo, o quanto meno conoscesse molto bene quei posti.

Deve essere per forza qualcuno che vuole vendicarsi della signora Maggio, e l’unica ad avere un movente chiaro è Anna Corona e le sue figlie. Intercettazioni mai entrate al vaglio degli inquirenti, perquisizioni sbagliate, testimoni chiave non ritenuti attendibili, in particolar modo quella di Battista Della Chiave che nel 2013 racconta di essere stato testimone oculare del rapimento. Nonostante fosse sordomuto, riesce a comunicare con esattezza, con il linguaggio dei segni, quanto abbia visto. Ma l’interprete fornito dalla Procura non interpreta correttamente le sue dichiarazioni. A distanza di otto anni grazie al video registrato durante la testimonianza, visto che il Della Chiave non è più in vita, gli interpreti forniti dalla Rai hanno così tradotto “hanno rapito la bambina con una motocicletta, superato un cavalcavia e poi l’hanno nascosta in una barca a remi sotto una coperta e sono andati via. La bambina piangeva. La moto è stata buttata in mare”.

denise pipitone prova

Emergono altri fatti inquietanti, avvenuti nell’arco di questi anni, l’ex maresciallo dei carabinieri Francesco Lombardo ha raccontato di aver ricevuto delle minacce subito dopo la scomparsa della bambina, già nell’ottobre del 2004: «Sul parabrezza della macchina del mio collaboratore, il 10 ottobre è stato trovato un biglietto minatorio con su scritto “Tonino non vi siete stancati di girare per Mazara del Vallo tu e i tuoi colleghi? Avete fatto tanto, avete famiglia, tirate a campare. Questo è un fatto molto grave che serve per colpire la famiglia, non riguarda né pedofili, né traffico d’organi. Pensate a campare“». E le minacce sono state ritenute così attendibili da rendere necessaria una protezione speciale per le famiglie degli inquirenti.

Viene da chiedersi ma chi ha rapito Denise è davvero così pericoloso? E in caso positivo viene da chiedersi come fanno gli stessi inquirenti a saperlo visto che nessuno è mai stato incriminato? Forse perché ormai è sotto gli occhi di tutti che le indagini in tutte queste anni siano state condotte in modo confusionario, o forse perché per la prima volta l’ex pm Maria Angioni in merito alle indagini sulla scomparsa di Denise Pipitone a cui ha lavorato dall’ottobre 2004 al luglio 2005, ha raccontato all’AdnKronos un retroscena inquietante in merito all’inchiesta: «Venni interrotta da un esponente delle forze dell’ordine, mentre stavo interrogando una persona che mi stava dando notizie molto interessanti, distruggendo quella pista. Quella volta mi spaventai davvero».

Ma voi vi immaginate cosa significhi tutto questo per Piera Maggio? Ogni volta il cuore che si apre alla speranza, ogni volta il cuore che si ferma, quando un avvistamento, quando una fuga di notizie che sembra cercare la piccola Denise nel pozzo della casa che fu abitata da Anna Corona, quando una ragazza di nome Olesya, che è stata rapita da piccola, va in una trasmissione russa e la chiama mamma, ogni volta questa donna si trova con un pugno di mosche in mano. Ogni notte nel buio della sua stanza e dei suoi pensieri si chiederà dove si trova sua figlia, ma voi vi immaginate lo strazio che deve essere per lei essere quasi certa di chi siano i mandanti della scomparsa di Denise e in tutti questi anni aver avuto fiducia nella giustizia, che invece non le ha restituito nemmeno una traccia della sua bambina? Diciassette anni, 6.205 giorni, 204 mesi, 816 settimane, di silenzio, non pensate che abbia già pagato abbastanza per non conoscere la verità su sua figlia?

Mercoledì pomeriggio allo studio di Giacomo Frazzitta, legale di Piera Maggio, è arrivata una lettera anonima che introduce nuovi elementi ed è in fase di riscontro. Alcuni di questi, però, sono già stati ritenuti attendibili e ancora non resi pubblici. L’avvocato, insieme a Piera, rivolge all’autore anonimo della missiva un appello: «Si faccia sentire, è importante che si faccia sentire in qualche maniera. È importante davvero. Noi lo ringraziamo per il suo senso civico e chiediamo un ulteriore sforzo, un ulteriore passo».

Noi della redazione di DiLei ci uniamo all’appello dell’avvocato e saremo sempre dalla parte di Piera, chiunque sappia qualcosa parli, è arrivato il momento per tutti di conoscere la verità, perché Denise ormai è la figlia scomparsa di tutti noi, che abbiamo imparato a riconoscere quelle fossette nelle guance e quel sorriso innocente risucchiato dalla incomprensibile cattiveria umana, ricordando per sempre le parole della signora Maggio: «Bisogna chiedersi se esista un torto così grande da essere pagabile con la vita di una bambina. E così, tra l’indifferenza prudente dei molti, chi ha fatto il male cammina tranquillo per la strada».