Matias, la storia di un piccolo genio isolato e infelice

A sei mesi camminava e a 18 faceva già operazioni matematiche molto complesse. Questa è la storia del piccolo Matias, un bimbo plusdotato e incompreso

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

La storia di oggi parla di paura e di solitudine, di rabbia e di sconforto, di accettazione, di comprensione e di inclusività, ma anche di amore e coraggio, quello di Matias, un piccolo genio plusdotato salvato da una prigione di infelicità grazie all’amore della famiglia e al supporto dell’organizzazione no profit Fondazione Roma Litorale. Chi è Matias ve lo raccontiamo utilizzando le parole di mamma Laura che ha scelto di raccontare la sua storia proprio attraverso la fondazione romana che l’ha supportata e assistita in questo periodo, la stessa organizzazione che si occupa da anni di sostenere e promuovere i valori di eguaglianza, di libertà, di solidarietà e fraternità.

“A sei mesi camminava, a 18 faceva operazioni matematiche molto complesse. A 3 anni leggeva e scriveva. Che avesse caratteristiche diverse dagli altri bambini ce ne accorgemmo subito. Matias però era iperattivo, stargli dietro una fatica. Le prime diagnosi furono confuse: autismo, adhd, disturbo del linguaggio e del comportamento”.

Che fosse diverso dagli altri bambini era chiaro ai genitori di Matias, che lo vedevano sviluppare rapidamente le sue abilità giorno dopo giorno. Per gli esperti, però, quella genialità era ancora incompresa. “La nostra fortuna” – ha ammesso mamma Laura – “È stata quella di trovare persone che ci hanno indirizzati a centri in grado di fare una vera diagnosi”.

Matias, un bambino plusdotato

Ecco chi è Matias, il piccolo prigioniero di una genialità incompresa, da se stesso e dagli altri. Anche se le sue abilità non hanno nulla a che fare con la socializzazione e con le relazioni, sentendosi diverso si è automaticamente estraniato in un mondo fatto di solitudine.

Non è l’unico, però, perché insieme a lui ci sono tanti altri bambini dotati di un quoziente intellettivo fuori dal comune che si sentono esclusi, che si sentono diversi dagli altri. A differenza di quello che si può pensare, poi, i bambini plusdotati non sono i primi della classe, anzi. Spesso vengono segnalati proprio perché appaiono disinteressanti o perché si annoiano durante le ore scolastiche.

Quello dei plusdotati è un mondo affascinante per chi lo guarda da fuori, difficile è starci dentro. Ma, come abbiamo detto, sono tanti i bambini che si trovano ad affrontare questa genialità fuori dall’ordinario che, fino a poco tempo fa, era ancora sconosciuta a molti.

È proprio per questo motivo che mamma Laura ha scelto di raccontare la sua esperienza con generosità e senza remore, per aiutare chi oggi si trova nella sua stessa situazione. “Io e il mio compagno eravamo travolti da questo bambino – ha detto attraverso la Fondazione Roma Litorale – “Ci sentivamo incapaci. A scuola il confronto con i compagni di scuola e gli insegnanti, pur essendo apertissimi, è sempre stato difficile. Si annoiava e questo amplificava la sua iperattività e frustrazione”.

Tutto è cambiato, poi, quando Laura ha incontrato i professionisti che collaborano con la Fondazione Roma Litorale, gli stessi che hanno aiutato Matias a prendere consapevolezza delle sue capacità e a trasformarle in qualcosa di straordinariamente ordinario, e non più come qualcosa di discriminatorio e isolante.

Una vita fuori dall’ordinario

La strada da percorrere per Matias e per gli altri bambini plusdotati non è semplicissima. Nonostante viviamo in una società che ha fatto sua la parola inclusività, questa ancora fa fatica a trovare la sua massima applicazione nella quotidianità. Così ecco che, quando ci si trova davanti a qualcuno fuori dall’ordinario, si tende a metterlo da parte, ad allontanarlo e stigmattizzarlo, semplicemente perché non è come gli altri. Semplicemente perché è diverso.

“Questo è aggravato dal fatto che la ‘diversità’ di Matias non si vede” – ha dichiarato la dottoressa Alba Sunshine Bettoschi, neuropsichiatra infantile responsabile dell’area “Età evolutiva” della Fondazione Roma Litorale –  “A prima vista è un bambino come tanti. Grazie ai risultati raggiunti però siamo più sereni. Dicono tutti che sia un genio. Per noi l’importante è che viva la sua età serenamente, come un bambino di nove anni. Se poi la sua genialità sarà incanalata bene speriamo possa realizzare i suoi sogni e metterli al servizio degli altri”.