Etty Hillesum, la scrittrice olandese vittima dell’Olocausto

La sua vita è una straordinaria testimonianza di coraggio, resistenza e compassione che non può e non deve essere dimenticata.

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Sonia Surico

Content Editor e Storyteller

Laureata in Scienze della Comunicazione e con un Master in Seo Copywriting. Per lei, scrivere è un viaggio che unisce emozioni e conoscenza.

L’Olocausto rimane uno degli eventi più oscuri e devastanti nella storia dell’umanità. Un tempo di inimmaginabile sofferenza, di perdita e di crudeltà che ha lasciato un segno profondo nel cuore del mondo.

Oltre sei milioni di ebrei, insieme ad altre migliaia di vittime innocenti, sono stati brutalmente strappati alle loro case, alle loro famiglie, ai loro sogni e condotti verso un destino di disperazione e morte. Ogni singola vita spezzata rappresenta una storia unica, un potenziale inespresso, un amore mancato, un vuoto che non potrà mai essere colmato.

Ma all’interno di questa spietata macchina di morte nazista, esistono storie di coraggio, resistenza e speranza che hanno illuminato il buio, dimostrando che l’amore e la compassione possono sopravvivere anche nei momenti più terribili.

Una delle più toccanti e commoventi è quella di Etty Hillesum, una giovane donna ebrea che perse la vita ad Auschwitz a soli 29 anni. Attraverso i suoi diari e le sue lettere, ci offre uno sguardo intimo nella sua anima, rivelando una profonda introspezione e una continua ricerca di significato anche nel mezzo delle peggiori sofferenze. È un simbolo di resistenza e resilienza, che ci ispira a riflettere sul valore della vita e sulla forza dello spirito umano.

La sua testimonianza riflette il suo straordinario coraggio di fronte all’orrore dell’Olocausto, mostrando un amore incondizionato per la vita e per l’umanità. La sua voce, piena di amore e di speranza, continua a risuonare ancora oggi come un monito eterno contro l’odio e un invito ad abbracciare la vita con amore e tolleranza.

Infine, questa storia ci rammenta che, anche di fronte al male più terribile, l’umanità può ancora scegliere la vita. E che, per impedire che tali atrocità si ripetano, non dobbiamo mai smettere di ricordare.

Etty Hillesum, la forza e l’umanità di una donna coraggiosa

Esther Hillesum (questo era il suo vero nome) nacque il 15 gennaio 1914 a Middelburg, nei Paesi Bassi, da una famiglia ebraica borghese.

Sin dalla giovane età, Etty dimostrò un amore profondo per la letteratura e la filosofia, studiando legge e psicologia all’Università di Amsterdam. La sua fervida curiosità e il desiderio di apprendere la distinsero come una mente brillante e aperta.

Con l’ascesa al potere dei nazisti, però, la vita di Etty cambiò radicalmente. Nonostante avesse l’opportunità di sfuggire alle grinfie dell’Olocausto, scelse di rimanere nei Paesi Bassi, lavorando come assistente sociale nel campo di transito di Westerbork, nel nord est dell’Olanda, e cercando di portare conforto e speranza a coloro che erano destinati ai campi di sterminio.

In questo luogo di disperazione, Etty divenne un faro di speranza, mostrando una sensibilità e una compassione incredibili.

Fu durante questi anni che Etty cominciò a scrivere un diario e numerose lettere che sarebbero diventate la testimonianza potente della sua forza interiore e dei suoi valori.

I suoi scritti iniziali risalgono al 1941, quando aveva 27 anni. Inizialmente, utilizzò il suo diario per riflettere sulla sua vita personale, i suoi amori, le sue ambizioni e le sue lotte interiori. Ma con l’avanzare della guerra, divenne sempre più un resoconto delle atrocità che stava vivendo.

Pur immersa in situazioni di sofferenza, Etty riusciva ancora a scorgere la bellezza e il profondo significato della vita, mantenendo viva la speranza in sé stessa e negli altri.

La vita è bella e degna di essere vissuta“, scriveva, “anche se è piena di miseria e distruzione“.

Questa è la forza delle sue parole, il potere della sua scrittura. E mentre leggiamo le sue lettere, non possiamo fare a meno di essere toccati dalla sua straordinaria capacità di restare fiduciosa, nonostante tutto. Sono storie di amore, di perdita, di lotta, ma soprattutto di speranza. Una speranza che persiste anche nei momenti più bui: “Non dobbiamo perdere la fede nell’umanità. Nonostante tutto, è buona nel suo profondo“.

Etty fu deportata ad Auschwitz nel settembre del 1943, dove morì due mesi dopo insieme ai suoi genitori e a suo fratello.

Prima di partire per il campo nazista, consegnò i suoi diari all’amica Maria Tuinzing. Le chiese di portarli al famoso scrittore Klaas Smelik, nel caso in cui non fosse tornata, pregando di prendersi cura della loro pubblicazione.

I suoi diari e le sue lettere continuano ancora oggi a parlare a milioni di persone in tutto il mondo, offrendo una visione profonda e commovente della sua vita e della sua fede incondizionata nell’umanità.

Olocausto, un capitolo oscuro che non va dimenticato

L’Olocausto rimane uno dei periodi più bui e dolorosi della storia umana, un tempo in cui l’umanità ha mostrato il suo volto più orribile. Sei milioni di ebrei furono sterminati in quello che rimane uno dei genocidi più devastanti mai registrati.

Oggi, a distanza di decenni, è fondamentale ricordarlo, non solo come un tributo a coloro che hanno perso la vita, ma come un monito per un futuro più umano.

Proprio per questo, nel 2018, è stato inaugurato a Roma un luogo davvero speciale: il Giardino del Giusti dell’Umanità. Questo parco, situato a Villa Pamphili, rappresenta un simbolo di riconoscimento per coloro che hanno combattuto contro genocidi e totalitarismi.

Ogni 6 marzo, durante la celebrazione della “Giornata europea in memoria dei Giusti“, vengono piantati cinque alberi per onorare le figure eroiche che hanno lasciato la loro impronta nella storia.

Tra questi, uno è dedicato alla memoria di Etty Hillesum, per ricordare le terribili atrocità del suo passato, ma anche per onorare lo straordinario altruismo e il grande coraggio che hanno ispirato gli altri a seguire il suo esempio.

La storia di Etty Hillesum, con i suoi diari e le sue lettere, ci ricorda con forza il nostro dovere di non dimenticare. Ogni storia, ogni nome, ogni vita perduta è un triste ricordo di come l’essere umano riesca a causare tanto dolore ai propri simili.

Ma forse, ancora più importante, ricordare l’Olocausto serve per non dimenticare mai che le atrocità commesse durante quel periodo oscuro non sono accadute per caso. Infatti, furono il risultato di pregiudizi, odio e intolleranza che si infiltrarono lentamente nella società dell’epoca.

L’emarginazione e la discriminazione sono due veleni insidiosi che possono infettare il cuore dell’umanità, alimentando divisioni, seminando odio e generando violenza. Quando siamo ciechi alla comune umanità che unisce tutti noi, quando ci permettiamo di giudicare e di escludere sulla base di differenze superficiali, corriamo il rischio di scivolare in un abisso di crudeltà e indifferenza. La storia ci ha mostrato, in modi troppo dolorosi, quanto possano essere devastanti le conseguenze di tutto questo.

Ogni passo che facciamo verso l’accettazione, l’empatia e il rispetto per gli altri è un passo verso un futuro più giusto, in cui la diversità non sia più temuta o denigrata. E con ogni piccolo passo, camminando insieme, possiamo rafforzare le fondamenta di una comunità costruita sull’uguaglianza e sulla libertà.