La serenità si costruisce un passo alla volta, con la speranza di creare un equilibrio destinato a durare. Anche con le cadute, con gli ostacoli che talvolta l’esistenza mette di fronte al nostro percorso. Sono passati mesi da quando Achille Costacurta, figlio di Martina Colombari e Alessandro “Billy” Costacurta, è stato al centro della cronaca, sui social e sulle testate: con uno scatto condiviso su Instagram, la famiglia si è mostrata più unita che mai, con grandi sorrisi e una citazione di Oscar Wilde sull’amore.
Martina Colombari, lo scatto di famiglia con Billy e Achille Costacurta
“Tutti dicono che l’amore fa male, ma non è vero. La solitudine fa male. Il rifiuto fa male. Perdere qualcuno fa male. Ma l’amore è l’unica cosa in questo mondo che copre tutto il dolore e ci fa sentire meravigliosi”, con questa citazione a corredo dello scatto, Martina Colombari ha condiviso una foto di famiglia: grandi sorrisi con Alessandro “Billy” Costacurta e con il figlio Achille, dopo la tempesta, dopo quanto accaduto in estate.
Sono state di certo delle settimane complicate, ma il sereno non è tardato ad arrivare. Del resto lo aveva detto proprio la Colombari: “La pazienza non è l’abilità di aspettare, è l’abilità di mantenere la calma mentre si aspetta. Un passo alla volta per la serenità”. Così si costruiscono i nuovi equilibri, in particolare in famiglia, dove di pazienza bisogna sempre averne.
Il periodo complicato di Achille Costacurta
Finire sotto le luci dei riflettori per i “figli di…” non è mai facile. L’opinione pubblica non fa sconti, e spesso le critiche appaiono sterili e ben poco costruttive. Ecco perché Martina Colombari non ha parlato spesso della situazione, ma ha preferito aspettare, avere pazienza. Lo aveva detto anche Billy Costacurta, di essere preoccupato in merito al futuro di suo figlio Achille, ma anche dei giovani di oggi, che spesso non riescono a trovare una strada.
A Verissimo, nel 2023, la Colombari aveva invece parlato del periodo dell’adolescenza: come per tanti altri giovani, sono anni delicati, in cui non solo si dà forma alla propria personalità e ai sogni, ma spesso sorgono delle dinamiche difficili da gestire. “Il periodo storico è diverso da quello in cui siamo cresciuti noi, e nessuno ci ha insegnato come fare i genitori”.
Proprio sui social, invero, è stato Achille a raccontare la sua parte di storia. A togliere quel velo, con sincerità e dolorosa trasparenza, per parlare ai follower del periodo turbolento nel centro penale di Parma. “Sono stato un anno e sette mesi in un centro penale. Eravamo ragazzi di tutte le età, in camere da 4 ma eravamo in 30. Loro prendevano 160 euro a persona e a noi davano massimo un cucchiaino di parmigiano a pranzo e uno a cena, il ketchup e la maionese solo il sabato e la domenica, le bibite solo nei festivi. Sono stato in cucina e nell’orto, poi ho usato il trattore di notte e mi hanno tolto questa possibilità. Sbagliando si impara, e per fortuna l’ho capito adesso. Meglio ora che a 50 anni”.