Quando si parla di relazioni clandestine e scappatelle è difficile mantenere un approccio distaccato. La tentazione di individuare a colpo sicuro una parte offesa da consolare e un colpevole da biasimare è molto forte, anche quando il tradimento non ci tocca da vicino.
Si dice che l’infedeltà sia il segnale che una relazione non va per il verso giusto, scrive la psicoterapeuta Esther Perel in Così fan tutti (Solferino): gli uomini tradiscono per noia e paura dell’intimità; le donne per solitudine e disperato bisogno di amore. Allo stesso modo, sincerità, pentimento e assoluzione vengono considerati l’unico percorso da intraprendere per tentare di rimettere insieme i cocci. Una serie di semplificazioni che secondo Perel non permettono di cogliere le complessità dell’amore e del desiderio, soffocate da un dibattito che tende spesso ad assumere toni accusatori, critici e repressivi.
Partendo dal presupposto che comprendere non significa giustificare, sociologi e psicologi che si occupano del tema hanno osservato più da vicino le ragioni che spingono le persone a trasgredire alle regole stabilite in coppia (e non solo), scoprendo che in gioco ci sono molte variabili diverse.
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Definire il tradimento
Non esiste una definizione universalmente condivisa di infedeltà. Vero che molte relazioni si basano sull’esclusività sentimentale e sessuale, ma a decidere cosa costituisca davvero un tradimento sono i confini tracciati dai partner. Si fa presto a immaginare la tresca in ufficio o il ritorno di fiamma con l’ex, ma oggi l’infedeltà è un concetto più ambiguo e scivoloso di quanto lo fosse in passato. Non è solo una questione di gelosia o di insicurezza, ma anche di valori e concezioni ritenuti tanto personali quanto insindacabili. C’è chi non esiterebbe a includere nel novero anche il consumo di pornografia o le incursioni in chat anonime e chi invece trova molto più intollerabile l’infedeltà emotiva, in accordo con l’ideale romantico per il cuore dovrebbe essere votato a una sola persona. Poi ci sono anche le coppie che scelgono di comune accordo la non-monogamia, concordando un margine di tolleranza più ampio per decidere cosa è accettabile e cosa non lo è, il che non significa che non vengano messi dei paletti.
Quando è concordato
È la scelta descritta da Chiara Sfregola in Signorina (Fandango), maturata dalla consapevolezza che per garantire la stabilità di un matrimonio servano prima di tutto amore, complicità, rispetto e cura dell’altra persona. Dopo essere stata tradita e aver metabolizzato l’accaduto, è giunta alla conclusione che questi aspetti contavano per lei più dell’esclusività sessuale. Prendendo ispirazione da altre coppie di amici, lei e la futura moglie hanno deciso di adottare in via sperimentale il metodo dei “gettoni”, ovvero di stabilire il diritto a un certo numero di avventure, da vivere in totale riservatezza e senza senso di colpa. Ironicamente, questo accordo si è rivelato efficace anche per disinnescare il fascino segreto del tradimento, rendendolo meno appetibile. A dispetto del luogo comune, l’infedeltà non è solo questione di insoddisfazione: chi tradisce potrebbe anche essere alla ricerca di un brivido, della cosiddetta “botta di vita” di cui si sente la mancanza dopo anni di routine.
Le motivazioni ricorrenti
Un recente studio pubblicato sul Journal of Sex & Marital Therapy offre una panoramica più ampia: è vero che molte delle motivazioni legate all’infedeltà hanno a che fare con la relazione e con le sue dinamiche, ma non tutte.
Alcuni tradimenti nascono dal desiderio di rivalsa e dalla rabbia, altri dal sentirsi trascurati o non più così innamorati e coinvolti come nei primi tempi. Eppure, c’è anche chi tradisce per questioni del tutto personali, come la voglia di rafforzare la propria autostima o di soddisfare il bisogno di varietà sessuale, o per via di fattori situazionali, come il calo dell’inibizione dopo una sbronza. Fa eco un altro studio, questa volta pubblicato sul Journal of Sex Research: tra i fattori predittivi che possono anticipare il tradimento ci sono sicuramente l’insoddisfazione verso la relazione nel suo complesso o sul piano sessuale, ma tradisce anche chi è felice e innamorato.
Anche secondo Perel sarebbe fuorviante credere che l’infedeltà sia sempre il sintomo di un difetto, nella relazione o nel carattere di chi tradisce. Non c’è dubbio che alcuni traditori mostrino segni di depressione, ossessione, narcisismo, disturbi dell’attaccamento o sociopatia, scrive la psicoterapeuta, ma non è una regola. Forse sarebbe più utile pensare al tradimento in termini di desiderio e di perdita: chi tradisce può anche essere in cerca di libertà, autonomia, intensità sessuale o di una parte perduta di sé o di una possibilità inespressa.
Il lupo perde il pelo…
Timore e sospetto sono uno strascico comune dei tradimenti, in grado di contaminare persino le relazioni successive. Quelle di chi è stato tradito in passato e teme di soffrire di nuovo e anche quelle di chi si innamora di un traditore, perché le passate infedeltà potrebbero costituire un pericoloso precedente. Ma sarà davvero così?
Se lo sono chiesto gli autori di uno studio pubblicato nel 2017 su Archives of Sexual Behavior, cercando di determinare i fattori di rischio che trasformano l’eccezione in regola, come nel caso di un traditore o di una traditrice seriale. Osservando un campione di 484 partecipanti di età compresa tra i 18 e i 35 anni nel corso di due relazioni, i ricercatori sembrano confermare che almeno a livello statistico le probabilità aumentano. Certo, si tratta di persone molto giovani e in gran parte non sposate. Ma c’è anche un altro motivo per cui non conviene generalizzare troppo: non tutti i traditori o le traditrici che nella prima relazione avevano trasgredito si sono rivelati traditori seriali. Per semplificare, potremmo dire che non c’è ragione di supporre che in circostanze diverse le persone continuino a fare le stesse scelte. Ammesso e non concesso che esista una propensione al tradimento, giudicare una persona dal suo passato non è sempre un criterio affidabile.