Palazzo Gorgoni-Nuzzo a Galatina, rinato tra pietra leccese e arte contemporanea

Un gioiello del Salento torna a splendere con un progetto che unisce architettura storica, materiali locali e collezioni d'arte

Foto di Sabia Romagnoli

Sabia Romagnoli

Designer del prodotto industriale

Designer del prodotto industriale, ama analizzare tendenze e soluzioni innovative ed è sempre alla ricerca di idee per rendere unici gli spazi.

Pubblicato: 9 Giugno 2025 17:00

Il Salento è da sempre simbolo dell’intreccio tra tempo e culture, una terra dove Oriente e Occidente dialogano armoniosamente, e dove passato e presente danzano insieme al ritmo coinvolgente della tarantella.
Palazzo Gorgoni-Nuzzo è protagonista ed emblema di questo continuo incontro–scontro tra opposti, come in questo progetto di ritrutturazione di un trullo, sempre in Puglia.

Balconata barocca in pietra leccese con vasi e cielo azzurro
IPA Living / Chiara Cadeddu
La facciata superiore di Palazzo Gorgoni-Nuzzo, tra colonne barocche, cielo terso e vasi decorativi

Nel cuore di Galatina, tra le vie di pietra chiara e le architetture che raccontano secoli di storia, sorge Palazzo Gorgoni-Nuzzo, una residenza nobiliare che oggi splende di nuova luce dopo un lungo e accurato intervento di restauro.
Edificato nel 1780 e ampliato successivamente, il palazzo si presenta con una facciata austera e un grande portone che custodisce gelosamente le meraviglie del suo interno.

Dettaglio di scala interna con capitelli decorati in pietra scolpita
IPA Living / Chiara Cadeddu
Dettaglio della scalinata con parapetto scolpito: la pietra leccese racconta l’eleganza barocca del palazzo

È difficile immaginare, osservandolo oggi, che fino a poco tempo fa questo gioiello architettonico versasse in uno stato di profondo abbandono: diviso in dodici unità abitative scollegate tra loro, compromesso da segni evidenti del tempo.
Eppure, è proprio da questo stato di degrado che è iniziata la sua rinascita. I proprietari sono due giovani avvocati romani, guidati dagli architetti Massimo Famiglini, Franco Maria Rao e Debora Garra dello Studio Spaceplanners di Roma.

L’influenza marocchina e la rinascita della corte

Chaise longue rosa con cuscini e grandi quadri
IPA Living / Chiara Cadeddu
Arte e design si incontrano in uno spazio espositivo privato: chaise longue, toni neutri e opere d’autore in dialogo

Il viaggio a Marrakech dei due proprietari è stato un’ispirazione decisiva che ha dato forma all’intero progetto di ristrutturazione.
L’affascinante intimità dei riad marocchini, abitazioni tradizionali che nascondono al loro interno cortili segreti, giardini, fontane e silenzi protetti dal caos della città, ha acceso in loro il desiderio di ricreare quella stessa sensazione di rifugio, di bellezza sussurrata.

Anche Palazzo Gorgoni-Nuzzo, dietro la sua facciata austera e il grande portone, custodisce spazi inattesi: una corte centrale che si apre come uno scrigno, attorno alla quale si sviluppa una narrazione fatta di pietra leccese e dettagli che parlano la lingua del tempo.

Il team di architetti ha deciso quindi di lasciare intatta l’architettura originaria, spogliandola però da tutte le superfetazioni che avevano ricoperto la vecchia struttura.
Questa visione più conservatrice è stata però affiancata da una forte spinta contemporanea che si ritrova negli infissi, nei pavimenti, ma anche – e soprattutto – nella scelta artistica fatta per le decorazioni, come quadri e oggetti d’arte.

Divano rosso moderno davanti
IPA Living / Chiara Cadeddu
Un divano scultoreo color rosso ciliegia crea un contrasto audace con la sobrietà delle superfici bianche

Resina, pietra e scelte progettuali

Per i pavimenti si è scelta la resina grigia, una soluzione contemporanea ma morbida, capace di creare continuità visiva tra gli ambienti e armonizzare gli arredi e le opere d’arte con equilibrio.
La sua superficie uniforme accompagna lo sguardo senza interruzioni, facendo emergere l’essenza degli spazi senza sovraccaricarli.

