Tachiaritmia: cos’è, sintomi, cause e cure

La tachiaritmia è un disturbo del ritmo cardiaco caratterizzato da una frequenza cardiaca anormalmente elevata

Foto di Carlotta Dell'Anna Misurale

Carlotta Dell'Anna Misurale

Laureanda in Medicina e Chirurgia

Studentessa di Medicina appassionata di neurologia. Vanta esperienze in ricerca, con focus sui misteri del cervello e l'avanzamento scientifico.

Il termine “tachiaritmia” identifica un insieme di disturbi del ritmo cardiaco caratterizzati da un battito accelerato, con frequenze che superano i 90 battiti al minuto, e può manifestarsi con la sensazione di avere il “cuore in gola”. Questo ritmo può essere costantemente elevato o variare, intervallandosi con momenti di ritmo cardiaco normale. Sono riconosciute due principali categorie di tachiaritmia: quella atriale, originante dalle camere superiori del cuore, e quella ventricolare, che nasce nelle camere inferiori ed è considerata particolarmente grave data la sua potenziale pericolosità.

Per riconoscere i sintomi di una tachiaritmia è importante prestare attenzione a sensazioni come palpitazioni, affanno, vertigini o dolore toracico. La diagnosi di tachiaritmia viene effettuata attraverso strumenti come l’elettrocardiogramma (ECG), che registra l’attività elettrica del cuore, ed è spesso affiancata da altri test diagnostici in base ai sintomi presentati dal paziente.

Le cause alla base di una tachiaritmia possono essere diverse e includono malattie cardiache, squilibri elettrolitici, effetti di farmaci e altre condizioni mediche. Il trattamento varia a seconda del tipo e della causa sottostante, ma può comprendere farmaci antiaritmici, procedure interventistiche come l’ablazione cardiaca, e in alcuni casi l’impianto di un defibrillatore o pacemaker. Sarà il medico specialista a decidere il percorso terapeutico più adeguato, considerando anche l’uso di farmaci e le specifiche esigenze del paziente.

Tachiaritmia e Tachicardia: differenti o sinonimi?

Il termine tachiaritmia non è sinonimo di tachicardia infatti questi sono due termini che sottendono sintomatologie differenti. Mentre la tachicardia registra delle alterazioni esclusivamente nella frequenza del battito cardiaco, che risulta regolare ma più accelerato, la tachiaritmia comporta anche delle irregolarità nelle pulsazioni. La tachiaritmia generalmente tende ad essere più severa e, in alcuni casi, può anche rivelarsi fatale.

Classificazione

Alla base della tachiaritmia vi è una contrazione cardiaca anomala capace di accelerare ed alterare il ritmo cardiaco oltre i 90/100 battiti al minuto. Questo si alterna generalmente con fasi di battito regolare. In medicina di distinguono due tipologie diverse di tachiaritmia, a seconda della parte del cuore in cui parte lo stimolo per la contrazione anomala, ovvero:

  • tachiaritmia atriale
  • tachiaritmia ventricolare

La sintomatologia può essere similare, ma le conseguenze purtroppo molto diverse. La diagnosi differenziale avviene generalmente tramite l’esecuzione di un elettrocardiogramma. Vediamo di seguito cosa distingue una tachiaritmia atriale da una tachiaritmia ventricolare.

Tachiaritmia atriale

La tachiaritmia atriale è una forma meno pericolosa di quella ventricolare, ma non priva di complicazioni. Un esempio molto comune di tachiaritmia atriale è la fibrillazione atriale, responsabile di un battito cardiaco molto rapido e irregolare. Quando la fibrillazione atriale diventa persistente, può essere responsabile di alcune serie complicazioni, in quanto il paziente è più a rischio di sviluppare un’ischemia cardiaca o uno scompenso cardiaco.

Tachiaritmia ventricolare

Estremamente pericolosa e potenzialmente letale per il paziente, la tachiaritmia ventricolare viene definita come un’aritmia ipercinetica con battiti fra 100-150 al minuto. Il disturbo in questo tipo di aritmia interessa la parte del cuore chiamata ventricolo, la più importante per la funzione di pompa cardiaca. La patologia interessa solitamente pazienti con cardiopatie sottostanti o che hanno avuto in passato infarto del miocardio o cardiomiopatia.

Come già detto, poiché causa una disfunzione cardiaca importante, è potenzialmente letale per il paziente. Quando si instaura una tachiaritmia ventricolare, il paziente lamenta la comparsa di palpitazioni, e in poco tempo la situazione clinica può evolvere fino alla morte cardiaca improvvisa o ad una severa condizione di compromissione emodinamica che richiede dei trattamenti medici urgenti.

