La pornografia può essere etica? È la domanda che si pongono registɘ, produttorɘ, attorɘ e attivistɘ che vogliono proporre una visione alternativa al porno così come lo conosciamo, superandone i limiti e i punti critici. Insomma, una serie di traguardi ambiziosi e necessari, per di più in un momento storico in cui l’industria del porno ha in realtà ben poco a che vedere con il panorama circoscritto e controllabile delle riviste patinate, delle reti private e degli studi di produzione.
Negli ultimi anni il numero dei freelance è in costante aumento, dai creator di OnlyFans alla miriade di amatoriali che caricano i loro contenuti sulle piattaforme del colosso dello streaming MindGeek. Non è detto però che questi contenuti siano stati girati o caricati con il consenso dei protagonisti: i vertici di MindGeek sono accusati di non impegnarsi abbastanza per tutelare le vittime di revenge porn, rendendo ancora più urgente la diffusione di alternative davvero etiche.
Indice
Cos’è il porno etico
Chi critica la pornografia non lo fa per semplice pruderie. Negli anni ’80, le femministe anti-porno come Catharine MacKinnon e Andrea Dworkin sostenevano che la pornografia non si limitasse a rappresentare la subordinazione femminile, ma finisse per crearla e rafforzarla. Anche sposando posizioni meno assolutiste, è lecito chiedersi quanto la pornografia mainstream finisca per condizionare la nostra percezione del sesso e del desiderio, appiattendola su un unico punto di vista: quello maschile, bianco, eterosessuale e dominante, spesso intriso di cliché razzisti, abilisti o sessisti.
La pornografia etica ha tra i suoi obiettivi la creazione di un immaginario sessuale più libero e inclusivo, rivendicando la potenza di altri sguardi, altre narrazioni e altri corpi, non tutti omologati agli schemi convenzionali. Inoltre, punta a sradicare le dinamiche di sfruttamento e coercizione, promuovendo una cultura del consenso e della reciprocità del piacere.
La differenza con il porno mainstream
La pornografia convenzionale è fatta per gli uomini, scrive la filosofa Amia Srinivasan nella raccolta di saggi Il diritto al sesso (Rizzoli), non solo perché è rivolta a loro ma anche perché la logica visiva delle inquadrature è un invito a calarsi nei panni dell’attore, quasi senza volto. Le star maschili non sono fatte per essere guardate, quanto per essere un alter ego perfetto, prestante e potente di chi guarda.
E in fondo è anche per questo che attrae gli adolescenti maschi, sostiene il filosofo femminista Lorenzo Gasparrini in Diventare uomini (Settenove edizioni): la pornografia commerciale tratta l’argomento proibito per eccellenza (ovvero il sesso) ma “senza alcuna complicazione psicologica, sentimentale o educativa”. Anzi, rende tutto estremamente semplice: “un canovaccio prefissato di gesti, espressioni, prestazioni atletiche rassicuranti e pacificatorie nella loro monotonia”.
Se è vero che nell’era di Internet il porno è onnipresente e immediatamente accessibile, non è detto che debba continuare a replicare la stessa visione gerarchica, fallocentrica e talvolta anche misogina del sesso. Chi produce porno etico non intende escludere gli uomini, semmai li solleva dall’imposizione di dover aderire a un unico modello di comportamento.
Il ruolo delle donne
Dove sono le donne nell’industria del porno? Oggi, dietro la macchina da presa. Ribaltare i canoni del porno è il compito che si sono date molte autrici di pornografia al femminile, dalla pioniera Candida Royalle alle contemporanee Anna Span e Mia Engberg, fonte di ispirazione per il progetto italiano Le Ragazze del Porno. Lo sguardo femminile si distingue per una maggiore attenzione per i dettagli, trama inclusa, per la varietà più ampia di modelli estetici in scena, per l’apertura alla sensibilità maschile e per un femminile che non si limita a recepire passivamente i desideri altrui.
La differenza si nota anche nelle inquadrature, con una tendenza a soffermarsi sulle espressioni del viso anche quando si tratta di contenuti più hardcore. Perché è vero che in media le donne hanno un approccio più intimo e meno meccanico al sesso, ma non è detto che tutto ciò che è femminile sia automaticamente innocuo e rassicurante. I rapporti di dominazione e sottomissione o le pratiche di sesso estremo fanno presa anche sull’immaginario delle donne, ma nel porno etico non prescindono mai dal consenso.
Vantaggi e benefici
Ribellarsi alla monotonia del porno mainstream si può, basta creare del porno migliore. Migliore perché non si limita a riproporre all’infinito lo stesso canovaccio, ma apre a una pluralità di punti di vista e di esperienze che non trovano spazio nella pornografia convenzionale. E se crediamo nel potere del porno di modellare il desiderio e stabilire norme e convenzioni, il primo beneficio della pornografia etica potrebbe essere quello di restituire al nostro immaginario sessuale la complessità perduta.
Al di là dei contenuti, l’altro vantaggio del porno etico è di permetterci di essere in pace con la coscienza. Nella pornografia mainstream le rivendicazioni di maggiore controllo e autonomia dei performer si scontrano spesso con condizioni contrattuali deboli e accordi poco trasparenti, ulteriore punto critico che la pornografia etica si propone di superare.
Se scorriamo le linee guida per registɘ proposte da Erika Lust, figura di spicco del porno etico, ci rendiamo conto di quanti aspetti andrebbero chiariti ancora prima che si concluda il processo di casting.
Non parliamo solo di equo compenso, dei modelli di revenue-sharing e del rispetto delle regole in materia di sicurezza e igiene sessuale, ma di una negoziazione in senso più ampio. Al cast dovrebbe essere concessa la possibilità di leggere in anticipo il copione, in modo da poter esprimere eventuali dubbi e perplessità, di comunicare limiti e preferenze soggettive sapendo che verranno rispettate e che non ci saranno richieste dell’ultimo minuto a cui è difficile sottrarsi. Riconoscendo che il sesso è un atto intimo e personale, chi produce porno etico dovrebbe fare in modo che si possa scegliere con chi lavorare e con chi non lavorare senza temere ripercussioni.
Dove trovarlo
Raramente il porno etico è anche gratuito, ma i costi non sono poi così diversi da un abbonamento streaming o da quelli del cinema.
Di recente in Italia ha fatto il suo debutto Uniporn.tv, descritta come prima piattaforma italiana di porno etico e indipendente, ma ci sono anche molte alternative internazionali. Dalle piattaforme come PinkLabel e Bellesa (a cui piace definirsi “il Netflix del porno”) alle case di produzione sex-positive come JoyBear, fino all’universo della già citata Erika Lust, fondatrice di Lust Cinema e della sua versione soft, Else Cinema, dedicata a chi preferisce il cinema erotico.
Interessanti anche la piattaforma di porn-sharing Make love not porn, fondata dall’attivista e consulente pubblicitaria Cindy Gallop, e il progetto artistico Four Chambers – A four chambered heart, fondato da Vex Ashley.