Piante alimurgiche, cosa sono e a cosa servono

Le piante alimurgiche tornano protagoniste tra cucina, benessere e tradizione: erbe selvatiche da riscoprire per nutrire corpo e anima

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Francesca Secci

Giornalista, esperta di lifestyle

Sarda, ma anche molto umbra. Giornalista pubblicista, sogno di una vita, scrive soprattutto di argomenti di attualità, lifestyle e cura della casa.

Pubblicato: 13 Ottobre 2025 16:38

C’è un piccolo lusso nascosto tra i sentieri di campagna e le radure dei boschi: sono le erbe selvatiche, piccole meraviglie spontanee che un tempo erano il segreto delle nonne contadine, oggi tornate protagoniste tra chi cerca uno stile di vita più naturale e consapevole. Si chiamano piante alimurgiche, un nome antico e affascinante che racconta di “alimenti d’emergenza”, ma che oggi sa di eleganza rurale e ritorno alle origini.

Nel Settecento, il medico Giovan Targioni-Tozzetti parlava di “alimurgia” riferendosi all’arte di nutrirsi con quello che offre la natura, senza coltivarlo. E oggi, il foraging è diventato il rituale chic amanti del benessere e della cucina green.

Raccogliere erbe selvatiche non è solo una passeggiata bucolica con cestino in mano: è un gesto sostenibile, che porta in tavola sapori nuovi, autentici, e pieni di nutrienti.

Piante alimurgiche: il ritorno delle erbe selvatiche in cucina

Le chiamano piante alimurgiche, ma potremmo definirle le green queens del mondo vegetale: erbe spontanee, selvatiche, commestibili e soprattutto prive di tossine. Sono tesori naturali che la terra ci regala, senza bisogno di semine o serre, e che da secoli nutrono l’essere umano con semplicità e intelligenza.

Un tempo erano il pane quotidiano dei nostri antenati, raccolte nei campi e nei prati con quella sapienza contadina che oggi chiamiamo saper vivere slow. Quelle stesse erbe, che un tempo salvavano dalla fame, oggi ritornano come piccole protagoniste di una cucina consapevole e raffinata.

Grazie allo studio e alla passione di botanici e appassionati, possiamo riconoscerle senza rischi, trasformando una passeggiata nella natura in un’esperienza di bellezza, benessere e gusto.

Cosa sono le piante alimurgiche e perché riscoprirle oggi

La raccolta di erbe selvatiche è una di quelle pratiche ancestrali che sembrano uscite da un libro illustrato sulla vita semplice — e invece è più attuale che mai. Dalla preistoria fino ai giorni nostri, l’essere umano si è affidato a queste piccole alleate verdi, soprattutto nei momenti difficili. Durante l’epoca contadina, erano la base di una cucina povera ma geniale, fatta di cicoria, bietola selvatica, tarassaco e altre delizie.

Mangiare a km 0, raccogliere erbe con le mani, preparare una zuppa con foglie di ortica come se fosse la cosa più naturale del mondo… perché lo è.

Le erbe alimurgiche nella tradizione contadina italiana

Le erbe selvatiche più autentiche non si trovano nei vasi di design o negli orti zen su Pinterest, ma là dove la natura si prende il suo spazio: campi dimenticati, sentieri poco battuti, rive di ruscelli che nessuno fotografa mai. Sono proprio questi luoghi un po’ selvaggi e trascurati a custodire le piante alimurgiche nella loro forma più pura e libera.

Ma attenzione: fare foraging non è un hobby da improvvisare in sneakers bianche e cappello di paglia. C’è un galateo della raccolta (sì, anche per le erbacce) che va rispettato. Evita le zone inquinate, i bordi delle strade, i terreni trattati con pesticidi. Le aree rurali, i boschi e i prati lontani dal traffico sono il tuo luogo ideale per una spesa a prova di detox.

Raccogli solo le parti giovani e commestibili, germogli, foglie tenere, fiori delicati, e soprattutto: non fidarti del tuo “intuito botanico” da domenica mattina. Se non sai cosa stai raccogliendo, lascia stare. Abbiamo visto tutti Into The Wild, giusto? Le guide esperte, i manuali illustrati o le uscite con chi se ne intende davvero sono la tua polizza di sicurezza.

E se vuoi fare le cose per bene, sappi che in molte regioni italiane serve addirittura il “patentino del raccoglitore”.

Dove trovare le piante alimurgiche e come riconoscerle

Tra le piante alimurgiche più comuni e facili da trovare ricordiamo l’ortica, il tarassaco, la borragine e la cicoria selvatica. Si raccolgono da fine inverno fino alla primavera inoltrata e si consumano spesso le parti verdi più giovani, che hanno un sapore leggermente amarognolo. Ad esempio:

  • ortica (Urtica dioica) – foglie ricche di ferro, calcio e vitamine, con azione depurativa e remineralizzante;
  • tarassaco (Taraxacum officinale) – foglie dentate dal gusto amaro, ideali crude in insalata o lessate; radici dal potere depurativo;
  • borragine (Borago officinalis) –  caratterizzata da fiori azzurri, è diuretica e antinfiammatoria;
  • cicoria selvatica (Cichorium intybus) – stimola la digestione e la funzionalità del fegato;
  • finocchio marino (Crithmum maritimum) – erbacea costiera dal sapore fresco e salino, ricca di antiossidanti.

Idee e ricette con erbe selvatiche commestibili

Le erbe selvatiche, ricapitolando, sono erbe che devi andare a prendere. Crescono dove nessuno guarda: tra la ghiaia, nei fossi, sulle rive mezze secche dei ruscelli. Eppure, finiscono nei piatti con più sostanza di certi piatti “firmati”.

La cucina alimurgica non è una moda, ma dobbiamo vederla più come una memoria che torna. L’ortica, ad esempio, dopo una scottata veloce e due colpi di frullatore con latte e brodo, diventa una crema verde gustosa.

Il tarassaco, giovane e lessato, salta in padella con cipolla e poi annega nel brodo per un risotto ruvido, dal sapore amaro e rustico.

La frittata con erbette è quello che succede quando le uova incontrano la borragine o i carletti.

L’insalata di campo non ha bisogno di essere “rivisitata”. Lattuga, rucola, portulaca, primule, violette: crude, vive, mescolate senza coreografia. E se vuoi osare, metti i boccioli di tarassaco sott’olio, conservati come si fa con i capperi.

C’è anche chi tosta la radice di tarassaco come caffè d’orzo, per ricordare che la fame ha sempre avuto più fantasia del marketing.

Proprietà benefiche e rimedi naturali con piante spontanee

Oltre al gusto (che è già parecchio), certe piante alimurgiche si portano dietro un curriculum terapeutico che farebbe impallidire l’integratore classico da farmacia.

Il tarassaco, ad esempio, è l’incubo dei giardinieri ma il sogno dei naturopati: depura fegato e reni, stimola la diuresi.

L’ortica, sì, quella che pizzica, è una bomba di calcio e ferro, ed è la risposta della terra quando hai più bisogno di remineralizzare che di lagnarti.

Tutte queste erbe sono cariche di vitamine, antiossidanti, fibre, e con un approccio meno aggressivo del solito pacchetto di detox. Aiutano il metabolismo a non perdere la bussola, abbassano il colesterolo, tengono a bada lo stress ossidativo.

La fitoterapia popolare le usa da sempre per preparare tisane drenantisali minerali naturali, infusi. Oggi la scienza dice che funzionano.