STRUCCATE, MA POTENTI: QUANDO IL GIORNALISMO FEMMINILE FA PAURA PERCHÉ DICE LA VERITÀ
È morto il Papa. Un evento epocale, di quelli che segnano la storia, che richiedono sobrietà, prontezza, lucidità. E le due giornaliste una Rai ed una Mediaset, Valentina Bisti e Cesara Buonamici, hanno fatto quello che ogni professionista serio avrebbe fatto: si sono presentate in diretta, senza fronzoli, senza filtri, senza passare dal “trucco e parrucco”, per raccontare a un Paese intero la morte del capo della Chiesa cattolica. E invece di essere applaudite, abbracciate, rispettate per il loro coraggio e la loro lucidità, sono finite nel tritacarne dei social. Il motivo? Non erano “abbastanza curate”, non avevano il fondotinta a coprire l’urgenza, non avevano l’ombretto a scandire la gravità, non avevano il rossetto a rendere “più decoroso” il lutto.
E allora io dico basta. Basta. Ma davvero nel 2025 dobbiamo ancora misurare il valore di una donna da quanto mascara si è messa per andare in onda a raccontare la fine di un’epoca? Ma davvero c’è ancora chi pensa che la professionalità femminile debba passare dal correttore occhiaie? Ma in che mondo siamo cresciuti, e peggio ancora: in che mondo stiamo crescendo le nostre figlie?
Perché la verità è questa, ed è una verità che fa male: agli uomini non succede. Mai. Nessuno si è mai chiesto se Bruno Vespa avesse il dopobarba o meno prima di raccontare la guerra del Golfo. Nessuno ha mai fatto uno screenshot di Mentana per dire “Oddio, guarda che ricrescita”. Nessuno si è mai preoccupato delle rughe di un cronista uomo, solo delle sue parole. E meno male. Ma perché alle donne non è concesso lo stesso spazio? Perché ogni volta che una donna si siede dietro un banco del TG, ci deve arrivare perfetta, pettinata, bardata, vestita da cerimonia, come se stesse andando a un matrimonio e non a informare.
Perché il dolore, se è femminile, deve essere “bello”. Deve essere presentabile. Deve essere coerente con i canoni. Ma io ve lo dico col cuore: il dolore non ha il tempo di truccarsi, il dolore, quello vero, arriva e ti prende per il collo, e tu vai in onda così come sei, perché sei una professionista, non una modella. Quello che hanno fatto Valentina Bisti e Cesara Buonamici è stato un atto giornalistico, ma anche un atto politico. Senza volerlo, senza cercarlo, hanno dimostrato che l’autenticità fa paura, perché due donne che parlano con voce ferma, sguardo diretto, emozione vera, senza dover passare dal make-up, fanno più rumore di qualsiasi passerella.
E se questo disturba, è perché c’è ancora chi pensa che una donna, per essere credibile, debba essere prima di tutto “bella”. Bella secondo canoni maschili, ovviamente, bella secondo la cultura del “decoro”, bella secondo chi non ha mai fatto un turno di dodici ore in redazione, chi non sa cosa voglia dire andare in onda con il cuore a pezzi, con la pressione alle stelle, e sapere che milioni di persone stanno aspettando solo te. E se ancora ci scandalizziamo per una giornalista struccata in diretta, ma non ci indigniamo per il sessismo tossico che alimenta questi giudizi, allora non abbiamo capito niente. E sapete cosa mi ha ricordato tutto questo? Giovanna Botteri. Una delle menti più lucide e potenti del giornalismo italiano. Attaccata e derisa perché – udite udite – indossava sempre la stessa maglietta nera e aveva i capelli “troppo spettinati”. Come se l’intelligenza passasse per l’outfit. Come se la competenza fosse un derivato dell’hairstyling. E invece Giovanna ha risposto con la grazia che solo chi ha la cultura nel sangue sa portare: senza urlare, ma colpendo dritto al cuore.
E allora lo voglio dire forte: se avessimo un decimo della preparazione, della visione, della capacità di raccontare il mondo di Giovanna Botteri, il giornalismo italiano sarebbe un faro nel buio, e invece lo stiamo lasciando spegnere sotto chili di fondotinta e polemiche da parrucchiere. A me di come sono vestite Valentina Bisti e Cesara Buonamici non importa niente, m’importa cosa dicono, come lo dicono, quanto ci credono, quanto rischiano, quanto portano rispetto alla notizia, prima ancora che a loro stesse. E sapete una cosa? Sono state perfette, perfette nella loro autenticità, perfette nella loro imperfezione. Perché la verità non ha bisogno di make-up, la verità, quando è vera, basta a se stessa. Quindi la prossima volta che una donna va in onda con il viso nudo, fateci un favore: ascoltatela. Perché dietro quel viso c’è molto più coraggio di quanto certi uomini riescano a mettere in una carriera intera, e se questo vi turba, allora il problema non è il trucco. Siete voi.