Pittrice, scultrice e regista, un’artista visionaria e avanguardista che ha segnato un’epoca e ci ha donato in eredità un sogno, il suo, che oggi vive e sopravvive in quel giardino delle meraviglie situato in provincia di Grosseto. Stiamo parlando di lei, di Catherine-Marie-Agnès Fal de Saint Phalle, conosciuta ai più semplicemente come Niki de Saint Phalle. Una donna poliedrica, anticonformista e libera che attraverso la sua arte ha espresso tutta la potenza femminile come nessuno aveva fatto mai fino a quel momento. Questa è la sua storia.
Chi era Niki de Saint Phalle
Le sue opere parlano di lei, parlano per lei. Lo fanno attraverso dettagli minuziosi e impercettibili, con sfumature che delineano contorni sempre più nitidi che si svelano a chi li sa guardare, come se si trattasse di tanti piccoli pezzi di un puzzle che trovano la completezza solo se messi insieme. Ogni suo lavoro è una storia, diversa dalle altre, ma a queste collegata attraverso un fil rouge che può essere compreso solo esplorando la grande donna che si cela dietro a un’artista indimenticabile.
Niki de Saint Phalle, la conosciamo tutti così quella ragazza ribelle e anticonformista che ha osato sfidare le regole del tempo e persino la sua stessa famiglia. Nasce a Neuilly-sur-Seine, il 29 ottobre del 1930, e sembra già avere infinite possibilità di realizzazione e di successo. Sua madre, un’attrice di origini americane, e suo padre, banchiere, fanno parte della Francia bene, quella in cui si collocano gli aristocratici. Eppure il sogno patinato del presente e del futuro si frantuma in fretta, quando Catherine-Marie-Agnès è ancora una bambina, dopo la grande crisi del 1929.
La famiglia approda a New York. Niki è una ragazza molto curiosa, attenta a ciò che succede intorno a lei, ma estremamente irrequieta e insofferente alle regole. Il suo carattere la porta a cambiare diverse scuole in pochi anni, sia pubbliche che private, ma anche a viaggiare in Europa, a scoprire le culture e le lingue del mondo.
Si sente una ragazza del mondo, Niki, forse anche per la sua doppia nazionalità. Fatto sta che stringe amicizie con moltissime persone durante i suoi innumerevoli viaggi. Nel 1947 si diploma nel Maryland alla Oldfield School e contemporaneamente inizia a lavorare come fotomodella.
Sembra brillante, curiosa e piena di vita. Nessuno sa, però, che dentro di sé una ferita la divora e non smette di sanguinare. Niki ha subito degli abusi da parte di chi doveva amarla e proteggerla: suo padre. La violenza subita e le inquietudini private l’accompagneranno per sempre, nella vita e nell’arte.
La passione per l’arte e i tormenti del passato
Affascinata dalla storia, dalla cultura e dalla letteratura, Niki de Saint Phalle inizia a legarsi all’arte e a tutte le sue forme. Sperimenta la scrittura, poi calca i palchi dei teatri immaginandosi un’attrice. Diventa una fotomodella acclamata e finisce sulle copertine di alcune riviste di fama internazionale. È bella Niki, è ha un fascino fuori dall’ordinario. Qualcuno le dice che è destinata a fare carriera nel mondo del cinema.
Ha appena vent’anni quando decide di stravolgere la sua vita. Lo fa per amore, dopo l’incontro con lo scrittore Harry Mathews. Scappa di casa e convola a nozze con l’amore della sua vita, dalla loro unione nasceranno due figli, Laura e Philip. È in questo periodo che Niki si avvicina alla pittura: non è una passione, ma una vera e propria vocazione.
La famiglia si trasferisce prima nel Massachusetts e poi a Parigi. Ma i fantasmi del passato bussano prepotentemente alla sua porta spingendola nell’oblio. Niki viene ricoverata in un ospedale di Nizza dopo una grave crisi nervosa. A salvarla sarà proprio la pittura che non lascerà mai più.
Il successo internazionale
Nel 1956, nella città di San Gallo in Svizzera, Niki de Saint Phalle organizza la sua prima mostra personale. In questa occasione conosce Jean Tinguely e sua moglie Eva Aeppli, entrambi artisti, che segnano inconsapevolmente una nuova fase della sua vita.
Nel 1960 si separa da suo marito e decide di aprire uno studio insieme a Jean Tinguely. Sono quelli gli anni in cui realizza I Tiri, delle sculture bersaglio in gesso sul quale il pubblico, e la stessa artista, devono sparare per fare esplodere i sacchi di pittura che li ricoprono. È un nuovo tipo di arte, quello proposto da Niki, partecipativo, bizzarro e sicuramente curioso. La sua idea si diffonde velocemente attirando l’attenzione della stampa e degli addetti ai lavori.
Niki de Saint Phalle è ormai un’artista, l’unica donna a far parte del gruppo del nouveau réalisme, il collettivo nato negli anni ’60. Al suo fianco c’è sempre Tinguely, un’unione artistica la loro che sfocerà presto in qualcosa di grandioso.
Ottenuta l’attenzione mediatica, Niki si esprime in tutta la sua potenza, lo fa esplorando la femminilità e concretizzandola attraverso monumentali figure a grandezza naturale: le Nana. Sono sculture che raccontano la vita, che parlano delle donne anche attraverso il suo vissuto. Sono celebrazioni del femminismo e dell’emancipazione, ma anche del dolore.
Non si ammirano soltanto da lontano i suoi capolavori, ma si attraversano. Nel 1966, nel Moderna Museet di Stoccolma, l’artista presenta una Nana incinta stesa sul dorso nella quale i visitatori possono entrare attraverso l’apparato genitale femminile. Diverse le polemiche, altrettanto lo sgomento: Niki è provocatoria e irriverente, ma estremamente reale.
Il Giardino dei Tarocchi
Dal sodalizio artistico con Jean Tinguely nascono opere di straordinaria bellezza, come il Ciclope di Milly-la-Forêt e la celebre fontana Stravinsky di Parigi, situata nei pressi nel Centro Pompidou. Niki e Jean diventano una coppia a tutti gli effetti, e dopo i rispettivi divorzi da Harry Mathews e Eva Aeppli, convolano a nozze il 13 luglio del 1971.
Qualche anno dopo arriva l’esigenza di realizzare un sogno, un progetto visionario ispirato al Parco Güell di Gaudí a Barcellona, ma che mantenesse tutte le premesse che fino a quel momento avevano ispirato la sua produzione: libertà, femminismo ed emancipazione.
Insieme a suo marito realizza in Toscana il suo più celebre capolavoro. A Garavicchio, una frazione di Capalbio in provincia di Grosseto, nasce il Giardino dei Tarocchi, un parco delle meraviglie che ospita 22 sculture monumentali ispirate agli arcani maggiori dei Tarocchi, e ricoperte da mosaici di specchi, ceramiche e vetri colorati. Ci vorranno 17 anni di incessante lavoro, di collaborazioni, di risorse economiche che la stessa Niki accumula lanciano una linea di profumi e vendendo le sue opere, per vedere il sogno realizzato.
Il giardino di Grosseto diventa il simbolo della sua intera opera, l’emblema di un linguaggio artistico estremamente innovativo che ha trasformato le sculture artistiche, le cui ispirazioni e dimensioni sono umane, in opere abitabili. Niki diventa sempre più un’artista riconoscibile e riconosciuta, ma non può più dedicarsi solamente all’arte perché la sua salute sta peggiorando.
Nel 2002, a causa di una malattia respiratoria, Niki muore in California.