Stanchezza, affaticabilità e difficoltà a recuperare rapidamente le energie, tendenza alla depressione, gengive infiammate e sensibili o indebolimento dei denti; fragilità dei capelli e delle unghie, bruciori urinari, maggiore sensibilità al dolore, sciatica… sono alcuni dei sintomi di un organismo troppo acido. Quando il corpo si trova in una condizione di acidosi, i nostri nervi, gli organi, lo scheletro si bagnano continuamente in un mare di acidi, con il rischio che si verifichino le conseguenze negative che questo fatto può comportare.
Ma perché un organismo diventa acido?
“La presenza degli acidi nell’organismo è normale entro certi limiti, poiché il nostro corpo, per le sue modalità di funzionamento, riceve e produce necessariamente acidi. Si tratta tuttavia di quantità ridotte che il corpo neutralizza ed elimina facilmente”, spiega Christopher Vasey, medico naturopata, autore del libro ‘La dieta alcalina. Equilibrare il pH nell’alimentazione per riacquistare tono e vitalità’ (Red!). “La presenza degli acidi – racconta l’esperto nel volume – diventa patologica quando i livelli normali vengono superati, e questo può avvenire per diverse ragioni”:
- Nella maggior parte dei casi, un organismo si acidifica per via di una cattiva alimentazione troppo ricca di alimenti acidi.
- L’apporto degli acidi tramite gli alimenti e le bevande può superare la capacità di utilizzazione e di neutralizzazione da parte dell’organismo.
- Il corpo, a causa di deficienze e carenze croniche in vitamine e oligoelementi, può produrre più acidi di quello che dovrebbe, perché è incapace di realizzare completamente determinate trasformazioni chimiche necessarie. Oppure, organi come pelle e reni potrebbero non “smaltire” gli acidi in maniera corretta.
Una questione di equilibrio
Gli alimenti si dividono in due categorie: acidificanti e basici (o alcalini). Tra quelli acidificanti troviamo carni; formaggi (quelli forti sono più acidi di quelli dolci) e prodotti caseari ricchi in siero di latte come yogurt, latte cagliato, formaggio bianco, kefir; oli vegetali e grassi animali; cereali; legumi; zucchero, caffè, tè e cacao. E anche i semi oleosi.
Tra quelli alcalinizzanti, ci sono verdure fresche, crude o cotte (tranne il pomodoro), la frutta secca da usare comunque con moderazione, latte, patate, banane. Una nota a parte meritano la frutta poco matura, gli agrumi, certe varietà di mele, ciliegie, albicocche e altri cibi che il dott. Vasey elenca nel libro: questi hanno un’azione acidificante o alcalinizzante a seconda delle persone che li consumano.
“L’effetto acidificante – spiega Vasey nel volume – può essere compensato dagli alimenti alcalinizzanti assunti nello stesso pasto. Le basi contenute negli alimenti alcalinizzanti serviranno a neutralizzare gli acidi contenuti negli altri cibi senza che le riserve organiche vengano impoverite. Un consumo generoso di ortaggi crudi o cotti e di patate neutralizzerà, per esempio, l’acidità dell’apporto proteico. Inconsciamente o per una tradizione piena di saggezza si neutralizza l’acidità dei piccoli frutti, come lamponi, mirtilli e simili, mangiandoli con della panna o del formaggio bianco. Al contrario, due alimenti acidi o acidificanti mangiati nello stesso pasto o nel corso della stessa giornata addizionano i loro effetti acidificanti per l’organismo”, spiega l’autore.
Come creare, quindi, la dieta ideale?
“Naturalmente non c’è una regola matematica per determinare la quantità di alimenti acidi o produttori di acidi tollerata dall’organismo”, spiega il medico. “In realtà la persona stessa, una volta cosciente del suo problema, ‘sente’ se deve restringere o al contrario se può allargare l’apporto di acidi. In un primo tempo è preferibile ridurre al massimo l’apporto di acidi, o addirittura sopprimerlo completamente per un certo periodo. Questo implica l’adozione di un’alimentazione limitata agli alimenti basici; sfortunatamente, la gamma di questi alimenti non permette di seguire un regime equilibrato. È necessario quindi, dopo qualche tempo, aggiungere alimenti proteici”. Preferendo magari i latticini alle carni animali – suggerisce il medico – poiché i primi sono meno acidificanti della carne, del pesce e del pollame. E d’altra parte, la loro ricchezza in minerali, soprattutto in calcio e in vitamina D, favorisce il processo di rimineralizzazione.
Nel volume, l’autore spiega come correggere un organismo acidificato e fornisce menu dettagliati.
Ecco l’esempio di una “giornata tipo” per alcalinizzare l’organismo:
COLAZIONE: 1 bevanda calda (infuso, o caffè dietetico di cereali tostati); formaggio bianco condito con 2 cucchiaini d’olio spremuto a freddo (oliva, lino, germe di grano, girasole), 1 banana matura o zucchero di canna integrale, mandorle, 3 cucchiaini di cereali freschi macinati (a scelta: grano saraceno, segale, farro) e 2 cucchiaini di germe di grano
SPUNTINO MATTINA: A scelta: mandorle, o banane; acqua, o tisana, o caffè di cereali
PRANZO: Insalata verde e/o verdure crude (a esclusione dei pomodori) condite con: olio di prima spremitura a freddo, succo di verdure, mostarda, lievito di birra; verdure cotte come carote, finocchi, lattuga (oppure al posto della verdura cotta: patate e formaggio bianco. Oppure: castagne e formaggio bianco. Oppure: mais. Oppure: patate e tuorlo di uova alla coque); 1 dessert: banana schiacciata; acqua, o tisana, o caffè di cereali
SPUNTINO POMERIGGIO: Acqua, o tisana, o caffè di cereali; frutta secca a scelta, come datteri, fichi, prugne…
CENA: Una delle varianti indicate per il pranzo. Oppure: zuppa di legumi (patate comprese), formaggio bianco e biscotti integrali. Oppure: insalata verde e/o verdure crude, formaggio bianco e biscotti integrali.