Disfunzioni sessuali femminili: quali sono, cause e come superarle

Quali sono le principali disfunzioni femminili della sfera sessuale, come superarle e in che modo affrontarle senza perdere autostima e fiducia in sé

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Elisa Cappelli

Esperta di fitness

Laureata in Filosofia e Master in Giornalismo Internazionale LUISS. Trainer certificata CONI e FIF (Mat base e avanzato). Studia Anatomy in Motion (Gary Ward) e Qi gong.

Le principali disfunzioni femminili: cause e descrizione

Ci sono molti tipi di disfunzioni che possono accompagnare per un periodo o in modo cronico la donna nelle sue varie fasi della vita. Si tratta di problemi che possono sorgere a carico degli apparati riproduttivi o che vanno a toccare il livello di desiderio della donna stessa e possono avere un’origine e una natura fisiologica o psicologica o entrambi i fattori insieme. Molto spesso alla base di alcune disfunzioni troviamo fattori emotivi come la paura di deludere il partner (e quindi, magari, fare sesso nonostante non si sia raggiunta la giusta lubrificazione), la voglia di sentirsi desiderate (e dunque magari fare sesso senza davvero chiedersi se lo si sta desiderando).

Di solito queste disfunzioni vanno a toccare una delle fasi femminili legate al piacere, che sia l’innesco del desiderio (desiderio responsivo), lo scatenarsi del piacere (eccitazione soggettiva) e la conseguente congestione a livello genitale (eccitazione fisica genitale). In questi casi viene toccata in modo importante la motivazione sessuale, il desiderio, l’orgasmo, la congestione genitale e molto altro.

Gli estrogeni sono fortemente connessi al benessere sessuale della donna in quanto collegati al mantenimento della lubrificazione dei tessuti, del pH vaginale, della continenza urinaria e del tono muscolare pelvico. Diverso il momento della menopausa, in cui al produzione ovarica di estrogeni termina mentre la produzione di androgeni ovarici varia. A livello endocrino si va incontro a un grande cambiamento che coinvolge organi ghiandolari importanti come l’ipotalamo, l’ipofisi, la tiroide, etc. Vediamo insieme le principali disfunzioni femminili inclusi nell’elenco del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (Quinta Edizione, DSM-5), dandone una brevissima descrizione.

Disturbo genitopelvico

Si verifica se per un tempo superiore ai sei mesi la donna accusa dolore pelvico profondo o urente alla penetrazione o paura prima, dopo o durante la penetrazione oppure va incontro a un restringimento di riflesso dei muscoli vaginali. In tutti questi casi o in almeno uno di questi il rapporto sessuale diventa difficoltoso, produce dolore e si collega a pensieri ben poco piacevoli. Spesso la donna non riesce a parlarne con il partener e si crea un vero e proprio problema nella coppia se il partner non capisce la condizione e si mette a fare delle accuse.

Disturbo di interesse sessuale

Questa disfunzione va a intaccare in moo importante il desiderio di avviare o impegnarsi in azioni di tipo sessuale verso l’altro. Questa motivazione iniziale si innesca grazie a parole, immagini, evocazioni, odori, sensazioni tattili. Si tratta di un momento di avvio fondamentale per arrivare all’eccitazione, ovvero alla lubrificazione di zone erogene principali. L’innesco ha anche un carattere squisitamente chimico: alcuni neurotrasmettitori sono altamente prosessuali (dopamina, noradrenalina, melanocortina) e altri inibitori (la serotonina per esempio). In questo caso la donna non ha alcun interesse a esplorare il sesso e “andare oltre”; questo esclude automaticamente la fase della congestione genitale e dell’orgasmo. L’interesse per il sesso spesso cala quando la donna non si sente capace di raggiungere l’orgasmo, se prova dolore durante l’atto; si tratta di fattori altamente demotivanti che piano piano portano la donna a non provare interesse per il sesso. Nella sua manifestazione limite, questo disturbo determina una totale assenza di desiderio e prende il nome di disturbo dell’eccitazione genitale persistente.

Vulvodinia o vestibolodinia

Si manifesta con gonfiore alle labbra vaginali, dolore durante i rapporti e interessa il vestibolo vaginale. Anche ottenere una diagnosi di vulvodinia non corrisponde a qualcosa di immediato; gli esperti in ginecologia a volte non sono del tutto preparati al dialogo con le pazienti circa questo tema e purtroppo alcune figure professionali tendono a minimizzare e sminuire il problema. Solo da poco si inizia a legittimare il dolore della donna e il disagio anche a livello psicologico (la donna finisce per sentirsi inadatta e sempre a disagio). Il bruciore vulvare spesso si manifesta come una grande infiammazione e fattori scatenanti come microtraumi e fattori ormonali tendono a peggiorare molto la situazione.

Sindrome genito-urinaria della menopausa

La carenza di estrogeni e androgeni determina la sindrome genito-urinaria in menopausa. Questa si lega alla secchezza vaginale, all’atrofia vulvovaginale, a sintomi urinari come infezioni, disuria e simili. La donna ha dolore al momento della penetrazione e tende a vivere male la sfera intima, sentendosi inadatta e meno giovane di un tempo..

Come superare il disagio delle disfunzioni sessuali

Ci sono tanti approcci per superare le disfunzioni descritte, come anche in altri casi (per esempio in caso di indebolimento del pavimento pelvico) e molti implicano sia la terapia manuale che l’ascolto. Vediamoli insieme:

Fisioterapia e ginnastica

Con la fisioterapia e con la ginnastica si possono andare a risolvere e migliorare molti problemi legati alla lubrificazione, al tono del pavimento pelvico, all’autostima che si recupera attraverso la conoscenza di se stesse e del movimento fisico. Con il rilascio miofasciale, gli esercizi specifici (a corpo libero, con piccoli strumenti, con bande elastiche etc), il trattamento manuale e il dialogo, la donna inizia a vivere il suo corpo e la stimolazione in modo diverso.

Meditazione e selezione dei pensieri

La terapia cognitiva, la mindfulness o altri percorsi di meditazione o di relazione d’aiuto a livello psicologico possono servire per sostenere la donna nel percorso di recupero dell’autostima e de confronto con il partner, anche in presenza di problemi rilevanti a livello della fisiologia di base. In una relazione d’aiuto la donna impara a confrontarsi con se stessa, con se stessa nella relazione e rispetto al desiderio in generale.

Terapia con i farmaci

Le terapie farmacologiche di base vanno ad agire come modulatori di ormoni specifici (estrogeni, testosterone). Di solito si ricorre a estrogeni vaginali o testosterone transdermico nel trattamento sia della mancanza di interesse sessuale, sia di disfunzioni simili. Agendo a livello chimico, la donna si ribilancia anche a livello endocrino, quindi psicologico (ricordiamo il “gioco” tra ghiandole endocrine e sistema limbico).

Terapie psicologiche

Spesso le terapie psicologiche possono aiutare la donna a indagare esperienze che possono influenzare lo sviluppo psicosessuale della donna come nel caso di esperienze sessuali negative, abusi (di tipo fisico, emotivo o sessuale), precoce perdita di un genitore o simile evento traumatizzante. La risposta sessuale in molte donne viene modificata anche se ci sono timori ingestibili come paura di una gravidanza indesiderata, terrore di infezioni o paura di ferire un eventuale partner poco performante.