Psiconcologia, può aiutare anche “raccontare” il tumore e la diagnosi, per sé e per gli altri

Raccontare il cancro è un percorso che può rendere più forte chi si trova a vivere una tale esperienza: le ultime testimonianze narrative.

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

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Libri, cortometraggi. Tutto può servire per mantenere la memoria di chi ha affrontato il cancro e per descrivere quanto accade in caso di diagnosi, in una sorta di percorso narrativo che può rendere più forte ci si trova a vivere un’esperienza simile.

La dimensione narrativa, insomma, diventa una sorta di strumento importante nell’ambito di quella psiconcologia che sempre di più appare fondamentale. In Europa sono oltre 20 milioni le persone per le quali il cancro è una malattia cronica con la quale convivere. Un’ottima notizia che testimonia le maggiori possibilità di cura dei tumori ma che rappresenta una difficile condizione per molte persone. E forse, lo strumento del racconto può diventare davvero un ausilio in più per chi riceve la diagnosi.

L’Italia deve migliorare

Recentemente, nell’ambito del Congresso dell’European Society for Medical Oncology (ESMO) tenutosi a Berlino, si è fatto il punto sui bisogni di creare strutture dedicate a sviluppare percorsi di psiconcologia per contrastare il crescente disagio di milioni di malati.

“Sarà così possibile prevenire e limitare tutte le diverse problematiche legate ai tumori – ha sottolineato Gabriella Pravettoni (Docente di Psicologia delle Decisioni all’Università di Milano e Direttrice della Divisione di Psiconcologia dell’Istituto Europeo di Oncologia-IEO)”.

Nell’occasione si è messo in evidenza con un documento come tanti siano ancora i bisogni insoddisfatti, o non sufficientemente riconosciuti, dei malati. “Il ruolo del psiconcologo è fondamentale per rispondere in modo corretto a molte di queste nuove necessità – spiega l’esperta. Non sempre però il suo supporto è realmente garantito e, per esempio, in Italia solo nel 20% dei centri di oncologia è presente in modo strutturato uno psiconcologo. Spesso si utilizzano professionisti non specializzati nell’assistenza ai pazienti colpiti da tumore. È’ importante investire in questa figura ed è inoltre possibile ricorrere anche all’uso di piattaforme on line per un supporto da remoto”. “

Aspetti da considerare

La cronicizzazione del cancro è ormai una realtà grazie alle migliori e più personalizzate terapie. Ma occorre che l’assistenza migliori. Facendosi più carico di attenzioni che non sempre vengono giustamente valutate, come quelle ai dolori o all’affaticamento.

“Vi sono poi altre questioni da affrontare come il non sempre facile ritorno al lavoro o le numerose difficoltà finanziarie che fanno seguito alla patologia – segnala l’esperta. Un paziente poi vive con la paura costante di una possibile, e spesso molto probabile, ricomparsa della neoplasia. Infine la sofferenza psicologica, l’ansia o la depressione tendono a proseguire anche dopo la fine del periodo di somministrazione dei trattamenti”.

Non bisogna dimenticare quindi che anche i problemi sociali, causati dai tumori, provocano o amplificano anche i disagi psicologici, con costi diretti e indiretti elevati a tutti i sistemi sanitari nazionali oltre che a considerevoli spese sociali.

“Se vogliamo davvero sconfiggere il cancro non è più rinviabile un miglioramento dei servizi di psiconcologia in tutta Europa – conclude l’esperta. Bisogna aiutare le persone non solo ad allungare la propria vita ma anche ad allargarla. Dobbiamo far in modo che tutti i nuovi bisogni dei malati siano riconosciuti e le loro sofferenze quotidiane alleviate”.

Esperienza narrative

Sul fronte delle iniziative, recentemente l’Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano ha partecipato BookCity Milano 2025, proponendo tra l’altro la  presentazione del libro “SENZA. Del dolore e dell’amore”, scritto da Gaetano Perricone (Algra Editore), che ha dialogato con Deborah Maradini, Psiconcologa CPA ODV presso il Besta e la giornalista Livia Gamondi.

Il libro autobiografico, intenso e profondo, propone il racconto di otto mesi trascorsi all’interno dell’Istituto Besta, e successivamente in altri luoghi di cura, come caregiver per assistere la moglie malata, la creazione  di un microcosmo che per il protagonista altro non è che il proprio mondo, quotidiano e personale, fatto di profonda sofferenza e amore senza confini.

Gaetano Perricone, giornalista dello storico quotidiano L’Ora di Palermo, ripercorre le tappe del viaggio affrontato sempre al fianco di sua moglie Daniela, operata al cervello, raccontando la sua determinata guerra contro la malattia, sostenuta dall’amore e dalla professionalità del personale sanitario del Besta.  “Questo libro nasce dalla volontà di rendere immortale la memoria di mia moglie Daniela. Questa è la storia del mio amore per lei – ha ricordato l’autore”.

La diagnosi di tumore al seno

Un racconto intenso e autentico che accompagna lo spettatore nel viaggio di una donna che riceve la diagnosi di tumore al seno, con le sue fragilità e le sue forze, racconta invece “Il bagaglio”, il docufilm promosso da MSD Italia in collaborazione con ANDOS onlus Nazionale, Europa Donna Italia, Fondazione IncontraDonna, Komen Italia, Salute Donna ODV.

Attraverso la voce e lo sguardo della protagonista, Martina, il docufilm esplora le emozioni più profonde che seguono una diagnosi di cancro. Ma, soprattutto, lancia un messaggio fondamentale: ogni tumore è diverso, come è diverso il percorso di ogni donna che lo affronta.

Il messaggio è sottolineato dalla voce competente e appassionata delle Presidenti delle cinque Associazioni di pazienti che hanno collaborato alla realizzazione del docufilm. Sono loro a portare esperienze, dati e prospettive concrete, contribuendo a evidenziare il valore della collaborazione tra pazienti, clinici, istituzioni, industria e a riaffermare l’importanza di percorsi di cura personalizzati per ogni donna dopo la diagnosi, dalla scelta delle terapie al supporto psicosociale.

“Il bagaglio” è più di un docufilm: è un invito alla consapevolezza, alla fiducia nella scienza e alla speranza.

Il tumore al seno resta la neoplasia più frequente tra le donne in Italia, con circa 53.600 nuove diagnosi stimate nel 2024. Grazie ai progressi della ricerca, alla diagnosi precoce e a terapie sempre più personalizzate, oggi l’88% delle pazienti è viva a cinque anni dalla diagnosi: attualmente sono 925.000, nel nostro Paese, le donne che convivono con una storia di tumore al seno. Uno dei principali traguardi scientifici raggiunti negli ultimi anni è la possibilità di attribuire a ogni tumore al seno una vera e propria carta d’identità, individuando differenti forme di malattia. Questo approccio ha modificato il percorso delle pazienti e migliorato la loro presa in carico.

Le indicazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a scopo informativo e divulgativo e non intendono in alcun modo sostituire la consulenza medica con figure professionali specializzate. Si raccomanda quindi di rivolgersi al proprio medico curante prima di mettere in pratica qualsiasi indicazione riportata e/o per la prescrizione di terapie personalizzate.