Una piccola cerimonia nella chiesa del Salvatore a Pompei. Così parenti, amici e colleghi hanno dato l’ultimo saluto a Pino D’Angiò, morto a 71 anni dopo una lunga malattia. Nonostante le evidenti sofferenze, il cantautore campano non aveva mai smesso di dedicarsi alla sua più grande passione, quella per la musica, tanto da salire sul palco del Festival di Sanremo riuscendo a conquistare anche il cuore di quei giovani che non avevano avuto modo di conoscerlo. A ricordarlo in una emozionante lettura è stato il figlio Francesco Chierchia, presente al fianco della madre Maria Teresa.
Pino d’Angiò, l’ultimo saluto del figlio Francesco
“Ho immaginato così tante volte questo momento, cosa sarebbe accaduto, i volti e le sensazioni. L’ho immaginato talmente tanto che qualche volta sembrava vero. Poi è arrivato, tutto insieme”, così ha esordito Francesco Chierchia che durante i funerali del padre Pino d’Angiò ha deciso di dedicare una lettura al suo adorato padre scomparso all’età di 71 anni. Lettura che ha emozionato i presenti, tra i quali i ragazzi della band Bnkr44, con i quali era tornato energico e intramontabile sul palco dell’ultimo Festival di Sanremo.
“Certe cose erano solo nostre, sempre e solo nostre. Da te sono partito, da te sono sempre tornato. In te ho visto la curiosità, la bellezza, il dolore immenso, la vita straripante, la forza di cento uomini, la risata e le lacrime salate come il mare. Quel mare che ci piaceva tanto, specialmente quando era agitato. E dove nelle notti d’estate, respirando lo iodio, parlavamo di noi, di cosa ci tocca dentro, di quale musica ci fa stringere lo stomaco”, ha proseguito nella sua lunga dedica.
Poi l’elogio di un uomo che ha mostrato fino all’ultimo grande forza, al di là di ogni debolezza fisica: “Quante volte sei rientrato mentre dormivo e io svegliato dalla tua voce, anche forse e soprattutto quando ne era rimasto solo un soffio, sentivo che qualcosa di bello mi stava capitando. Ho capito da tempo e da te che i grandi uomini sono forti ma anche molto stanchi. Forza e stanchezza sono uniti da un sorriso che per me, che per noi, è sempre stato il tuo. Un sorriso che poteva tutto, che ha trasformato tempeste troppe volte vissute in feste tante volte volute. Continueremo ad amarci immensamente noi tre nella nostra stanza segreta”, ha concluso riferendosi anche alla madre Maria Teresa.
Il ricordo d’infanzia legato a papà Pino
In chiusura del suo discorso per papà Pino, Francesco ha ricordato ai presenti un episodio legato alla sua infanzia. Uno scritto di Sant’Agostino (attribuita anche al prete anglicano Henry Scott Holland) che il cantautore gli aveva fatto leggere quando era un bambino e che allora, a soli 9-10 anni, non aveva compreso fino in fondo.
“All’inizio non capii, oggi invece è tutto più chiaro”, ha detto prima di declamare le parole dell’autore: “La morte non è niente, sono solo passato dall’altra parte. È come fossi nascosto nella stanza accanto. Io sono sempre io e tu sei sempre tu. Quello che eravamo prima l’uno per l’altro, lo siamo ancora. Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare, parlami con lo stesso modo affettuoso che hai sempre usato. Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste. Continua a ridere di ciò che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme. (…) Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima, pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza. La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto: è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza. (…) Non sono lontano, sono dalla tua parte, proprio dietro l’angolo. Rassicurati, va tutto bene. (…) Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace”.
“Faremo in modo che sia così, ciao papà”, ha concluso senza riuscire a trattenere le lacrime. L’ultimo ricordo di un artista che certamente resterà indelebile.