La forza della vita: neonata abbandonata a 20 gradi sotto zero si salva

Il 7 gennaio in un villaggio siberiano è avvenuto un miracolo, una bambina viene abbandonata in una scatola e salvata da cinque adolescenti.

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Irene Vella

Giornalista televisiva

Scrive da sempre, raccogli emozioni e le trasforma in storie. Ha collaborato con ogni tipo di giornale. Ha fatto l'inviata per tutte le reti nazionali. È la giornalista che sussurra alle pasticcerie e alla primavera.

Sembra una favola di Natale tardiva quella che è avvenuta nel villaggio siberiano di Sosnovk in Siberia qualche giorno fa, il 7 gennaio per la precisione, e, a pensarci bene, quello è proprio il giorno del Natale ortodosso, che sposta la nascita di Gesù in quella data, a causa dell’utilizzo del calendario giuliano e non quello gregoriano. I protagonisti di questa storia a lieto fine sono due, una neonata di soli tre giorni e un gruppo di cinque adolescenti. È già buio quando i ragazzi decidono di uscire per le strade del loro villaggio, ma è pur sempre un giorno di festa, e, nonostante il termometro segni già venti gradi sotto lo zero, la voglia di stare insieme prevale sul freddo, dopotutto abitano pur sempre in Siberia, e in inverno, quelle sono le temperature presenti in quel territorio. È così che mentre camminano per le vie del paese la loro attenzione viene catturata da una scatola di uova, con la luce dei cellulari la illuminano e con immenso stupore si accorgono della presenza di una bambina avvolta solo in uno straccio con un bottiglia di biberon accanto. I cinque adolescenti non si perdono d’animo, la raccolgono, e, uno di loro, chiama i propri genitori, e insieme l’accompagnano al più vicino ospedale, ma la paura che la piccola possa non farcela è grande, si teme un congelamento e la morte.

Ma è proprio nell’incubatrice che avviene il miracolo, questo scricciolo riprende subito colore diventando rosa, sembra proprio la manifestazione di una vita che non vuole spengersi, una vera e propria resurrezione. I medici parlano di tempra forte, ma anche di circostanze fortunate, sarebbe bastata un’altra ora e la bambina non sarebbe sicuramente sopravvissuta. E il legame di quel salvataggio si fa talmente forte nel cuore di uno dei ragazzi e della sua famiglia che nei giorni successivi viene espressa la volontà di adottarla. Sono i coniugi Litvinov che hanno già tre figli, non sarà certo l’arrivo di un quarto a spaventarli, ma l’iter burocratico si è già messo in moto, mettendosi alla ricerca di qualche parente della piccola, e, solo in caso di esito negativo, potrà essere dichiarata adottabile, diventando così, a tutti gli effetti, la sorella di uno dei suoi salvatori. Ma perché la la neonata è stata abbandonata in mezzo alla strada e non nei pressi di un orfanotrofio o di un ospedale? Chi l’ha lasciata lo ha fatto sperando in una sua salvezza, pur coprendola con uno straccio, l’ha appoggiata all’interno di una scatola di uova, il cui materiale è un isolante naturale, accortezze di cui non si preoccuperebbe un infanticida. Certo c’è da chiedersi perché una madre decida di abbandonare il proprio figlio, quale terribile situazione stia vivendo o quale drammatica situazione economica abbia alle spalle, se sia stata vittima di uno stupro, o vittima di abusi familiari. Certo è che la polizia russa ha avviato un’indagine per tentato omicidio di minore.

Secondo gli ultimi dati riportati da un magazine russo, nel Paese è cresciuto il numero di bambini lasciati negli orfanotrofi, per aumentare le possibilità di adozione le madri li lasciano privi di documenti, nella speranza che non essendo rintracciabili possano essere cresciuti da famiglie autoctone e quindi ottenere la cittadinanza russa, proprio come nel caso della piccola sopravvissuta. È ingiudicabile il dolore di un genitore che decida di privarsi di un proprio figlio, sangue del suo sangue, scommettendo su una serie di variabili che possano portare anche alla morte dello stesso. Ma io voglio immaginare che quella madre abbia appoggiato la bambina su quella strada e si sia fermata ad aspettare che passasse qualcuno, o abbia deciso di lasciarla solo dopo aver visto quel gruppetto di ragazzi avvicinarsi, il dolore dell’attesa, e la gioia di averla vista tra le braccia di uno di loro. Questa storia a lieto fine è una parabola meravigliosa dell’esistenza umana, la tenacia, la tempra e l’attaccamento alla vita stessa di questo scricciolo, che, nonostante il gelo siberiano riesce a sopravvivere, l’altruismo e la presenza di un gruppo di adolescenti, indicati sempre come disattenti e concentrati solo su se stessi, che proprio con la luce del cellulare la illumina e la salva, e poi l’amore che cresce nel cuore di uno di questi adolescenti che fa sì che sia proprio lui a chiedere ai suoi genitori di poterla adottare. Dimostrando, ancora una volta, quanto sia potente la forza della vita, che vince sul tutto. Sulla paura, sul dolore, su una morte già scritta, sul gelo siberiano e sull’indifferenza. E adesso piccolina fai quello che ti meriti da quando sei nata. Vivi. E sii felice.