Villa d’Este a Tivoli, la storia, i preziosi affreschi e i meravigliosi giardini

La storia, gli affreschi e i giardini di Villa d'Este a Tivoli, capolavoro rinascimentale e gioiello del patrimonio UNESCO

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Serena De Filippi

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Pubblicato: 8 Maggio 2025 17:29

Villa d’Este a Tivoli è un capolavoro in cui l’architettura rinascimentale ha raggiunto una delle sue più alte espressioni. Sorge a pochi chilometri da Roma, proprio nel magnifico paesaggio collinare del Lazio, ed è tra i luoghi più affascinanti da visitare da secoli per i suoi giardini straordinari, orchestrati con sapienza tra fontane zampillanti e giochi d’acqua che sembrano rincorrersi senza fine. La sua fama ha varcato da tempo i confini italiani: Villa d’Este ha dettato lo stile del Giardino all’Italiana, ispirando dimore principesche e residenze nobiliari in tutta Europa. Riconosciuta dall’UNESCO come Patrimonio Mondiale dell’Umanità nel 2001, la villa è oggi una delle mete più amate da visitatori di ogni parte del mondo. A Tivoli, forma con Villa Adriana e Villa Gregoriana un trittico di meraviglie che racconta secoli di grandezza e di visioni.

Villa d’Este a Tivoli, un tuffo nella sua storia

Ma dietro l’armonia perfetta di questo luogo c’è la storia affascinante di un uomo e del suo ambizioso progetto: era il 1550 quando Ippolito II d’Este, cardinale di Ferrara e raffinato mecenate, fu nominato governatore di Tivoli. Al suo arrivo trovò per dimora un vecchio convento benedettino, poi passato ai francescani, annesso alla chiesa di Santa Maria Maggiore. La struttura, pur solida, non rispecchiava quello che Ippolito desiderava per sé, uomo colto e appassionato di antichità romane.

Gli scorci meravigliosi di Villa d'Este a Tivoli
Fonte: iStock
Gli scorci meravigliosi di Villa d’Este a Tivoli

Eppure, proprio da quella base prese vita uno dei più laboriosi progetti architettonici del Rinascimento. Affidando i lavori a Pirro Ligorio, architetto, pittore e antiquario italiano, il cardinale trasformò quel convento medievale in una villa sontuosa e diede forma al sogno di un giardino che sapesse eguagliare, se non superare, le meraviglie delle antiche ville imperiali. Il sito prescelto, alla fine, non fu per nulla casuale, considerando che Tivoli era un vero e proprio scrigno di antichità romane. Le suggestioni di quelle pietre antiche avrebbero permeato ogni angolo del nuovo progetto. Così, su una superficie di circa 4,5 ettari, prese corpo un quadrilatero irregolare di straordinaria complessità e bellezza, dove l’arte, la natura e la tecnica idraulica dialogano ancora oggi in modo stupefacente.

Gli affreschi di Villa d’Este a Tivoli

Oltre ai giardini spettacolari, di cui parleremo, Villa d’Este custodisce, all’interno delle sue sale, un patrimonio pittorico altrettanto straordinario. Dall’appartamento superiore si scende, attraverso una scenografica scala, verso l’appartamento nobile: un percorso che si apre con un corridoio ornato da tre fontane. La Sala di Noè, progettata da Girolamo Muziano e affrescata da Matteo Neroni, simula arazzi e vedute paesaggistiche, mentre la volta, opera di Durante Alberti, racconta il sacrificio di Noè e il ciclo delle stagioni. Da qui si accede alla Sala di Mosè, dove la scena di Mosè che fa sgorgare l’acqua domina la volta, e alla Sala di Venere, incentrata sulla dea e Amorini.

Seguono le sale Tiburtine, affrescate da Cesare Nebbia e i suoi allievi: qui si narrano i miti locali, tra Ercole e Vulcano, fino al trionfo di Apollo e la sibilla Tiburtina. Il percorso culmina nel Salone delle Fontane, e ancora troviamo la fontana rustica di Calandrino, mentre le decorazioni pittoriche, attribuite ai fratelli Zuccari e Muziano, raccontano scene divine e sacrifici rituali. Suggestiva la presenza di finte porte affrescate, da cui sbirciano eleganti figure, creando un gioco illusionistico raffinato. Tra le altre sale spiccano quella delle Fatiche di Ercole, la Nobiltà, la Gloria degli Este e la Sala della Caccia, decorata da Tempesta. Anche le stanze private del cardinale Ippolito II d’Este rivelano un gusto colto e sofisticato, tra virtù allegoriche, busti di filosofi e scene sacre, fino alla cappella privata impreziosita da immagini mariane e profetiche.

I giardini e le fontane di Villa d’Este a Tivoli

Il palazzo di Villa d’Este colpisce per la sua imponenza, ma i giardini rivelano la sua anima più sorprendente: un microcosmo dove arte, ingegneria e natura si intrecciano in un equilibrio quasi magico. La grande sfida, sin dall’inizio, fu l’acqua. Per dar vita al sogno di un giardino incantato, capace di stupire con fontane e giochi d’acqua scenografici, fu indispensabile convogliare la generosa risorsa idrica del fiume Aniene. Solo dopo aver garantito questo approvvigionamento  i lavori poterono davvero decollare.

Le fontane di Villa d'Este a Tivoli
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Le fontane di Villa d’Este a Tivoli

Pirro Ligorio, mente visionaria del progetto, orchestrò un parco che si dispiega come un teatro naturale: i giardini scendono lungo due ripidi pendii, abbracciando idealmente il palazzo fino a distendersi su un’ampia terrazza, quasi fosse un anfiteatro pronto ad accogliere lo sguardo dei visitatori. La disposizione, basata su una rigorosa geometria di assi e moduli, cela in realtà un’astuzia prospettica: grazie a un ingegnoso gioco di illusioni ottiche, il palazzo appare perfettamente centrato rispetto all’insieme, mentre in realtà è leggermente decentrato rispetto all’impianto complessivo.

Ma la vera chicca è il sistema idraulico, molto all’avanguardia per l’ingegneria dell’epoca, che gestisce la distribuzione delle acque e dà vita a spettacolari giochi d’acqua. Fontane, bacini ornamentali, grotte artificiali… tutto parla di un’intelligenza progettuale che sa piegare la natura al servizio della bellezza, senza mai snaturarla.

Giochi d'acqua spettacolari
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Giochi d’acqua spettacolari

Tra le fontane, alcune spiccano come vere e proprie icone. La Fontana dell’Organo, per esempio, è un prodigio: grazie a un sofisticato meccanismo idraulico, riesce a far vibrare l’aria con melodie che sembrano uscite da uno strumento musicale vero e proprio. È una delle testimonianze più affascinanti di come l’acqua, nella Villa, è protagonista assoluta, capace di sorprendere i sensi in modi sempre nuovi. Un secolo più tardi, nel 1661, la villa accolse un altro gioiello: la Fontana del Bicchierone, detta anche del Giglio, frutto dell’ingegno di Gian Lorenzo Bernini, chiamato dal cardinale Rinaldo d’Este. E poi le Cento Fontane: un lungo viale animato da un’infinita sequenza di zampilli, un fiume ininterrotto di sculture che collega idealmente due poli simbolici del giardino, la Fontana dell’Ovato e la Rometta. Qui l’acqua si fa narrazione, raccontando il mito di Tivoli e il sogno di Roma, in un dialogo fluido e perpetuo tra passato e presente. Un luogo magico, da visitare assolutamente almeno una volta nella vita.