L’amore, il fuoco sacro della passione, quell’incantesimo quasi occulto che non può essere spiegato: questa è la storia d’amore più bella e incomprensibile di sempre, quella tra Salvador Dalì e la sua Gala.
Il destino li fece incontrare per caso e una magia li legò per tutta la vita. Gala fu la sua sposa e la sua musa, la sua amante e la figura sacra dalla quale prese ispirazione. Lui stregato e devoto, lei dominante e irresistibile: un’ossessione, la loro, che ha retto i fili di una relazione che ha tenuto uniti i due amanti nella vita e nell’arte senza confini e limiti.
Amo Gala più di mia madre, più di mio padre, più di Picasso e perfino più del denaro
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L’incontro a Parigi
Tutto iniziò nel 1929, a Parigi, quando, in occasione della presentazione cinematografica dell’opera Un chien andalou, Salvador Dalì invitò tutti i presenti a trascorrere un’estate nella sua casa in Spagna. Fu in quella occasione che l’esponente del surrealismo incontrò Gala, arrivata nella dimora dell’artista insieme a suo marito Eluard e a sua figlia Cécile. Fu amore a prima vista: un incontro fatale che costrinse i due a cedere all’impeto della passione e che li unì per sempre fino alla fine dei loro giorni.
Amore a prima vista
Gala era sposata con Eluard dal 1917, la loro era una relazione complessa e inquietante, per alcuni addirittura masochista, non priva di tradimenti. La donna infatti fu l’amante, mai segreta, di Max Ernst. Ma con Dalì, tutto fu diverso, dopo il loro primo incontro, infatti, la donna lasciò il marito per congiungersi con l’amore della sua vita.
Gala: una donna fatale
Di lei, si dice, fosse una donna non particolarmente bella, ma inquieta e irresistibile con una personalità molto dominante. Proveniva da una famiglia agiata della Russia centrale ma rimase orfana a soli 11 anni. La stessa irrequietezza che ha caratterizzato la sua vita, si era riversata sulle relazioni e sull’amore, fino a quando non conobbe l’artista impressionista: solo lui riuscì a spazzare via, con uno sguardo, matrimonio, amanti e persino la piccola Cécile che Gala non volle più rivedere.
Sentimentale, spirituale e creativa: la relazione tra Dalì e Gala
Dal primo incontro Salvador Dalì e Gala non si separarono più. Vissero tutta la vita, insieme, tra New York e la Spagna e si sposarono nel 1958 nella Cattedrale di Girona. In pochissimo tempo, la donna, divenne per l’artista il centro di tutto: la dipingeva con un’enfasi assoluta, perché lei era amante, musa e amore folle e irragionevole.
Lei mi guarì, grazie alla potenza indomabile e insondabile del suo amore: la profondità di pensiero e la destrezza pratica di questo amore surclassarono i più ambiziosi metodi psicanalitici
Un amore folle e inspiegabile
Salvador Dalì amò Gala in un modo ancora oggi inspiegabile. Non fu solo il suo amante, ma divenne il suo migliore amico, il suo compagno fedele e un servo devoto. Tutta colpa di quel fuoco che ardeva nel cuore e nell’anima della donna e che la rendeva affascinante e magnetica agli occhi degli uomini.
La relazione tra i due, a guardarla adesso, era lontana dall’amore maturo ed equilibrato che oggi conosciamo e cerchiamo. Era surreale, come l’arte del pittore, e dominato da dipendenza, ossessione, perversione e devozione, eppure esisteva. In una maniera così intensa, profonda e assoluta che niente e nessuno avrebbe mai allontanato Salvador Dalì da Gala e viceversa.
L’inizio di una leggenda
Nonostante i tradimenti, la follia e la perversione che caratterizzò la loro storia, quel vincolo stregato non si spezzò mai, fino alla fine dei loro giorni. Gala morì nel 1982 e, per tutta la sua vita, l’esponente maggiore del surrealismo continuò a dipingerla con enfasi e devozione assoluta. La seppellì nel castello di Púbol, che lui stesso acquisto per lei, per poi lasciarsi divorare dalla depressione fino alla morte il 23 gennaio 1989.