Simone Ferrari, chi è il nuovo direttore artistico di X Factor 2018

Vi sveliamo tutto su Simone Ferrari, il nuovo direttore artistico di X Factor che sostituirà Luca Tommassini

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Redazione

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Simone Ferrari è il nuovo direttore artistico di X Factor 2018, che sostituirà Luca Tommassini nella nuova edizione dello show Sky.

Il coreografo delle dive, come tutti ben sanno, è approdato ad Amici per volere di Maria De Filippi, lasciando il suo posto vacante ad X Factor. Chi prenderà le redini del talent? Al suo posto è stato scelto Simone Ferrari, fuoriclasse nell’organizzazione di mega eventi, con alle spalle un lunghissimo curriculum internazionale. Se Luca Tommassini può vantare fra le sue amicizie (e collaborazioni) Madonna e Jennifer Lopez, il suo successore ha curato la direzione artistica di eventi come Torino 2006 e Rio 2016.

C’è la sua firma anche dietro Sochi 2014 e il Padiglione Italia all’Expo di Milano nel 2015. In realtà Simone Ferrari non ha fatto tutto da solo, ma ha affiancato Marco Balich, “l’uomo delle cerimonie olimpiche”, che ha avuto l’idea dell’Albero della vita ad Expo e ha fondato una delle agenzie di eventi più famose al mondo. A soli 30 anni, questo giovane milanese è diventato il suo braccio destro, lavorando in Canada, in Italia e negli Stati Uniti a progetti grandiosi. 

Insieme ad Asia Argento, approdata nella giuria con Fedez, Mara Maionchi e Manuel Agnelli, Simone Ferrari è una delle grandi novità della nuova edizione di X Factor.

Balich ha individuato da subito il suo talento, tanto che l’ha reso direttore del dipartimento creativo della Worldwide Shows. Fra i suoi lavori più famosi c’è la performance realizzata per la chiusura dei Giochi d’Asia ad Ashgabat in Turkmenistan, che è costata quattro anni di duro lavoro e duemila persone. Lo show è stato un successo e ha consentito a Simone Ferrari di diventare uno degli showmakers più giovani e apprezzati di sempre.

“Ho un passato da batterista, ho trascorso anni a suonare tra il liceo e dopo. Ma a un certo punto non era più abbastanza, mi ero innamorato del physical theatre – aveva raccontato qualche tempo fa a Wired, parlando del suo lavoro -. Quello che noi facciamo è emozionare. E si sa che il linguaggio emotivo è uno dei più complessi”.