Tumore al seno metastatico: qualche dato
Il tumore della mammella è il più frequente nella popolazione femminile. Stando ai dati dell’AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) sono più di 830mila le donne in Italia che hanno ricevuto una diagnosi di neoplasia della mammella. Tra queste oltre 40mila vivono con una forma metastatica e la maggior parte ha avuto una ripresa della malattia a distanza anche di anni dalla prima diagnosi. Nel 6-7% dei casi, il tumore alla mammella si presenta metastatico già alla diagnosi. Tuttavia, la maggior parte delle donne che oggi vive in Italia con carcinoma mammario metastatico ha presentato una ripresa di malattia dopo un trattamento per una forma iniziale di carcinoma mammario. Grazie ai progressi delle terapie oggi le donne con diagnosi di tumore al seno metastatico riescono a convivere più a lungo e con una migliore qualità di vita con la malattia ad uno stadio avanzato. Le opzioni di trattamento e gli obiettivi delle cure puntano, infatti, a cronicizzare la malattia permettendo sempre di più alle pazienti di mantenere le proprie abitudini e di tornare al lavoro.
Le cure sono su misura
Le terapie personalizzate per il tumore al seno metastatico sono trattamenti mirati, progettati per adattarsi alle caratteristiche molecolari specifiche del tumore, permettendo una riduzione nell’uso della chemioterapia, che incide negativamente sulla qualità di vita delle pazienti, e utilizzando più spesso terapie biologiche che agiscono su un bersaglio molecolare preciso. Questi progressi in ambito terapeutico, che hanno aumentato l’efficacia dei trattamenti e ne hanno ridotto la tossicità, possono essere oggi affiancati da supporti – come quello dello psiconcologo, delle terapie integrate, della nutrizione clinica – in modo da creare un percorso multidisciplinare che contribuisca al benessere globale della paziente metastatica permettendole di vivere una vita normale.
I progressi in ambito terapeutico hanno un riflesso importante anche sul ritorno al lavoro: terapie meno invasive, minore tossicità ed effetti collaterali ridotti, la possibilità di utilizzare sempre più frequentemente terapie orali che si possono assumere a domicilio, l’utilizzo della telemedicina per effettuare visite a distanza, sono tutti aspetti che facilitano il ritorno delle pazienti alle proprie attività lavorative e rendono sempre più facile conciliare vita lavorativa e cure in caso di tumore metastatico.
Certamente la diagnosi di tumore al seno metastatico incide profondamente nella vita delle persone sia sul piano emotivo sia su quello pratico e crea una frattura tra la vita precedente e la vita attuale. Per questo il lavoro può diventare lo strumento per trovare la forza e il coraggio di andare oltre il tumore e di essere considerate e considerarsi altro al di là di malate oncologiche.
Il rientro al lavoro: maggiore benessere ma quali diritti?
Con il rientro al lavoro le donne sono portate a prendersi cura maggiormente di sé e ad avere relazioni con altri, aspetti che si ripercuotono positivamente sul benessere globale. Accanto a questi aspetti è, tuttavia, fondamentale che le donne con tumore al seno metastatico conoscano e valutino i propri diritti giuridici e le tutele disponibili. La consapevolezza delle opzioni a disposizione e l’accesso a risorse di supporto possono, infatti, facilitare un reintegro positivo e sostenibile nel mondo del lavoro.
Per la donna ci sono diritti e tutele giuridiche molto precisi, ispirati dall’esigenza di tutelare le condizioni di salute, consentire la partecipazione alla vita lavorativa e l’esercizio della propria professionalità, anche tenendo conto di eventuali fattori stressogeni. Il datore di lavoro ha il compito di assegnare i compiti alle lavoratrici tenendo conto delle capacità e delle condizioni di salute e psicofisiche. Anche la legislazione antidiscriminatoria tutela le lavoratrici con tumore al seno metastatico e i datori di lavoro sono tenuti a rispettare il principio di non discriminazione, oltre che ad adottare misure ragionevoli per garantirne l’integrazione sul luogo di lavoro. La legge prevede, infatti, la nullità di ogni misura ritorsiva e discriminatoria.
È importante sapere che la legge italiana considera possibile trasformare il proprio rapporto di lavoro da full-time a part-time, nei casi in cui la patologia oncologica cronica sia degenerativa. C’è poi la possibilità di ottenere permessi, riconosciuti dalla legge, quantificabili in tre giorni mensili frazionabili in ore. La lavoratrice può anche richiedere il lavoro agile, che dipenderà tuttavia dalla disponibilità del datore di lavoro. Infine, sul fronte dei congedi e delle tutele economiche, le donne affette da tumore al seno metastatico possono avere diritto a situazioni specifiche come il congedo per malattia, il congedo straordinario o altre forme di sostegno previste dalla normativa italiana.
Tutte le tutele previste dalla legge italiana vengono, inoltre, integrate dall’obbligo per il datore di lavoro di attuare gli accomodamenti ragionevoli per adeguare la struttura organizzativa alle nuove capacità del lavoro. La tutela dell’ordinamento italiano in materia può essere definita piena.
Uno sguardo al futuro
Proiettando il nostro sguardo sui prossimi anni possiamo affermare che si ridurrà sempre di più la chemioterapia a favore di farmaci a bersaglio molecolare e immunoterapia: questi saranno i farmaci del futuro sui quali la ricerca sta costantemente lavorando e che permetteranno una maggiore efficacia e sempre minori effetti collaterali. Recuperare la dimensione lavorativa sarà sempre più possibile. Ma anche sul fronte dei diritti lavorativi potranno essere fatti passi avanti, per esempio rendendo non più facoltativa, ma obbligatoria, la concessione di modalità di lavoro agile alle persone che tornano al lavoro con patologie oncologiche come il tumore al seno metastatico.
In collaborazione con “È tempo di vita” by Novartis