Elisabetta Sirani, la pittrice che ha dipinto la forza delle donne

Molto più di una pittrice. Elisabetta Sirani è riuscita ad affermare la propria arte e a diventare il punto di rottura del suo secolo

Foto di DiLei

DiLei

Redazione

DiLei è il magazine femminile di Italiaonline lanciato a febbraio 2013, che parla a tutte le donne con occhi al 100% femminili.

L’arte non ha confini, è una frase che sentiamo spesso ripetere e che rappresenta la vera essenza di ogni forma artistica. Attori, ballerini, scultori e pittori, ognuno di loro mette la propria personalità al servizio dell’arte per esprimere se stessi, per comunicare al mondo e per il mondo.

Il mestiere dell’artista, non va dimenticato, va di pari passo con il talento e con la generosità, perché esporsi e mettersi a nudo è un gesto che lascia tracce indelebili sul pubblico. Tra le artiste a cui siamo maggiormente debitrici c’è Elisabetta Sirani, vissuta nella prima metà del ‘600, che dipingeva le protagoniste dei suoi quadri come eroine indipendenti, intelligenti e coraggiose. Una novità in senso assoluto, la sua, se consideriamo che tutte quelle caratteristiche, in quel periodo, venivano attribuite agli uomini, e mai alle donne.

E invece Elisabetta Sirani lo ha fatto. Ha sfidato le convinzioni del tempo attraverso l’arte segnando un punto di rottura con il passato e diventando l’emblema di un femminismo ante litteram. Questa è la sua storia.

Un talento fatto di bravura e coraggio

Elisabetta Sirani, nasce e cresce a Bologna. Nella sua breve vita (morirà a soli 27 anni a causa di una peritonite), diventa l’artista donna più amata e quotata del suo tempo. Le sue opere, infatti, sono oggi protagoniste delle collezioni europee più importanti.

Figlia di un famoso mercante d’arte bolognese, a ventiquattro anni è già capo della sua bottega. Successivamente diventa professoressa all’Accademia d’arte di San Luca a Roma ed è la prima artista donna in Europa a dare vita a una scuola femminile di pittura. Non solo, è anche tra le poche a firmare le sue opere in un contesto storico in cui la stessa firma delle donne non ha alcuna valenza legale

Accanto alle sue doti artistiche fatte di pennellate ampie, un senso del colore impeccabile e la velocità di esecuzione, quello che davvero rende Elisabetta famosa in tutti i circoli pittorici e nelle corti europee è la capacità di essere un elemento di rottura. I soggetti dei suoi quadri sono nuovi e rivoluzionari: rappresentano donne forti ed emancipate, proprio come lo è lei.

La sua femminilità e quella delle protagoniste dei suoi quadri è del tutto nuova. La donna non dipende più dall’uomo, ma riesce ad affermarsi da sola grazie a una grande determinazione. Questo la espone a critiche e ingiurie: a lungo viene accusata di non essere l’autrice dei suoi dipinti. Un sospetto che la Sirani smentisce prontamente dipingendo dal vivo davanti ai signori dell’epoca.

Donne forti e determinate rendono indimenticabili i suoi dipinti

Le “femmes fortes” come sono state definite dalla critica, sono sempre le protagoniste dei dipinti di Elisabetta Sirani, e un chiaro esempio di questa tendenza è l’opera “Timoclea uccide il capitano di Alessandro Magno”.

La pittrice bolognese sceglie di dedicare la sua tela appunto a Timoclea, una donna dell’antica Grecia che ha subito violenza dal suo assalitore e che decide di farsi giustizia uccidendolo. Proprio per questo suo coraggio, una volta arrestata, ottiene la grazia del re Macedone Alessandro il Grande, che ne ammira la forza d’animo.

Elisabetta Sirani sceglie di rappresentare nel suo dipinto proprio una donna che reagisce e non subisce la violenza. Per la prima volta la vittima non viene ritratta a terra, ma è in piedi mentre è intenta a gettare nel pozzo il suo aggressore attratto nel giardino con l’inganno. Questo ritratto incarna in pieno lo spirito che ha sempre guidato Elisabetta: la fierezza, l’intelligenza e l’audacia di affermare il suo talento senza nascondersi ma, al contrario, facendo da apripista a donne che come lei erano pronte a farsi valere ed emanciparsi.