Tuttavia, in alcuni punti chiave, come la terrazza che si affaccia sulla chiesa di Santa Caterina, si è deciso di mantenere il legame con la tradizione, conservando la pavimentazione originale in chianche.
Questa tipica pietra salentina, con le sue sfumature calde e irregolari, racconta la storia del luogo e restituisce autenticità.
L’incontro tra la resina e la pietra avviene senza forzature, come un passaggio naturale tra presente e passato, in un equilibrio che dà respiro e profondità all’intero progetto.

La zona dell’hammam accoglie con discrezione una vasca coperta per tre persone, luogo intimo di rigenerazione.
Anche in questo caso i gradini della scala in pietra leccese, levigati dal tempo, sono stati lasciati così com’erano: a testimoniare che, in questo progetto, ogni traccia del passato è stata rispettata e valorizzata.

Bagno con vasca freestanding bianca
IPA Living / Chiara Cadeddu
La zona bagno con vasca free-standing e parete in pietra naturale: un ambiente rilassante dove luce e materia dialogano in armonia

Infissi e arredi invisibili

Tra le tante scelte progettuali, quella degli infissi è stata una delle più delicate. Si è optato per un grigio perla, una tonalità discreta ma luminosa, pensata per lasciar entrare la luce con dolcezza e accompagnare i volumi senza mai appesantirli.
Questo colore dialoga in modo armonico con i materiali locali – la pietra leccese e il ferro – che caratterizzano l’anima dell’edificio.

Camera da letto con letto imbottito, tappeto rosso geometrico
IPA Living / Chiara Cadeddu
La camera padronale con arredi minimali e tappeti artigianali, sotto le tradizionali volte salentine

Il legno, per quanto caldo e nobile, è stato volutamente escluso perché estraneo al contesto originario.
L’idea era quella di restituire al palazzo una coerenza materica, facendo parlare i materiali autentici del territorio.

Lo stesso principio ha guidato la progettazione degli armadi: si inseriscono nelle stanze con estrema discrezione, integrandosi alle pareti in modo quasi invisibile, per lasciare spazio alla luce e agli elementi architettonici.

Un museo privato in dialogo col tempo

Divano verde intrecciato al centro di una sala
IPA Living / Chiara Cadeddu
La sala da ballo accoglie un’opera di design contemporaneo sotto un soffitto affrescato di fine Settecento

In ogni stanza, l’arte è protagonista silenziosa, ma intensa, come se fosse parte viva dell’architettura.
Il percorso all’interno del palazzo è scandito da opere che dialogano con lo spazio, in un continuo equilibrio tra antico e contemporaneo.

Nella galleria, da un lato, Senza titolo di Gianni Asdrubali, dall’altro Ipotesi di attesa di Vasco Bendini, mentre sul tavolino del primo Novecento riposa la poetica scultura Cavolo nella neve di Piero Gilardi.

E ancora, nella sala da ballo, tra le sfumature rosate del soffitto affrescato, convivono il divano Boa dei fratelli Campana, il quadro Lipstick di Silvia Morera, applique in vetro di Murano anni Cinquanta, una specchiera del Settecento e persino un’armatura samurai della dinastia Qing.
Ogni oggetto racconta una storia, ma nessuno grida: tutto è in perfetta armonia.

Nella sala da pranzo, sotto le antiche volte, un lampadario francese scovato in un antiquario in Belgio illumina un altro Senza titolo di Asdrubali.

Sala da pranzo con tavolo apparecchiato, sedie rivestite
IPA Living / Chiara Cadeddu
Sotto volte a botte e luce soffusa, la sala da pranzo conserva il calore dell’ospitalità salentina

L’arte qui non è decorazione, ma parte integrante di un racconto, un filo conduttore che unisce estetica e memoria, creando un’atmosfera unica, sospesa tra contemplazione e accoglienza.

Un progetto di identità e appartenenza

Camera da letto con letto imbottito, tappeto rosso geometrico
IPA Living / Chiara Cadeddu
La camera padronale con arredi minimali e tappeti artigianali, sotto le tradizionali volte salentine

Camminare oggi tra le stanze di Palazzo Gorgoni-Nuzzo significa immergersi in un racconto intimo, fatto di armonie visive, tocchi artigianali e suggestioni culturali.
Un rifugio di quiete che accoglie chi è in cerca di bellezza, ma anche di ispirazione.

In ogni angolo si percepisce l’equilibrio fra rigore e poesia, fra linee contemporanee e stratificazioni del tempo.
È un progetto che dimostra come la cura per i dettagli possa generare emozione e senso di appartenenza, restituendo alla comunità non solo un edificio, ma un’anima.