Problemi di linguaggio e afasia, quanto conta il caregiver

Il caregiver ha un ruolo fondamentale nella prevenzione e rieducazione dei disturbi della comunicazione e della deglutizione

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

La logopedia è fondamentale, quando è presente un problema di linguaggio. Non si riesce a parlare correttamente, soprattutto in presenza di afasia. Il quadro si manifesta con segni e sintomi diversi in base all’origine. A volte ad esempio le parole non escono come dovrebbero. In altre circostanze il cervello invia segnali non precisi.

Così, affidarsi ad un percorso di riabilitazione è basilare. Anche e soprattutto se si associa all’azione di chi si prende cura, a domicilio, della persone con problemi del linguaggio. Dei 3 milioni in Italia che assistono molti pazienti, circa un terzo si occupa proprio di supportare coloro che seguono cure logopediche. Proprio ai caregiver è dedicata la Giornata Europea della Logopedia,  il 6 marzo.

Perché il caregiver è importante

I caregiver possono contribuire alla prevenzione e rieducazione dei disturbi della comunicazione e della deglutizione. Ma non basta. a volte hanno anche la funzione di “trasmissione” dei messaggi. Quindi diventano anche un “ponte comunicazionale’” nel dialogo con loro cosi come nell’interazione con persone con demenze e afasia (come Bruce Willis). In sostanza agiscono tramite l’utilizzo di approcci codificati come il Communication Partner Training o la Comunicazione Aumentativa Alternativa, e con una serie di azioni e strategie condivise con familiari, amici e altri professionisti per favorire il dialogo e l’interazione.

“I logopedisti riconoscono il ruolo cruciale del caregiver nella gestione del paziente e della persona fragile con disturbi del linguaggio. La nostra collaborazione con queste figure di riferimento – spiega Tiziana Rossetto, logopedista e presidente della FLI (Federazione Logopedisti Italiani) – è una pratica consolidata già da ben prima del 2020, anno della pandemia, in cui è emerso a pieno titolo il loro valore nel tessuto sociale, e che si è incrementata nel tempo. La collaborazione con il caregiver comincia dunque dal primo incontro, con la stesura dell’anamnesi e la valutazione indiretta tramite interviste e questionari, e prosegue via via fino ai follow-up e alle dimissioni”.

Cosa fa chi assiste il paziente

Il supporto del caregiver appare fondamentale in caso di disturbi del linguaggio come l’afasia o le difficoltà comunicativo-linguistiche. Lo spiega bene Ilaria Ceccarelli, logopedista FLI (ASL Roma 4): “il caregiver agisce da ‘partner comunicativo’ tramite l’utilizzo, ad esempio, di approcci codificati come il Communication Partner Training o la Comunicazione Aumentativa Alternativa, e con una serie di azioni e strategie condivise con familiari, amici e altri professionisti per favorire il dialogo e l’interazione”.

“Anche in casi di disturbi della deglutizione – precisa Raffaella Citro, logopedista FLI (A.O.U. Ruggi D’Aragona, Salerno) – il caregiver fornisce un aiuto chiave nell’organizzare e gestire i pasti secondo quanto concordato con il logopedista in termini di consistenza dei cibi, tempi di somministrazione, posture facilitanti, con un importante ruolo di monitoraggio per la sicurezza della persona assistita, i cui gusti e preferenze, con il supporto del caregiver, sarà possibile rispettare”. “Negli ultimi anni, inoltre – aggiunge Anna Giulia De Cagno, Logopedista vicepresidente FLI – si è affermato il fondamentale ruolo del caregiver nella terapia indiretta o mediata, soprattutto per l’età evolutiva, in cui il logopedista condivide con le figure di riferimento, strategie da utilizzare nei contesti di vita quotidiana per una stimolazione adeguata delle competenze socio-conversazionali e linguistiche”.

Perché è importante la riabilitazione

Per chi affronta l’afasia è basilare un programma di riabilitazione che punti non solo sul paziente ma anche sulla comunità circostante, prima di tutto la famiglia, che deve avvicinarsi a queste nuove modalità di comunicazione. La durata del trattamento è variabile, sicuramente il lavoro più intenso, che porta i risultati maggiori, è quello che viene svolto nell’arco dei primi dodici mesi dall’evento scatenante. Dopo questo primo periodo, il lavoro si concentra principalmente su quella che può essere definita “riabilitazione sociale”, meno legata dunque all’ospedale, con un percorso di adattamento costante.