Achille Costacurta dopo le droghe e il tentato suicidio: “A Mondello sono rinato”

Il figlio di Martina Colombari e dell’ex calciatore Billy Costacurta ha raccontato il suo passato fatto di disagio, sostanze, istituti penali e gesti estremi

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Antonella Latilla

Giornalista, esperta di tv e lifestyle

Giornalista curiosa e determinata. Scrittura, lettura e cronaca rosa sono il suo pane quotidiano. Collabora principalmente con portali di gossip e tv.

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Achille Costacurta a cuore aperto. Il figlio di Martina Colombari e Billy Costacurta, nato nel 2004, ha parlato per la prima volta delle travagliate vicissitudini degli ultimi anni. Una vita sregolata, nonostante due genitori molto uniti, tra droghe e tentato suicidio. E ora la rinascita. Arrivata non a Milano, dove è nato e cresciuto, bensì a Mondello, in Sicilia: qui ha riscoperto se stesso.

Achille Costacurta tra droghe e tentato suicidio

Giovanissimo ma con un passato già pesante scandito da momenti d’immenso dolore: un tentato suicidio a 17 anni, il Tso, l’abuso di droghe, il centro penale minorile di Parma.

Ho provato a togliermi la vita con sette boccette di metadone. L’equivalente di 40 grammi di eroina. – ha raccontato Achille Costacurta a Repubblica – Nessuno sa spiegarsi come io sia ancora vivo. Avevo 17 anni, ero rinchiuso in un centro penale minorile a Parma e dopo un anno e sette mesi non ce la facevo più”.

Il ragazzo è finito nel centro penale minorile dopo che gli avevano trovato alcuni coltelli nel suo armadietto di scuola. Anche se il figlio di Martina Colombari ha precisato: “Non volevo fare male a nessuno, ero solo un ragazzo pieno di paranoie”.

Di quell’esperienza non ha di certo bei ricordi: “È stata durissima, sono entrato che avevo 15 anni. Dieci sigarette al giorno e appena non ti presentavi a colazione, te ne toglievano una. Una volta un agente mi ha detto che mi doveva parlare. Stavo fumando e gli ho chiesto di aspettare che finissi. Mi ha spezzato la sigaretta davanti al viso, gli ho sputato e mi hanno preso a schiaffi in una stanza. Ero solo un ragazzino”.

Le droghe sono arrivate al diciottesimo compleanno ed è andata avanti per otto mesi. “Mescalina, un allucinogeno messicano. Quando sei sotto, ti senti Dio e io pensavo di poter aiutare il mondo intero. Regalavo le mie collane d’oro ai barboni, aiutavo i ragazzi che fumavano crack portandoli a casa a fare una doccia. Ma in realtà mi stavo distruggendo. Le droghe sono il demonio. E il demonio ti prende e ti porta via”, ha ammesso Achille.

Come sta oggi Achille Costacurta, la rinascita in Sicilia

Oggi Achille Costacurta si sente rinato. “Non tocco droghe, sto bene e ho recuperato il rapporto con i miei genitori. Prima litigavamo ogni giorno, ora siamo uniti. Se torno tardi, li chiamo”, ha confidato. La sua rinascita in Sicilia, a Mondello, dove è arrivato per allontanarsi da Milano che gli “metteva ansia”.

“Qui la gente non giudica. Ti tende la mano, ti accoglie. Un po’ come in India, quando ho fatto Pechino Express: se scegli quella terra, ti trattano come sacro. A Palermo mi sono sentito così. Mi ha aiutato – ha rivelato Costacurta – In che modo? Offrendomi la possibilità delle passeggiate a Monte Pellegrino a far visita all’eremita. E ancora con le domeniche in curva nord al Barbera a tifare Palermo. Con i bagni fuori stagione a Mondello, che non ha nulla da invidiare alle Maldive”.

Ora che è riuscito a risollevarsi, Achille ha un sogno, quello di “aprire un centro per ragazzi con sindrome di Down. Aiutare gli altri mi fa sentire le farfalle nello stomaco”.