I sintomi della tachiaritmia

Le tachiaritmie atriali e ventricolari condividono buona parte della sintomatologia, con la differenza che la seconda può portare anche alla morte improvvisa. Generalmente, i sintomi iniziano con uno stato di forte ansia e angoscia, e la tipica paura che stia arrivando un infarto. Quello che si sperimenta, in effetti, è piuttosto simile: forti dolori al petto, senso di compressione toracica, mal di testa e non solo. Ecco qui di seguito elencati tutti i principali sintomi di una tachiaritmia:

  • palpitazioni
  • dolore al petto
  • senso oppressione toracica
  • respiro corto, sensazione di affanno
  • sudorazione
  • debolezza
  • vertigini
  • affaticamento
  • sensazione di ansia e paura

Le possibili cause

Una tachiaritmia può essere scatenata da vari fattori. Uno di questi, ad esempio, è l’assunzione esagerata di caffeina o di bevande che ne contengono molta. Ovviamente, la caffeina di per sé raramente risulta fatale: risulta più pericolosa laddove siano presenti dei concomitanti fattori di rischio per tachiaritmie, come ad esempio pregressi danni e alterazioni organiche del cuore (ad esempio, l’insufficienza coronarica o l’arteriosclerosi), patologie genetiche, un’alimentazione scorretta con quadro di obesità, l’abuso di alcool o di sostanze stupefacenti.

Sono più a rischio della popolazione generale di sviluppare episodi di tachiaritmia anche le donne in gravidanza o chi si sottopone ad eccessivo sforzo fisico.

Come si cura una tachiaritmia

Quando c’è una tachiaritmia in corso, la prima cosa da fare è certamente cercare di stabilizzare il ritmo cardiaco. Questo può avvenire, nelle forme che richiedono un trattamento più tempestivo, utilizzando  un defibrillatore in maniera immediata, che grazie alla terapia elettrica è in grado di ristabilire un ritmo normale.

In alternativa, dietro indicazione del proprio medico, si può procedere con una terapia farmacologica, solitamente prescritta solo dopo l’esecuzione di alcuni accertamenti per meglio studiare la condizione emodinamica del paziente. I farmaci utilizzati per curare e tenere sotto controllo le tachiaritmie sono principalmente l’amiodarone e l’adenosina:

  • L’amiodarone è un farmaco che si adatta ad ogni tipologia di tachiaritmia, che viene prescritto generalmente come terapia sintomatica laddove non sia stata riconosciuta la causa della tachiaritmia.
  • L’adenosina, invece, rallenta l’attività ventricolare e ripristina il ritmo sinusale: si tratta di una terapia ospedaliera. In tutti i casi, sarà importante valutare e ridurre al minimo i fattori di rischio che possono aver condotto all’instaurarsi della tachiaritmia.

Le terapie percutanee e chirurgiche per le tachiaritmie rappresentano un aspetto cruciale nella gestione di queste patologie cardiache. L’ablazione percutanea, in particolare, è una procedura minimamente invasiva che utilizza energia termica (calore) o criogenica (freddo) per eliminare i tessuti del cuore che causano un ritmo anormale. Durante un’ablazione, un catetere viene introdotto attraverso un vaso sanguigno, generalmente all’inguine, e guidato fino al cuore. Il catetere è dotato di un elettrodo che trasmette energia per creare piccole cicatrici nel tessuto cardiaco responsabile delle anomalie del ritmo. Questo intervento mira a ripristinare un ritmo cardiaco normale e può essere effettuato sotto sedazione e anestesia locale.

Oltre all’ablazione, esistono altre opzioni chirurgiche, come l’impianto di un pacemaker o di un defibrillatore cardioverter impiantabile (ICD), che monitorano e correggono il ritmo cardiaco. Queste dispositivi sono particolarmente utili nelle tachiaritmie ventricolari, dove il rischio di eventi cardiaci gravi è più alto. Mentre il pacemaker aiuta a mantenere un ritmo costante, l’ICD può erogare una scarica elettrica quando rileva un ritmo pericolosamente veloce, fungendo da salvavita in casi critici.

Il trattamento più appropriato viene scelto dopo una valutazione accurata del tipo di tachiaritmia, della sua frequenza, della presenza di condizioni sottostanti e del rischio complessivo per il paziente. Collaborazione e comunicazione tra il cardiologo, il paziente e altri professionisti sanitari sono essenziali per garantire la scelta della terapia più efficace e sicura.

Fonti bibliografiche: