Costantino Vitagliano a Verissimo sulla malattia: “Non posso più sollevare mia figlia”

Costantino Vitagliano racconta la sua malattia a Silvia Toffanin. Lotta ogni giorno e soffre perchè non si riconosce più

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista, redattore e copywriter. Ha accumulato esperienze in numerose redazioni, scoprendo la SEO senza perdere il suo tocco personale

La vita di Costantino Vitagliano è cambiata da un giorno all’altro. Tornato a Verissimo, ha offerto un aggiornamento sulle sue condizioni di salute tanto a Silvia Toffanin quanto ai suoi fan. Una mattina era in palestra ad allenarsi e alla sera si è ritrovato a pensare che sarebbe morto.

Questo il sunto della sua prima intervista sconvolgente, nella quale ha rivelato d’avere una malattia autoimmune rara. Inizialmente si pensava potesse trattarsi di cancro ma, per assurdo, la situazione è ben più complessa. Non può risolvere la propria patologia con un intervento. Il suo sistema immunitario non lo tutela ma lotta contro l’organismo stesso. Si ritrova così a fare dei tentativi, per così dire. I medici sono alla ricerca della giusta terapia per il suo caso, che possa consentirgli di tornare a una vita normale.

La sua mente però vaga, com’è evidente anche dallo sguardo un po’ perso in studio. Non si riconosce e fatica ad accettare che questa possa essere la sua vita da ora in poi. I medici provano a spiegargli che la situazione va migliorando, ma qualcosa dentro sembra essergli scattato. Credere a certe parole è difficile.

Come sta Costantino Vitagliano

L’intervista ha subito inizio con un tono di voce tremolante: “Ho dovuto accettare cose che prima non accettavo“. Dice di stare meglio Costantino Vitagliano, che ora sta iniziando un’altra terapia. Si sente meglio rispetto all’ondata di negatività che lo aveva attanagliato. Quando ha rilasciato la precedente intervista era tutto oscuro intorno a lui. Ora vede un po’ di luce, ma ha bisogno di armarsi di pazienza e attualmente gli manca.

Abituato a prendersi tutto ciò che desidera, armato di forza e caparbietà, si sente tradito dal proprio stesso corpo. Non c’è una pillola da prendere, un’operazione da subire. Occorre trovare la giusta terapia col tempo. Ha trascorso 29 giorni in ospedale, senza ricevere una risposta, pensando di star per morire e che i dottori avevano scelto semplicemente di non dirglielo.

Gli è stato messo uno stent, come a sua madre, il che non ha fatto che aumentare la sua paura. Ha perso 12 kg in 10 giorni e ora ne ha recuperati due, ha spiegato a Silvia Toffanin: “Devo mettere due maglioni per farmi star bene una giacca”. Non è solo e ha l’amore di sua figlia che lo sostiene enormemente. Circondato da amici che gli vogliono bene e lo aiutano nel quotidiano. Eppure alla sera la sua testa va via, si svuota di tutto che di positivo c’è nella sua vita e si riempie di ansie e mostri: “La sera vado in down perché non mi vedo più per quello che ero. Si è spento un interruttore e voglio cercare di riaccenderlo. Devo riaccenderlo, perché non può andare così“.

I dolori di Costantino, dai genitori a sua figlia

La gioia più grande della vita di Costantino Vitagliano è sua figlia. Il suo nome è Ayla ed è frutto della relazione con la modella Elisa Mariani. Ha intuito che suo padre non sta bene, anche perché subito dopo il colpo subito, si è lasciato vedere in lacrime da lei.

Oggi prova a mostrarsi più forte e positivo. Ha preso casa in Brianza, dove lei vive, così da poterla accompagnare a scuola. Ha riempito ogni spazio, o quasi, con i suoi giochi. È sempre desideroso d’averla al suo fianco e in lei vede un po’ di sé e soprattutto sua madre.

Una riflessione che apre la mente verso una ferita ancora sanguinante. Ripensa a quando sua madre era impegnata in ospedale per una biopsia, proprio nel giorno in cui la sua Ayla è venuta al mondo. L’inizio di una vita e l’avvio della fase finale di un’altra.

Ripensando proprio ai suoi genitori, ha ricordato di come il suo lavoro li abbia fatti soffrire. Al tempo chi aveva tatuaggi era un galeotto e chi lavorava di notte nei locali si drogava. Ha col tempo però fatto capire loro d’essere diverso. Ha lottato per restituire ciò che da loro ha ottenuto, fino a ricongiungersi con suo padre, deceduto con la consapevolezza che suo figlio era un bravo ragazzo: “Quando sono morti, però, ho trovato sul loro conto bancario tutti i soldi che gli avevo dato negli anni. I miei genitori erano così”.

La speranza per il futuro

In sua figlia rivede sua madre, come detto, ma spera anche che possa crescere avendo il suo carattere. Quella forza di andare a prendersi tutto ciò che vuole nella vita. Racconta e fa fatica a trattenere le lacrime. Si arma di un fazzoletto per tamponarsi gli occhi e tenere a bada le lacrime.

Sospira, tanto, e si ripete che questa è la vita. Si ricorda ad alta voce che deve essere presente a se stesso e continuare a lottare. La sua mente però contrasta puntualmente questi tentativi di pensiero positivo. I momenti con sua figlia sono la grande speranza di questi giorni, quella che gli dà maggiormente forza.

Vuole essere al suo fianco, tornare al mare con lei ed essere in grado di tenerla nuovamente sulle spalle, giocando insieme. Oggi non ci riesce, non ne ha più la forza. Lo dice e quasi crolla. Spiega inoltre come il suo rimpianto più grande sia quello di non essere diventato padre prima.

“A 30 anni hai più forza. Avrei dovuto farla allora e non a più di 40 anni”. Silvia Toffanin però gli ricorda che ha ancora tantissimo tempo da trascorrere con lei. Lui le dà ragione, eppure lo sguardo si perde ancora.

Ora lo attendono nuovi esami e il suo medico gli ha dato appuntamento per il prossimo 8 marzo: “Vorrei dirti la prossima volta che sto meglio, che posso correre di nuovo e prendere sulle spalle mia figlia”.