Lucio Dalla: cosa è successo il 4 marzo 1943

Il cantautore di Bologna era nato il 4 marzo 1943: scopriamo cos'è accaduto nel giorno della sua nascita

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Martina Dessì

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“Dice che era un bell’uomo e veniva, veniva dal mare”: il risarcimento immateriale di Paola Pallottino, coautrice di 4 marzo 1943 di Lucio Dalla, inizia proprio così. La canzone intitolata come la data di nascita del cantautore bolognese è di certo uno dei brani più noti del suo repertorio, non quello che lo rappresenta al meglio ma quello del quale è rimasto sempre un po’ prigioniero.

Forse proprio per la scelta del titolo, che inizialmente non doveva essere questo, o per la decisione di raccontare un dettaglio così intimo che non è però autobiografico. Ed è così che, a 81 anni da quel 4 marzo 1943, proviamo a capire cosa sia successo davvero nel giorno della nascita di Lucio Dalla, scomparso prematuramente il 1° marzo 2012 a Montreaux.

Cos’è accaduto il 4 marzo 1943

Nasce Lucio Dalla, a Bologna, la sua città, da papà Giuseppe e dalla modista Jole Melotti. A suo padre, che ha perso all’età di soli 7 anni, sono dedicati i versi di Com’è profondo il mare. Una perdita che aveva quasi vissuto come un furto, come la sottrazione di qualcosa che doveva appartenergli per sempre. Così diceva negli anni ’80: “Avevo sette anni… Provai la sensazione struggente di una perdita che mi consentiva di dire a me stesso con pietà e tenerezza: da oggi sei solo come un cane”.

Una vita la sua, tutta trascorsa nella sua Bologna, nella quale aveva coltivato il culto della solitudine dalla quale traeva il più profondo benessere e il senso della sua esistenza. Ciò però non significa che sia rimasto solo per sempre: anzi. È stato amatissimo, prima dai suoi genitori e poi da una lunghissima schiera di amici e colleghi che ancora sono increduli rispetto alla sua morte, giunta improvvisa e inaspettata dopo l’ultimo Sanremo con Pierdavide Carone in Nanì.

Ed è proprio al giorno della sua nascita, il 4 marzo 1943, che si aggancia uno dei brani più celebri del suo repertorio e sul quale si era abbattuta persino la scure della censura. E sì, perché – inizialmente – la canzone avrebbe dovuto intitolarsi Gesubambino. Un titolo considerato irrispettoso, soprattutto per il testo nel quale si raccontava di una ragazza madre che ha avuto un figlio da un soldato alleato.

Il significato di 4 marzo 1943

“Voleva essere un mio ideale risarcimento a Lucio per essere stato orfano dall’età di 7 anni. Doveva essere una canzone sull’assenza del padre, ma poi è diventata una canzone sull’assenza della madre. Lucio la cantò la prima volta dal vivo nel dicembre del ’70 al teatro Duse di Bologna. Piacque così tanto che i discografici della Rca decisero di portarla a Sanremo”, aveva raccontato Paola Pallottino ad Avvenire, che del brano è autrice insieme a Lucio Dalla.

La partecipazione a Sanremo, avvenuta dopo l’esibizione trionfale al Teatro Duse nel 1970, era stata però condizionata dalla censura, prima sul titolo e poi su una parte del testo. “E anche adesso che bestemmio e bevo vino, per ladri e puttane sono Gesù Bambino” diventa così: “E ancora adesso che gioco a carte e bevo vino, per la gente del porto mi chiamo Gesù Bambino”.

Le modifiche del testo non avevano però incontrato il parere favorevole dell’autrice, così come non la convinceva la partecipazione al Festival di Sanremo in cui si classificò al terzo posto.

Il testo di 4 marzo 1943

Dice che era un bell’uomo
E veniva, veniva dal mare
Parlava un’altra lingua però sapeva amare
E quel giorno lui prese mia madre sopra un bel prato
L’ora più dolce prima d’essere ammazzato
Così lei restò sola nella stanza,
La stanza sul porto
Con l’unico vestito, ogni giorno più corto
E benché non sapesse il nome
E neppure il paese
M’aspettò come un dono d’amore
Fino dal primo mese
Compiva sedici anni
Quel giorno la mia mamma
Le strofe di taverna
Le cantò la ninna nanna
E stringendomi al petto che sapeva,
Sapeva di mare, giocava a far la donna
Con il bimbo da fasciare
E forse fu per gioco o forse per amore
Che mi volle chiamare come Nostro Signore
Della sua breve vita il ricordo,
Il ricordo più grosso, è tutto in questo nome
Che io mi porto addosso
E ancora adesso che gioco a carte
E bevo vino,
Per la gente del porto
Mi chiamo Gesù Bambino
E ancora adesso che gioco a carte
E bevo vino,
Per la gente del porto
Mi chiamo Gesù Bambino
E ancora adesso che gioco a carte
E bevo vino,
Per la gente del porto
Mi chiamo Gesù Bambino